I Dälek sono semplicemente un’istituzione nel mondo della musica hip hop sperimentale: ormai da quasi 25 anni rappresentano il picco dell’industrial hip-hop in tutte le sue declinazioni e ogni appassionato parla di loro con reverenza e abnegazione. Ora, dopo essere stato in gestazione durante l’era del COVID, questo nuovo disco intitolato Precipice è uscito il 29 aprile scorso e possiamo finalmente toccarlo con mano per apprezzarlo nella sua interezza.
L’album esordisce in modo imperioso con un’intro strumentale di 5 minuti che con dei tessuti drone interessantissimi inizia il percorso rappresentato da questo Precipice in modo prima minaccioso e ipnotico per poi farsi più emotivo e delicato, un biglietto da visita che riesce a colpire nel segno. Dopo l’intro strumentale inizia il vero e proprio viaggio nel sound dei Dälek dove si potrà essere testimoni della loro maestria nel terreno che più conoscono, con i testi estremamente politici e d’impatto sociale, la voce di MC Dälek sempre gelida come un pugno nello stomaco, e quello che a mio avviso rappresenta la reale attrazione di questo lavoro, le basi create da Mike Manteca. Le strumentali di questo disco sono semplicemente ipnotiche, labirintici muri di suoni in cui perdersi per meglio assaporare quanto fatto da MC Dälek. Le basi proposte sono pregne di livelli di varietà sonora dal drone a cose più tipicamente industrial per finire con componenti anche più tipicamente rumoristiche o al contrario più strettamente musicali (nella stupenda traccia “A Heretic’s Inheritance” il giro di chitarra è gustosamente offerto dal chitarrista dei Tool, Adam Jones).
Questo Precipice è un album potente sotto ogni punto di vista, fa sentire piccoli nelle sue sonorità ma tramite questa sua imponenza fa anche sentire parte di qualcosa di più, fa percepire come proprie dell’ascoltatore le tematiche esposte dall’MC, come giusto che sia. Il messaggio del duo statunitense arriva forte e chiaro, in una forma che definire perfetta è quasi riduttivo. Risulta veramente difficile trovare un vero e proprio difetto a questo disco, è un’esposizione semplicemente perfetta di due maestri che non hanno perso neanche un atomo del loro smalto ma al contrario si beano della loro maestria per portarci un’opera che sicuramente è da menzionare nelle liste top di fine anno.
(Ipecac Recordings, 2022)
1.Lest We Forget
2. Boycott
3.Decimation (Dis Nation)
4. Good
5. Holistic
6. The Harbringers
7. Devotion (when I cry the wind disappears)
8. A Heretic’s inheritance
9. Precipice
10. Incite