Con il termine dakhma si intende il tempio funerario del credo di Zarathustra e mai come in questo caso il nome della band ci riesce a dare le coordinate della stessa. Il sound dei DAXMA è infatti colmo di esoterismo e misticismo. La band americana, attiva dal 2016 e con svariate produzioni alle spalle, con Unmarked Boxes raggiunge la maturità compositiva.
L’incedere lento di “The Clouds Parted” è il modo migliore per entrare nel loro mondo misterioso. Nenie sussurrate vengono supportate da trame di arpeggi malinconici. L’uso della voce maschile e femminile convince alla grande e impreziosisce l’ascolto della traccia che gioca sulle dinamiche per poi sfociare nel finale del brano di matrice doom. Nei due brani strumentali dal minutaggio più ridotto emerge la cura negli arrangiamenti: difficile rimanere indifferenti di fronte alla chitarra acustica di “Saudade” o alla malinconia del pianoforte di “And The Earth Swallowed Our Shadows”. La massima espressione del combo emerge in “Hiraeth” con la sua aura mistica introdotta da ritmiche maestose, stratificazioni sonore e aperture di chitarra davvero magnifiche. Il senso di misterioso permane e trova una degna chiusura del cerchio nella bellissima suite conclusiva “Comes Back In Another Form”. Un brano che mi porta alla mente i Mouth of the Architect più ispirati ed epici. Un uso sapiente dei synth e una produzione del disco calda e definita sono un ulteriore tassello che rende grande il lavoro.
Unmarked Boxes è un disco denso e sfaccettato: richiede diversi ascolti per essere apprezzato a pieno ma saprà ripagarvi. Se siete amanti della musica contemplativa non dovete farvi sfuggire questo disco che prende dal post-metal il lato più atmosferico e lo rende intimo e personale.
(Blues Funeral Recordings, Majestic Mountain Records, 2021)
1. The Clouds Parted
2. And The Earth Swallowed Our Shadows
3. Hiraeth
4. Saudade
5. Anything You Lose
6. Comes Back In Another Form