Dalla Heavy Psych Records abbiamo qui oggi un altro split tra due band di grosso calibro del mondo stoner/doom, i Dead Witches e i Witchthroat Serpent. Questo lavoro si inserisce nella serie di split commissionati dall’etichetta italiana, e senza volerne fare una colpa mi sembra un’idea per portare un po’ di slancio alla stessa più che un lavoro artistico in commistione. Tant’è che lo split non ci inganna e offre quasi mezz’ora di musiche lente, fuzzose e oscure à la Black Sabbath. Eh sì, dovevo assolutamente mostrarvi la mia conoscenza approfondita del genere con il più grosso cliché dello stesso.
Iniziamo con ordine. Il primo gruppo che ci si presenta sono i Dead Witches, che vanta la presenza di Mark Greening, batterista fondatore di Electric Wizard, Ramesses e With the Dead oltre che negli anni tantissime altre figure di grande esperienza blasonata. I membri però si sono succeduti molto velocemente e per questa pubblicazione pare che ci siano quasi tutte persone nuove dietro il timone. Passando al succo del suono, l’unica traccia da 14 minuti, “Die”, si capisce subito che non ci stravolgerà per sofisticatezze. La band si destreggia per la prima parte ripetendo svariate volte gli stessi riff a formare quasi una canzone in forma classica (intro, strofa ritornello etc) per i primi 5 minuti. Quando siamo ormai quasi a metà la traccia prende una piega più oscura senza però spaziare; se avete un senso di déjà-vu (o entendu) non vi sbagliate, è la stessa linea melodica della parte precedente. La batteria di Mark Greening che prima si limitava a cadenzare qui si da molto da fare per dargli una forma più intrigante con varie rullate e cambi di tempo. Dopo un lungo, lunghissimo interludio 3/4 minuti veniamo trascinato verso un’altra rivisitazione della prima parte concludendo il pezzo. La velocità qui rallenta ancora di più. Con un minimo di attenzione noterete che questo pezzo non cerca dinamica. Piaccia o non piaccia l’arte di questo gruppo è più nell’ipnotizzare che nel risvegliarci e stupirci. La voce di Spring Thompson varia più di quanto mi aspettassi da questo genere, a volte melodica e a volte quasi punk e urlata. Non risulta intensissima ma aiuta a definire meglio le parti.
Conclusa questa lunghissima canzone passiamo ai Witchthroat Serpent. Il gruppo ha più esperienza come unità; insieme dal 2011 con la sola aggiunta di un nuovo membro, si presentano capaci di presentarci questi 17 minuti dividendoli in due tracce. Senza dubbio la tendenza a ripetere si ripresenta anche in “The Fall Of Whitewood”. Anche se inframezzata da scale, pentatoniche ovviamente, non si può non osservare che la traccia ripieghi sulla stessa struttura. Nonostante tutto è abbastanza agile e interessante da non stancare e non c’è dubbio che la sua durata abbastanza contenuta (5 minuti) aiuti. Segue “Cyanide Laced-Flavour” che richiede ben 2 minuti per entrare nel vivo. Un intro che però si districa bene e porta un qualcosa non per forza stoner al pezzo. Per i seguenti 3/4 minuti si rimbalzano una specie di bridge e strofa che vengono poi interrotti da un lungo pezzo di voci registrate che parla di rivoluzione e suicidio. A parte un brevissimo interludio il resto della traccia, più o meno due minuti, ci si presenta un outro abbastanza inaspettato ma gradito. La voce in entrambi i pezzi si tiene sempre comoda nello stesso tono e idea anche se nel secondo pezzo, probabilmente per variare, vengono messi degli effetti, scelta azzeccata.
Avendo ascoltato queste tracce sia in modo distratto che attento per la recensione trovo che funzionino meglio come un comodo cuscino dove perdersi quando non si è impegnati a fare nulla in particolare. I brani danno il loro meglio quando ci lasciamo trasportare dagli eventi piuttosto che sottoposti a un’attenta riflessione. Comunque sono piacevoli e creano un bell’ambiente che ci ammanta di sonorità cupe, lente e mistiche.
(Heavy Psych Records, 2021)
1. Dead Witches – Die
2. Witchthroat Serpent – The Fall Of Whitewood
3. Witchthroat Serpent – Cyanide Laced-Flavour