Che bravi i Deadly Carnage! Non si può non riconoscere ai riminesi un gran talento unito ad una voglia sempre viva di rimettersi in gioco, disco dopo disco. Ormai l’etichetta di band post-black metal comincia a stare stretta ai Nostri, e questo Endless Blue è qui a dimostrarlo. I ragazzi conoscono perfettamente la scena metal italiana, sopratutto quella romana: il loro ultimo parto trasuda uno spleen che in passato abbiamo riscontrato in gruppi come Novembre, Klimt 1918, Room with a View, En Declin, The Sun of Weakness e The Foreshadowing, con una spiccata propensione verso i primi di questa lista. La band dei fratelli Orlando aleggia spesso in questi otto pezzi, ma non si tratta assolutamente di un mero copia e incolla, più una vaga brezza che costituisce uno dei tanti riferimenti dei Deadly Carnage. Si deve giustamente aggiungere anche la scena post-black metal, soprattutto quella più ariosa e melodica che vede in Alcest e nella “scuola” australiana i suoi principali rappresentanti: il buon Neige costituisce il secondo grande punto di riferimento di questi ragazzi. Il gruppo unisce in maniera sapiente, organica ed originale gli intrecci vocali e certe soluzioni melodiche più ariose degli ultimi Novembre con le progressioni e le accelerazioni di Alcest: quando le chitarre si incattiviscono e le ritmiche si fanno più serrate subentra quest’ultimo, mentre lo scheletro portante è quello di un metal cangiante, liquido e fluido dedito alla melodia e alle dolci armonie vocali (sempre in clean, scelta azzeccatissima). A contorno un sapore “nipponico”, dato che Endless Blue ruota attorno alle vicende del pescatore giapponese Urashima Tarō, e in generale attinge a piene mani dal folklore della terra del Sol Levante, il quale di fatto costituisce il fil rouge di tutto il disco.
Fino al quinto pezzo è un continuo saliscendi di emozioni, con brani come “Sublime Connection” e “The Clue” che basano la loro esistenza sulle contrapposizioni dolce – aggressivo, lento – veloce; la placida e fumosa “Blue Womb” costituisce poi una sorta di spartiacque dato che, dopo di essa, tutti i restanti brani vedono salire alla ribalta con prepotenza l’animo “alcestiano” dei Deadly Carnage (mentre nella prima metà era l’aspetto “novembrino” a farla da padrone). Splendide in questo senso “Swan Season” e la conclusiva “Unknown Shores”, commovente nella sua melodia portante.
Endless Blue è un’ulteriore conferma per i Deadly Carnage, e ci auguriamo che possa portare finalmente alla ribalta il loro nome, a Nostro avviso rimasto fin troppo in sordina. Bravi ragazzi!
(A Sad Sadness Song, 2023)
1. Dying Sun
2. Sublime Connection
3. The Clue
4. Blue Womb
5. Mononoke
6. Swan Season
7. Moans, Grief and Wails
8. Unknown Shores