Alle volte fa piacere tornare in luoghi già noti, luoghi che non appaiono mai monotoni in quanto riescono sempre a suscitare in noi emozioni genuine, semplici. Forsaken Earth, nuovo lavoro dei Décembre Noir, non suona innovativo, è semplicemente doom con delle puntate sul death metal (soprattutto a livello vocale) e su atmosfere gothic metal (grazie alle diverse melodie presenti nell’opera), eppure arriva diritto al cuore di chi si concede all’ascolto.
Un ascolto che, nonostante si debbano attraversare solo sei brani, risulta molto lungo, ma ciò non deve assolutamente spaventare. Il quintetto tedesco mette in ogni nota suonata tutta l’abilità strumentale che possiede, tempestando i sensi con malinconia, oscurità, tristezza ed un fascino drammatico. Il disco evoca l’autunno, un autunno lontano dall’allegra estate, che sta precipitando tra le braccia del più cupo inverno. Il growl profondo del singer trasmette angoscia ad ogni strofa (ascoltate ad esempio la traccia finale “Distant and Unreachable”, una canzone dall’incedere nero come l’oscurità) e la sezione strumentale, senza alcun ausilio delle fin troppo abusate orchestre, non lascia scampo, capace com’è di raggiungere picchi emozionali in modo impalpabile. Di esempi concreti ce ne sono innumerevoli, a partire dall’opener “In This Greenhouse of Loneliness and Clouds”, che alterna sfuriate rabbiose ad impennate melodiche bilanciando il tutto senza che non ci siano prevalenze tra luce ed ombra. La seguente “Small.Town.Depression” evoca sentimenti contrastanti, appesantendo le parti violente con veloci bordate di batteria mentre la dolcezza rimane sottopelle, quasi timorosa di emergere. Proseguendo con “Ghost Dirge” i cieli si fanno sempre più grigi e micidiali saette scendono dall’alto, disegnando un paesaggio sonoro reso etereo dal lavoro di chitarra. “The Vast Darkness” equivale alla discesa di Dante negli inferi, grazie ad una sezione ritmica precisa e letale che fa da tappeto a deboli accenni di speranza, dettati dal sempre certosino impegno dei due chitarristi. “Waves of Insomnia” inizia con il ticchettio delle lancette, sottolineato da note che paiono lacrime; lentamente l’enfasi cresce fino ad esplodere con pesanti intrusioni death metal che giocano a nascondino con una lieve brezza di delicatezza, che quando però emerge di prepotenza incanta senza pietà.
Descrivere troppo un album come questo può essere controproducente: si tratta di un’opera che emoziona in maniera efficace, semplice e disarmante. Non servono inutili dettagli, ma solo un chiaro commento oggettivo. La musica di qualità c’è, la padronanza strumentale per esprimerla al meglio c’è. Il sottofondo musicale perfetto per il prossimo autunno-inverno (ma non solo) è servito.
(F.D.A. Rekotz, 2016)
1. In This Greenhouse of Loneliness and Clouds
2. Small.Town.Depression
3. Ghost Dirge
4. The Vast Darkness
5. Waves of Insomnia
6. Distant and Unreachable
8.0