Johannes è il nuovo album dei Decline of The I, gruppo black metal francese, uscito per Agonia Records il 26 marzo 2021. La band è conosciuta per il loro post-black metal colto: le loro prime tre pubblicazioni (Inhibition, Rebellion ed Escape), infatti, sono state ispirate da Henri Laborit, importante medico, biologo e filosofo francese, e dai suoi esperimenti sui topi. Il nuovo album, invece, ha come soggetto principale il filosofo Søren Kierkegaard e come tema l’esistenzialismo.
Johannes è composto da cinque tracce, che durano dai sette ai quindici minuti ciascuna, per un totale di quasi cinquanta minuti di pura frenesia. Alcuni dei tratti essenziali dell’album sono il songwriting, denso e spettrale; la batteria che somiglia a una macchina veloce ed inarrestabile; le atmosfere inquietanti e cariche di suspence; le urla e grida che squarciano l’ascolto e, infine, i riff scroscianti. In particolare, una caratteristica di questo gruppo è il fatto che vi sono non una, non due, bensì tre voci, che si sovrappongono e scavalcano vicendevolmente, creando sonorità stratificate. In realtà, si ha l’impressione che questo album sia il risultato di tutti gli elementi che la band nel corso degli anni (a partire dal 2012, con Inhibition) ha cercato di coltivare. Indubbiamente, quindi, questo è il loro miglior prodotto. La traccia migliore, invece, ad avviso di chi scrive, è “Dieu Vide”, ovvero l’ultima. Con i suoi quindici minuti di caos, suggella, infatti, l’album. Gli elementi che la contraddistinguono sono gli archi che danno ulteriore profondità e spessore all’ascolto, ma anche l’atmosfera lugubre grazie all’intonazione di una cantilena a tre voci che sembra emergere dagli abissi e, infine, al turbinio tra chitarra e batteria, che rendono l’atmosfera nervosa e a tratti “doomeggiante“.
In definitiva, i Decline of the I hanno dimostrato con Johannes una nuova maturità sonora, improntata – più che nei precedenti album – verso lo spoken word e i vocal aggressivi. Rispetto ai loro precedenti lavori, questo album risulta essere però meno abrasivo e concentrato maggiormente sulle liriche. Anche la loro vena avant-garde e sperimentale è più contenuta in questo album. L’impressione, tuttavia, è che le cinque tracce siano prive di elementi che le contraddistinguono e, così, per quanto l’album sia potente, è carente in diversità. Nonostante ciò, la produzione è ottima e l’aggiunta degli archi (e del pianoforte in “Act Of Faith”) è un’ottima trovata.
(Agonia Records, 2021)
1. A Selfish Star
2. The Veil of Splendid Lies
3. Act of Faith
4. Tethering the Transient
5. Dieu Vide