I Demetra Sine Die sono genovesi e attivi dal 2008 con tre album. L’ultimo è uscito a giugno per Third I Rex, dal titolo Post Glacial Rebound, ed è caratterizzato da uno spettro piuttosto ampio di influenze, che abbracciano il post metal, lo sludge e persino qualche incursione black metal, complice forse anche la presenza del cantante, Luca Gregori, dei Darkend sulla traccia “Gravity”.
L’atmosfera plumbea ed introspettiva che la band cerca di creare si dipana nel corso delle sette tracce, dalla durata complessiva di circa cinquanta minuti, composte da riff pastosi e dall’incedere martellante della batteria che accompagna la voce in una sorta di mantra, che a tratti sembra un soliloquio, un dialogo interiore, e a tratti un monologo, nei confronti dell’intera umanità.
Post Glacial Rebound è un album articolato e complesso poiché i musicisti si baloccano con un caleidoscopio di generi, ad esempio: “Lament” presenta una venatura dark ambient iniziale, creata attraverso l’uso di synth e poi mediante l’emergere della batteria con un tamburellare deciso, vira in seguito verso un’atmosfera prima sludge e poi noise, con riff chitarristici distorti; da notare, inoltre, la versatilià della voce che adopera parlato, cantato e growl nella stessa traccia. Anche “Liars” e “Gravity” possono essere portate come esempio, grazie alla vena progressive di marca vagamente tooliana dimostrata dalla prima e a quella black dalla seconda. Sebbene questa versatilità possa essere considerato il loro punto di forza, non è detto che non possa essere anche il debole di questo album. La narrazione, infatti, rischia di rendere poco fruibile l’operato, data la difficoltà – quantomeno apparente – di stare al passo delle continue variazioni musicali, risultando a tratti monotona, o lenta. Ad esempio, nella opening track “Stanislaw Lem” i vocals si integrano perfettamente con la parte strumentale, mentre in “Eternal Transmigration” e risultano essere un accessorio.
I Demetra Sine Die dimostrano ancora una volta tecnica e capacità di trasversalità, mescolando emozioni come paura e rabbia con il macabro e l’oscurità. Ciò che, tuttavia, non permette a chi scrive di valutare questo album del tutto ottimamente è la sensazione che manchi una direzione verso cui volgersi, come se mancasse un messaggio chiaro e definito (che sicuramente c’è, nonostante la difficoltà a coglierlo), poiché disperso nell’eccessiva prolissità strumentale.
(Third I Rex, 2018)
1. Stanislaw Lem
2. Birds Are Falling
3. Lament
4. Gravity
5. Eternal Transmigration
6. Liars
7. Post Glacial Rebound