Rakshasa, in uscita su Aesthetic Death e Phage Tapes, è un disco che sentiamo di consigliare per il coraggio di osare che il duo statunitense ha messo nero su bianco. Quello dei Demonologists non è un album facile, e nemmeno “perfetto”, di quelli che fanno cambiare il corso delle giornate, ma è un album, che, come detto, cerca di spingersi oltre, in quel territorio a cui molti ambiscono, ma che in pochi raggiungono e conquistano. Se, in futuro, la band riuscirà a focalizzare meglio il proprio sound, qui ancora un po’ dispersivo e ramificato in troppi rivoli, possiamo pensare di avere una realtà caratterizzata da un sound preciso, netto e riconoscibile. I Demonologists non hanno bisogno di dimostrare quanto sono bravi a districarsi in tutti questi generi, le qualità le hanno, devono solo indirizzarle verso un obiettivo preciso, netto e altamente distruttivo.
Le idee (molte e interessanti) ci sono, la resa finale però è al di sotto delle aspettative. Ciò non toglie che se guardiamo al futuro, lo vediamo piuttosto roseo, soprattutto in virtù delle potenzialità che fanno pensare a un disco non a fuoco, che possiamo pensare come a un punto di partenza intorno a cui lavorare. Non è una bocciatura, questo deve essere chiaro. Pur con tutti i suoi difetti Rakshasa mostra una dignità senza dubbio superiore a gran parte delle cose che stanno uscendo in questi giorni. Resta quindi solo il rammarico di un lavoro che, se curato con maggiore attenzione, avrebbe potuto davvero entrare tra quelli più rappresentativi dell’anno, anche se siamo solo ad un terzo del 2025. Rakshasa è un album oscuro e soffocante che racconta di un immaginario dell’orrore da cui ci si può emancipare solo grazie a un processo di autodistruzione, tanto inevitabile quanto obbligato, in un approccio intensamente nichilista che sposa una critica sociale chiarissima, anche se non pienamente condivisibile.
In chiusura una precisazione. Rakshasa non è solo il titolo del disco, è anche, secondo una lettura induista, un essere mitologico, inquadrabile come una sorta di spirito maligno fonte di caos e distruzione, che si nutre di esseri umani. Una figura che, idealmente, sposa alla perfezione l’album in questione, un autentico incubo, devastante fatto di elettronica, noise, goth, industrial, in un mix letale di rumore totalmente annichilente.
(Aestethic Death, Phage Tapes, 2025)
1. Rakshama (ft. David Reed & Terry Vainoras)
2. Rat Piss Receptacle (ft. Bill Moseley)
3. Nebulæic Phantasm as Eloquently Dreamt by the Abominable Primordial Ooze (ft. Andy Ortmann)
4. Autophagy
5. Wet Wings
6. Ritual Death (ft. Grant Richardson)
7. Samskara
8. Tsuchigumo
9. FFWD to Death
10. Symbiosis Omen (ft. Eric Wood)