I Dismal sono una di quelle realtà attive da più di vent’anni in Italia, non esattamente dei novelli quindi. E il fatto che siano arrivati all’ottavo album in ventisei anni di attività significa solo che quello che hanno fatto è sempre stato all’insegna della qualità, perché lo sappiamo tutti: il bene è nemico del presto, soprattutto se quello che si fa è perfettamente accurato. E anche Via Entis non manca di accuratezza.
Una cosa che si può fare con i Dismal è intuire il contenuto di un disco dalla cover art. Fiaba Lacrimevole, per esempio, bastava un’occhiata alla copertina per sapere che si stava per ascoltare un bel disco di un black metal gotico, Quinta Essentia faceva apparire chiaro fin da subito con quel contrasto di colori freddi e caldi che la musica dietro all’artwork sarebbe stata fatta di momenti disperati alternati a ad altri quasi romantici… e via dicendo, non sono qui a fare una monografia su i Dismal. In ogni caso, Via Entis si presenta Con questo bellissimo palazzo su un picco montano circondato da una catena montuosa, ed è palese che in quell’edificio spettrale e sontuoso allo stesso tempo si portano avanti cosa che il popolo a valle non vuole nemmeno sapere. Ora a parte questo, Via Entis si differenzia dal precedente Quinta Essentia non tanto nella forma, ma di sicuro nelle intenzioni: Via Entis appare decisamente più nobiliare, con soluzioni di composizione più semplici rispetto al suo predecessore. Questo non è ovviamente un difetto, anzi, indica solo che serve un po’ meno bagaglio culturale pregresso per poterlo apprezzare più facilmente, cosa che con i Dismal può succedere data la loro ovvia passione per la musica classica soprattutto quella derivata da Josef Haydn. Via Entis ha inoltre un carattere particolare individuabile in una sorta di giocosità nel suo esprimere questa sorta di malignità da teatro e la cosa si sposa benissimo con il genere suonato e con i testi in particolare. Ecco, la teatralità, di quella ce n’è molta qua dentro e lo si sente non tanto nei pezzi o nelle atmosfere, ma più che altro durante la riproduzione del disco tutto, basterebbe ascoltarlo ad occhi chiusi per farsi venire in mente le immagini, le scenografie, i costumi e anche i dialoghi se si ha sufficiente immaginazione; ed esattamente come una commedia o un dramma teatrale, la cosa si evolve, la musica non ha sempre lo stesso umore, si fregia di tante sfumature, ma senza dubbio va sempre in una stessa direzione, cioè quella di un finale praticamente perfetto, rappresentato da “History to Unlock”
Sicuramente non è un album per tutti, ma più che altro per chi si nutre quasi quotidianamente di musica contenente orchestrazioni o comunque dal carattere teatrale. Per chi invece proprio non tollera certe inclinazioni lo sconsiglio vivamente. Ma resta davvero un gran disco per il suo genere.
(Aural Music, 2023)
1. Return to the Emerald Forest
2. White Elixir Red Elixir
3. All is One
4. The Alchemist at the King’s Court
5. The Gathering of the Dew
6. The Reign of Utopia
7. History to Unlock