Bestia strana i (DOLCH), prolifica band tedesca della quale si sa molto poco ma che uscita dopo uscita si sta ritagliando una fetta di fan sempre più ampia. Se vogliamo inserirli in un filone possiamo definirli come appartenenti a quello dell’occult rock con voce femminile, ma si tratta di un abito che va un po’ stretto al gruppo di Berlino. Se gli inizi potevano ricordare alcune cose degli Angelic Process ma con un animo più oscuro e sacrale (quindi un connubio tra doom, shoegaze etereo e drone) via via i Nostri si sono spostati verso lidi più vicini ai Subrosa e ai Messa, mantenendo le influenze sopra citate e aggiungendovi l’occult rock (appunto), e strizzatine d’occhio allo slowcore e alla darkwave più sognante e ancestrale dei Dead Can Dance e Cocteau Twins. Il presente Nacht alleggerisce ulteriormente i toni, o meglio li diluisce, creando di fatto un genere a parte che ricorda tutto e niente, ma che conquista.
Dopo l’intro affidata a “Lights Out” si parte subito in grande stile con “Open”, brano che unisce con disinvoltura atmosfere e incedere gothic a riverberi shoegaze in maniera non dissimile, per mood generale, a quanto fatto dagli Have A Nice Life. “Tonight”, brano scelto come singolo, è invece un pezzo tipicamente occult rock, suadente e seducente, che avanza barcollante sorretto da una voce femminile setosa, calda e ammaliante, che flirta con un muro di chitarre robusto e ai limiti dello shoegaze: una canzone orecchiabile e ruffiana quanto basta per attirare nuovi ascoltatori che finiranno poi per restare schiavi di tutto il disco. Con “Mercury” e “Into the Night” si cambiano di colpo le carte in tavola, con due pezzi dal taglio sporco, urbano, notturno, che portano alla mente certe cose uscite tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila e a cavallo tra trip-hop, elettronica e alternative più spigolosa. E nemmeno il tempo di abituarsi a questa svolta che i (DOLCH) ci destabilizzano nuovamente con la doppietta “I Am Ok (Hydroxytryptamin Baby Part II)” e “House Of Glass (Hydroxytryptamin Baby Part III)”, due brani guidati da pulsazioni oscure e insistenti, un battito frenetico che fa da cuore a due momenti musicali di genere vicino al gothic rock degli anni Duemila, quello robusto, infarcito di elettronica ma che strizzava l’occhio anche alla melodia. È come se dopo “Tonight” i Nostri avessero deciso di “fare sul serio”, di svelare le proprie carte in tavola: hanno preso di peso l’ascoltatore per trascinarlo in un viaggio notturno attraverso strade deserte o città illuminate dai soli lampioni, un percorso che è di fatto anche psicologico, attraverso paure, angosce, dubbi e certezze, luce e ombra. E questo climax, questo continuo oscillare tra sole e tenebre, emerge glorioso con “Birds of Prey”, una canzone nella quale i più attenti di voi riconosceranno echi di “Dancing and Blood” dei Low, un brano dalla cadenza cupa e urbana, elettronico à-la Tweaker, che alla metà si solleva dal buio con un’apertura solare e melodica che colpisce direttamente al cuore. C’è poi lo spazio per una ballata polverosa e dimessa degna del miglior Mark Lanegan solista (“Ghost”) prima di giungere a “Coda”, pezzo che riprende esattamente le sonorità con le quali i (DOLCH) ci avevano lasciato con il precedente disco Feuer, quindi un dark/occult rock potente, nebbioso e incredibilmente evocativo. Nacht si chiude con “Early Morning No Taxi”, una canzone atipica basata su un semplice tappeto ai limiti del drone/noise e su una voce femminile che sa quasi di risveglio dopo una notte passata a fare incubi e a rigirarsi senza sosta nel letto: e quando il brano finisce si rimane con il solo rumore dell’amplificatore ancora attaccato, quasi come se questo fosse stato registrato in presa diretta, e sullo sfondo un vociare indefinito e il cinguettio degli uccelli.
Cosa è Nacht? Assolutamente difficile dare un senso, una spiegazione, al nuovo parto dei (DOLCH): c’è così tanto dentro sia musicalmente che di atmosfera che si fa fatica a distillare quanto sentito in quasi un’ora di musica oscura, quasi sacrale, ipnotica, notturna e seducente. Ma è un disco strutturato in maniera perfetta per circuire l’ascoltatore e trascinarlo in uno strano sogno, in un dormiveglia, in un’esperienza da Mulholland Drive nella quale non sai mai quanto sei sveglio e quanto stai dormendo, ma non se ne riesce a venirne fuori finché l’ultimo secondo di musica non è trascorso. Un album forse non per tutti, ma in grado per chi avrà voglia di dedicargli tempo di regalare soddisfazioni e sorprese. Quanto ai (DOLCH) niente da dire, si confermano una band imprevedibile ma assolutamente in grado di creare atmosfere che stregano e che stupiscono.
(Ván Records, 2022)
1. Lights Out
2. Open
3. Tonight
4. Mercury
5. Into The Night
6. I Am Ok (Hydroxytryptamin Baby Part II)
7. House Of Glass (Hydroxytryptamin Baby Part III)
8. Nacht
9. Bird Of Prey
10. Ghost
11. Coda
12. Early Morning No Taxi