I Dolven vengono dall’Oregon e fanno quello che loro stessi definiscono “acoustic doom”. L’etichetta ci ha un po’ incuriosito, ma di fatto il loro recente parto discografico, In My Grave…Silence, può tranquillamente essere ricondotto ad un’opera che veleggia placida a cavallo tra le correnti del folk acustico e lo slowcore. Le ritmiche lente del doom canonico sono di fatto già presenti nel DNA dei generi sopra citati, così come la malinconia che da sempre tratteggia le note di questa particolare divagazione del metal, ma etichetta a parte non possiamo che parlare bene dell’ultima fatica degli statunitensi, che nonostante qualche lacuna porta a casa un risultato più che dignitoso.
I membri della band non sono dei perfetti sconosciuti: Jori Apedaile (voce, Eneferens), Hunter Ginn (batteria, Agalloch), Nick Wusz (chitarra e principale autore, Snares Of Sixes) e Jason W. Walton (basso, Agalloch, Sculptured) riescono ad amalgamare perfettamente le loro esperienze musicali, prendendo solo quello che occorre dal loro bagaglio e dando forma a qualcosa che solo in parte prende spunto dai gruppi dai quali provengono. Prendiamo Apedaile ad esempio, in questo progetto si dedica ad un cantato soffice e delicato, pulito e brumoso, mentre Ginn e Walton riprendono dal canto loro certe partiture già assaporate negli Agalloch più silvestri e acustici Il risultato ricorda i 40 Watt Sun, Albion, band slowcore come Songs: Ohia o Low, i 1476 acustici, gli stessi Agalloch, e perché no, la scuola doom britannica nella figura degli Anathema della prima metà di carriera. Le sette tracce (di cui tre strumentali) sono inni alla malinconia più pura e alla contemplazione; brillano sicuramente “Sun Bleached Stones” e “Just Like All the Rest” che già da sole valgono il prezzo del biglietto, lunghi brani che si dipanano lenti e avvolgenti (effettivamente doom nel loro modo di circuire l’ascoltatore), con picchi emozionali piuttosto alti. Non sono da meno le tre strumentali “Beside Me”, “Standing Among the Ruins” e “Seeking Solace”, che si caratterizzano invece per un mood maggiormente arioso, bucolico e sognante, permettendo di tirare il fiato tra una suite e l’altra. I Nostri difettano un po’ però nella varietà delle composizioni: “You’ve Chosen” e soprattutto “Anymore” scricchiolano un po’ alla lunga, e la loro prolissità le porta a ripetere le strutture che le compongono finendo per stancare dopo un paio di ascolti. Sono per fortuna gli unici due casi, ma si tratta di un fattore non trascurabile sul quale i Dolven dovrebbero a nostro avviso lavorare per il futuro.
Tirando le somme In My Grave…Silence è un disco interessante, emozionante, ottimo per concentrarsi un po’ su noi stessi e cullarsi in una dolce e ristoratrice malinconia. Difetta un po’ nella varietà ma questo “handicap” è assolutamente controbilanciato da una generale altissima qualità compositiva ed interpretativa. I Dolven ci hanno convinto insomma, suggeriamo di non perderli di vista.
(Winding Stair Records, Fiadh Productions, 2025)
1. Sun Bleached Stones
2. Beside Me
3. You’ve Chosen
4. Standing Among the Ruins
5. Just Like All the Rest
6. Anymore
7. Seeking Solace