EP di esordio per i nordirlandesi Domhain, che con questi tre brani (per una durata complessiva che si avvicina alla mezz’ora), fanno la loro comparsa in un ambito, come quello del post-black metal, saturo di realtà copiosamente affiliate a schemi preordinati. La loro proposta però, fortunatamente, va a collocarsi in antitesi rispetto ai dogmatismi del genere, e sposa da un lato la scelta di limitarsi a soli tre brani per non saturare l’etere con l’ennesimo lunghissimo album che sai già perfettamente dove andrà a finire, dall’altro la scelta di procedere per piccoli passi con criterio e intelligenza.
L’EP mostra una band già piuttosto matura, che, consapevole dei propri mezzi, sceglie di guardare a quel post-black meno intransigente, più ragionato, caratterizzato da influenze che i savi iconoclasti dichiarerebbero fuorilegge. Se è vero che tutto è in continuo mutamento, allora anche l’estremismo musicale deve, per forza di cose, fare proprio il ragionamento e adeguarsi di conseguenza, anziché restare ancorato su posizioni rigidamente ottuse. Nimue riesce a regalare emozioni realmente intense, da apprezzare ripetutamente, in cerca di quei dettagli che si celano misteriose come piccole gemme nei meandri più oscuri dei brani.
Pervaso da magia, misticismo e spiritualità, l’EP mostra immediatamente il suo lato più straziante e straniante, fortemente caratterizzato da una ricerca costante della melodia, soprattutto nei momenti più atmosferici. Concettualmente legato a tematiche vicine a disperazione e desolazione, Nimue fa dunque della contaminazione il suo lato più intrigante, e ci fa sperare in un album che non tarderà ad arrivare, ancora più coraggioso e oltranzista.
(These Hands Melt, 2023)
1. The Mourning Star
2. A Silent Frequency
3. A Pile Of Stone Upon Her Grave