I Downfall of Gaia rappresentano una delle punte di diamante dell’oscuro universo del blackened hardcore, genere al quale loro stessi hanno contribuito a dare una notevole spinta in termini di notorietà e dinamismo: dopo le bellissime prove di Atrophy e Ethic of Radical Finitude aspettavamo il loro nuovo lavoro con molta curiosità e, perché no, con positivi propositi. I Nostri sono riusciti a soddisfare le nostre aspettative? Sì e no.
Partiamo subito con il dire che con questo Silhouettes of Disgust i tedeschi hanno tentato di recuperare un po’ di quelle asprezze e di quel furore caratteristico dei loro primi lavori, quando il livore e l’irruenza del crust erano ancora componente portante del loro suono, cercando però allo stesso tempo di non abbandonare la dimensione atmosferica che avevano acquisito recentemente. A parer nostro questa operazione è riuscita solo in parte, e il motivo va probabilmente ricercato proprio in questa voglia di recuperare una dimensione più feroce e violenta che in più momenti ci è apparsa ai limiti del forzato. Dall’altro lato abbiamo però delle corpose e convincenti parentesi atmosferiche, ormai diventate marchio di fabbrica dei Downfall of Gaia, che immergono con successo l’ascoltatore in uno scenario nebbioso, decadente, dimesso, perfettamente impresso nella copertina del disco. Nei momenti in cui mettono da parte il loro incedere travolgente e dilagante le chitarre suonano addirittura delicate ed eteree, flirtando con costruzioni quasi post-metal memori dell’epica grandeur dei due lavori precedenti. Ne escono armonie alle volte quasi ariose, senz’altro luminose se confrontate all’austerità della controparte black metal e crust dei Nostri. Ma non fraintendiamo: i Downfall of Gaia riescono ancora ad essere a fuoco e incisivi anche quando premono sull’acceleratore scaraventando l’ascoltatore nella furia della loro tempesta sonora, semplicemente in alcuni momenti (o addirittura in intere canzoni) perdono quasi il filo del discorso, imbarcandosi in cavalcate un po’ troppo arzigogolate e quasi confuse (il punto debole di Silhouettes of Disgust di cui parlavamo in apertura).
In linea di massima la prima parte dell’album è quella più centrata e coinvolgente, mentre nella seconda metà si cominciano ad intravedere alcune crepe che poi di fatto vanno ad indebolire l’intera struttura del disco. “Existence of Awe”, “The Whir of Flies”, “Bodies as Driftwood ” e “Eyes to Burning Skies “sono gli esempi perfetti di come le due facce della stessa medaglia del “Downfall of Gaia-pensiero versione 2023” possono riuscire a fondersi in maniera egregia, con un’alternanza idilliaca tra quei momenti di vuoto – pieno, calma – caos che hanno contraddistinto di recente la musica dei Nostri, in aggiunta a quel rinnovato vigore crust di cui abbiamo parlato poco più sopra. Soprattutto l’ultimo dei quattro pezzi sopra citati vede l’uso, in apertura, di una voce femminile che fa tanto Wolves in the Throne Room (nel periodo di maggior ispirazione dei cascadiani), un innesto questo che dona moltissimo alle atmosfere dei tedeschi e che andrebbe sicuramente ripetuto. La seconda metà di Silhouettes of Disgust vede però, come anticipato, un calo di ispirazione o forse una maggiore propensione alla furia melodica, che portano il disco fuori da dei binari che fino a quel momento erano stati lineari e percorsi con maestria. Ciò non toglie che anche in questo frangente siano le parti più atmosferiche a tirare su il valore delle restanti tre canzoni, che nonostante tutto però non siamo stati in grado di apprezzare come forse ci aspettavamo.
Silhouettes of Disgust non è un passo falso nella discografia dei Downfall of Gaia, è solo un disco un po’ confuso, con una volontà chiara e dichiarata di guardare al passato fondendolo con soluzioni melodiche più recenti: in alcuni casi questo stratagemma ha funzionato egregiamente, in altri meno, e il risultato è un lavoro godibile sì, ma non all’altezza dei Nostri. Sicuramente live avrà un impatto devastante e catartico: in effetti uno degli assi nella manica dei tedeschi è sempre stata la performance dal vivo, nella quale riescono a dare il meglio inducendo l’ascoltatore in una sorta di trance. Il mezzo voto in più che abbiamo voluto dare a questo lavoro è motivato da questo ragionamento, confidando che i brani “minori” del lotto possano acquistare nuova vita e maggior senso dal vivo. D’altra parte la carriera dei Nostri, la loro voglia di andare avanti e di migliorarsi lavoro dopo lavoro parla da sola, e ci può stare una piccola battuta d’arresto in fondo. Chi ama questo genere non può non voler bene ai Downfall of Gaia, e questo loro ritorno sulle scene alla fine è accolto lo stesso con gioia, sebbene l’entusiasmo che ha accompagnato i due lavori precedenti non sia qui agli stessi livelli.
(Metal Blade Records, 2023)
1. Existence of Awe
2. The Whir of Flies
3. While Bloodsprings Become Rivers
4. Bodies as Driftwood
5. Eyes to Burning Skies
6. Final Vows
7. Unredeemable
8. Optograms of Disgust