Nel mare magnum delle uscite discografiche che arrivano ad una webzine può capitare che un album meritevole non venga intercettato dai radar dei recensori e passi dunque inosservato: è però un piacere riscoprire queste piccole gemme e valorizzarle come si deve. È questo il caso dei Duir, band italiana che all’inizio di questo 2022 ha pubblicato il suo full di debutto dal titolo T.S.N.R.I. – Impermanenza (l’acronimo sta per Tutto Scorre Niente Rimane Immobile). La proposta dei Nostri vira su un black metal dal forte taglio atmosferico e folkloristico, che vede coinvolti anche al suo interno strumenti come la cornamusa, la ghironda e il flauto basso, i quali contribuiscono a creare un’atmosfera boschiva, arcana e fortemente malinconica. Per il modo in cui vengono impiegati nell’economia dei pezzi, e in generale per il mood delle cinque canzoni che compongono il presente lavoro, i riferimenti più diretti possono essere ricercati nei Saor (i primissimi, quelli di Roots soprattutto) e nei Winterfylleth nelle loro parentesi più virate alla melodia e meno veloci; citiamo inoltre gli Eard, recensiti su queste pagine e progetto nel quale è impegnato Mirko Albanese, qui alla chitarra e testi. Sono innegabili infine anche certi echi provenienti dal versante “cascadiano” e da quello francese (ci riferiamo a quelle band che fanno uso di strumentazione antica per dare origine a quello che sta salendo alla ribalta come “medieval black metal”).
Il black del sestetto ha tempi medio-alti, furioso quando serve ma sempre con un occhio di riguardo nei confronti della melodia e del pathos: il cantato in italiano, a parere di chi scrive non sempre ben applicabile a questo genere, dona un fascino maggiore ai brani introducendo quell’aspetto arcano e antico citato poco sopra. Pezzi che parlano di titanismo alfieriano, di rivalsa dell’uomo che rivendica il proprio ruolo nell’universo, di esistenzialismo, ermetici e poetici, che sanguinano rabbia e fiero orgoglio da ogni riga. L’unico momento forse più debole all’interno del lavoro può essere individuato in “Sentieri non tracciati”, ma solo perché si tratta di una canzone preceduta e seguita da dei veri e propri mostri di pathos come “Essere dio”, “Cenere di sogni” e “Solitudine”. Quest’ultima in particolare è un po’ la punta di diamante di T.S.N.R.I. – Impermanenza, un brano che racchiude tutta la potenza espressiva dei Duir e che tira le somme del loro pensiero da un punto di vista melodico e lirico.
I Duir hanno fatto un mezzo miracolo, c’è poco da girarci intorno. In Italia non sono molti i gruppi in grado di unire tutti gli elementi tirati in ballo dai Nostri e di creare qualcosa che abbia coerenza, eleganza e forza come il debutto del sestetto veronese. Il voto, magari arrotondato all’eccesso (perché ci sono ancora alcune asprezze, anche nel mixaggio, che potrebbero essere migliorate) vuole ulteriormente sottolineare questo concetto, ed invogliarvi all’ascolto di questo album. Se siete inclini alle atmosfere malinconiche, nebbiose, pulviscolari, se vogliamo anche romantiche, e se le band tirate in ballo in apertura costituiscono il vostro pane quotidiano cercate assolutamente di recuperare questo lavoro: ne rimarrete stregati ed affascinati.
(Autoproduzione, 2022)
1. Parerga
2. Essere dio
3. Cenere di sogni
4. Sentieri non tracciati
5. Solitudine