Sembra che i Dymytry siano un nome conosciutissimo in patria, ma qui sul suolo italico sono ancora una band abbastanza di nicchia. Vengono dalla Repubblica Ceca, che hanno girato in lungo e largo promuovendo i loro lavori, cinque ad oggi, e in questo 2022 sbarcano a ovest (e auspicabilmente per loro anche fuori Europa) con una riedizione del loro album pluripremiato Revolter, uscito nel 2019 in ceco e ripubblicato oggi in inglese grazie alla AFM Records e con un nuovo titolo, Revolt. Per l’occasione i Nostri hanno fatto le cose in grande, arruolando un nuovo cantante destinato per adesso ad occuparsi delle versioni in inglese dei pezzi, mentre resta confermato lo storico frontman che però non compare in questo album.
I Nostri sono fautori di un alternative metal bombastico, potente, ricco di ritornelli dalla facile presa, infarcito di inserti elettronici e che strizza l’occhio ora all’industrial più melodico ora al Nu-Metal della prima decade dei Duemila. Non una ventata di aria fresca nel panorama musicale, eppure i Dymytry possono lo stesso dire la loro e rendersi interessanti a chi abitualmente si nutre di questi generi. I Nostri non vanno certo cercando la profondità dei testi o strutture complesse: la prima traccia (nonché title-track) è esplicativa in tal senso, una cavalcata coinvolgente dotata di groove e di un ritornello trascinante. Amano inoltre le atmosfere post-industriali, apocalittiche e dimesse: “Stronger”, “Never Gonna Die”, “Rise and Shine”, “Hope” e “Chernobyl 2.0” basano le loro strutture su tappeti tastieristici ed elettronica in grado di tratteggiare scenari desolati nei quali ben si muovono le chitarre roboanti e il cantato di Alen, autore di una prestazione interessante sia quando inasprisce i toni in un quasi growl, sia nel cantato pulito: l’ispirazione in tal senso proviene dai vari Staind, Korn e Slipknot. C’è pure spazio per una cover, quella di “Somebody’s Watching Me” dei Rockwell, qui pompata all’inverosimile da chitarroni rocciosi e con un groove di tutto rispetto.
In generale Revolt è un buon lavoro, divertente, trasversale nelle influenze andando a toccare l’alternative metal, il Nu-Metal, flirtando addirittura con l’Industrial e certe atmosfere gothic, piacevole ma a lungo andare non in grado di tenere alto l’interesse dell’ascoltatore. È comunque dotato di alcuni brani dall’ottimo appeal, tra i quali spicca sicuramente “Chernobyl 2.0” (non a caso scelta come nuovo singolo) e si presenta come un disco tamarro quanto basta, fortemente melodico, aggressivo ma solo in facciata. Di sicuro permetterà ai Dymytry di farsi conoscere al mercato extranazionale, costituendo un trampolino di lancio per il gruppo. È però forse necessario introdurre qualche elemento maggiormente originale nella proposta dei Nostri, altrimenti rischieranno di non emergere del tutto dal calderone di band a loro simili nel quale si sono volenti o nolenti infilati.
(AFM Records, 2022)
1. Revolt
2. Stronger
3. 300 (Feat. Joakim Lindbäck Eriksson – Brothers Of Metal)
4. Never Gonna Die
5. Rise and Shine
6. Awaking the Monster
7. Until the World Knows Why
8. Touchdown
9. Tick Tock
10. Hope
11. Somebody’s Watching Me (Feat. Victor Smolski)
12. Chernobyl 2.0