Terzo capitolo dell’avventura musicale degli olandesi Eaters of the Soil, EP III segue di poco più di un anno l’esordio EP I (in mezzo c’è anche EP II), irrobustendo ed inasprendo le cupe atmosfere che il doom intriso di jazz ed improvvisazione dei Nostri aveva intessuto fin dagli inizi. La filosofia compositiva della band, in questo EP III più che negli altri lavori, risiede nella scelta di stendere improvvisazioni di chitarra e trombone su un tappeto doom/noise elettronico, le cui trame sono intrecciate da una batteria ed un basso estremamente potenti. Le atmosfere che ne emergono sono a dir poco suggestive, capaci di portare alle orecchie dell’ascoltatore suoni davvero mai sentiti.
La spaventosa opener “Corpses Pile Up In Cities” è una magistrale opera di drone doom sperimentale: la massiccia ossatura del brano è cesellata nella viva roccia da un basso ed una batteria superbamente prodotti, e su di essa si tendono nervi e vene ricamati dall’insinuante sei corde e dall’angelico trombone, come a realizzare davanti a chi ascolta un gigantesco Leviatano sonoro. La successiva “Deformed, Damaged, Transformed” lascia più spazio all’improvvisazione per gli ottoni, e fumosi scenari di noise industriale si aprono come volte sopra l’intero lavoro, proiettando la propria ombra anche sulla successiva “Dieback”. La terza traccia è infatti una divertentissima sperimentazione stoner jazz, dal gusto un po’ barocco, un po’ metal, che non può non ricordare in certi passaggi gli ultimi lavori del francese Igorrr. Si conclude con “Well Over a Million”, una strascicata improvvisazione con richiami post-rock e drone che forse, accorciata una volta comunicatone il messaggio, lascerebbe in bocca all’ascoltatore un sapore più piacevole.
Nonostante il finale poco accattivante, EP III si dimostra un album di musica sperimentale davvero di tutto rispetto, sapendo gestire appieno le proprie numerose influenze anche quando queste non includono gli strumenti che gli artisti scelgono di utilizzare (trovatemi una band diversa dagli Ottone Pesante che suoni un trombone così metal). Il sostanzioso minutaggio dei brani e i ritmi spietati e pesantissimi dell’incipit potrebbero spaventare molti, ma date l’occasione che si merita ad EP III. Vi assicuro che non ve ne pentirete.
(Trepanation Recordings, 2022)
1. Corpses Pile Up In Cities
2. Deformed, Damaged, Transformed
3. Dieback
4. Well Over a Million