Gli Echolot sono un power trio proveniente dalla Svizzera che, dopo un primo disco chiamato semplicemente I (trentasette minuti di fuzz e improvvisazioni), ritorna con Volva, sotto l’egida dell’etichetta Czar of Crickets, sempre attenta agli artisti locali. Rispetto al disco precedente, a distanza di un solo anno, gli svizzeri fanno notevoli passi avanti a livello di scrittura e carattere dei brani.
Volva, ad un primo ascolto, si potrebbe tranquillamente collocare nel calderone dello stoner più psichedelico: scale pentatoniche e suoni vintage per basso e chitarra, con quattro lunghe tracce che lasciano spazio a lunghe parti jammate che prendono come rifermento il mondo lisergico caro ai Pink Floyd. Entrando nel lavoro però ci si accorge come il gruppo abbia dato forte personalità alla proposta. Immaginate uno stoner carico di, diciamo, introspezione: cantato dimesso che non alza mai volutamente i toni e ritmiche che non accelerano. Un brano come “IV” riesce a portare il mood languido di Neil Young and the Crazy Horses verso lidi saturi di fuzz. Unica nota dolente della produzione è la parte di cantato dell’ultimo brano: un approccio vocale troppo salmodiante che mal si sposa al resto del disco, nonostante l’impronta più doomeggiante della traccia.
Nel complesso, Volva convince alla grande e se amate lo stoner di frontiera con suoni liquidi, à la Colour Haze per intenderci, qui avrete di che godere
(Czar of Crickets, 2017)
1. II
2. III
3. IV
4. V