Ho sempre amato gli split album. L’idea che cambiando lato possa cambiare il canovaccio sonoro (ma anche grafico) è un qualcosa che da sempre suscita un fascino inarrivabile. Soprattutto perché, un tempo, per gli split, le band davano fondo a materiale ”particolare”, che esulava dal cliché che perseguivano sugli album standard. Erano da inquadrare come degli esperimenti, per saggiare le reazioni degli ascoltatori. Talvolta sono stati episodi singoli, frutto di un azzardo, altre volte rappresentano i punti più alti qualitativamente parlando. Come ad esempio, citando il primo che mi viene in mente, quello tra Pungent Stench e Disharmonic Orchestra. Senza andare a raccontare degli split 7” perché sennò ci infiliamo in un discorso nostalgico emotivamente toccante.
Negli anni questa idea di musica è andata – purtroppo – pian piano a sparire, ma, fortunatamente, in questo autunno piovoso ci pensano Elephant Tree e Lowrider a riportarla in vita. Si tratta di due band in crescita, come dimostrano i loro ultimi lavori, e l’idea dello split la leggo non solo nella convergenza musicale, ma anche come segnale di una crescita a livello mentale, che porta le due realtà a guardare ben al di là dell’orizzonte che hanno davanti agli occhi. La scelta del titolo merita particolare attenzione perché rappresenta la chiusura di un cerchio, con l’archiviazione, e la presa di coscienza, da parte di Jack Townley, cantante degli Elephant Tree, che con The Long Forever è solito indicare i mesi in cui è rimasto in coma in seguito a un gravissimo incidente accadutogli in bicicletta nel 2023.
Lo split va quindi a sancire una rinascita ulteriore, dopo quella psicofisica, che mette alle spalle il periodo nero. Un ritorno che sancisce anche l’unione tra le band, che collaborano come guest nei rispettivi lati nei brani che chiudono i loro set. Al netto dell’aspetto emotivo, e toccante, il disco è realmente godibile, soprattutto per la linea melodica di continua ricerca, senza eccessi, che li sta portando ai vertici, da parte dei Lowrider, e, contemporaneamente, sull’altro lato, con gli Elephant Tree che mostrano un approccio pesante, ma al tempo stesso lirico, nel suo essere dilatato, come in preda ad un potentissimo allucinogeno che spinge la mente laddove altrimenti non sarebbe in grado non solo di arrivare, ma nemmeno di pensarne l’esistenza.
(Blues Funeral Recordings, 2024)
1. Lowrider – And The Horse You Rode In On
2. Lowrider – Caldera
3. Lowrider – Into The Grey
4. Lowrider – Through The Rift (feat. Elephant Tree)
5. Elephant Tree – Fucked In The Head
6. Elephant Tree – 4 For 2
7. Elephant Tree – Long Forever (feat. Lowrider)