Dopo aver pubblicato nel 2021 Countin’ the Blues – Queens of the 20’s – (libro + CD) dedicato alle blues women degli anni Venti, Elli de Mon ha indirizzato ulteriormente il suo percorso all’interno del blues, quello viscerale, quello dell’anima, a soli due anni di distanza, nel 2023, con quel Pagan Blues che le aveva permesso di fare un ulteriore passo avanti nel suo cammino, verso la (meritata) consacrazione internazionale. Elli torna a farsi sentire oggi con Raìse, album che le permette di raccontare (in dialetto vicentino, la sua lingua più intima e vicina) le storie e le leggende locali, in particolare quelle di Orso, personaggio storico realmente esistito, elevato poi, negli anni, al ruolo di Santo. Raìse però non è solo un disco a sé stante, ma un album che si lega a un libro omonimo, una favola gotica scritta dalla stessa Elli, in cui la leggenda di Orso, un uomo tormentato dal suo passato e alla ricerca di redenzione, prende vita grazie alle illustrazioni di Luca Peverelli. Raìse in dialetto significa radici. E proprio alle radici da sempre guarda il blues. In questo caso, a quelle della sua terra natìa, nel vicentino, in una riscoperta di quell’appartenenza che il mondo moderno sta cancellando con la sua fame consumistica, dimenticando il passato e le sue tradizioni.
Ma non c’è solo blues nelle corde di Elli e delle storie che ci racconta. Il suo marchio di fabbrica, infatti, guarda alla contaminazione con elementi derivati dalle sonorità indiane, del garage rock e della psichedelia. Con quest’ultimo album Elli de Mon sceglie di abbandonare l’inglese, a cui ci aveva abituati finora, per passare a un più “caldo”, e a lei vicino, dialetto vicentino. Scelta stilistica che sentiamo di sposare al 100%. Se il blues deve essere viscerale, e raccontare il nostro intimo, quale lingua migliore di quella parlata in loco? Il blues guarda al rapporto con il proprio spirito, e la scelta del linguaggio è più che mai decisiva nel momento in cui pensiamo al modo migliore per comunicare le nostre emozioni interiori. Per cui, dialetto tutta la vita! Raìse è un lavoro che mette in chiaro, nero su bianco, tutto il coraggio di Elli de Mon. Coraggio che sentiamo di dover premiare, in modo quasi aprioristico, anche senza aver bisogno di ascoltare il disco. Ci basta il fatto di aver capito la sua necessità e la sua scelta, per darle tutto il nostro sostegno. Poi, per nostra fortuna, ascoltiamo l’album, e quello di buono che ci aspettavamo è solo la partenza. L’inizio di un percorso sonoro che affascina e spiazza, e che, attraverso un album oscuro, che possiamo per certi versi inquadrare come una sorta di southern gothic in salsa vicentina, che racconta una favola nerissima, ispirata dalle tradizioni orali locali, in cui la lingua diventa a suo modo strumento musicale aggiunto. Meno difficile di quello che potrebbe sembrare inizialmente, il disco scivola via, senza intoppi, dimostrando che quando il blues incontra il folk tutto può accadere, anche che un genere che da sempre identifichiamo con l’inglese ceda alla tentazione del cantato in lingua madre, in dialetto, ancor prima, e ancor meglio che in italiano.
Elisa De Munari, alias Elli de Mon, ha guardato alle radici, le sue, quelle della sua terra, nel momento in cui ha deciso di lavorare al disco. E ha realizzato un album di grande spessore artistico, che abbatte i confini tra i generi e le discipline, grazie anche a una pluralità di strumenti che gli conferiscono profondità.
(Rivertale Productions, 2025)
1. Raìse
2. Orso
3. Sinner
4. Suman
5. El me moro
6. Foresto
7. Oseleto
8. Babastrii
9. Giose
10. Sarò Tera
11. Nana Bobò
12. XII