La forza sonora degli Envy si nutre di contraddizioni. Caldo, freddo. Lento, veloce. Sole, pioggia. Tradizione, modernità. I contrasti nella loro musica evidenziano il disagio emotivo di una società frustrata che si piega alle direttive alienanti dell’ipertecnologia e al tempo stesso appare nuda quando esterna sentimenti che è costretta a soffocare. Hanno forgiato negli anni un ossimoro musicale in cui violenza e gentilezza coesistono, le due anime non si contraddicono, anzi si completano. Sembrava fosse finita dopo l’abbandono del cantante nel 2016. Eppure eccoli qui, nel 2020, con The Fallen Crimson, uno dei migliori album della loro carriera, Fukugawa ancora una volta a capo della squadra e con un cambio di formazione alla batteria e alle chitarre (diventate tre).
Per anni gli Envy hanno prodotto una miscela sublime di hardcore, screamo, post-rock; un’armonia estetica che ormai diamo per scontata ma che prima nessuno era riuscito ad amplificare attraverso vibrazioni sonore ed emotive così estreme. Le loro atmosfere diventano un marchio di fabbrica, influenzando band come Touché Amoré, La Dispute, Thursday; dobbiamo inoltre ringraziarli per avere oggi album del calibro di Sunbather. La band di Tokyo ha eretto la propria carriera fondendo intensi sfoghi hardcore con morbidi arrangiamenti post-rock; ritroviamo in loro i Godspeed You! Black Emperor cavalcare impetuose onde che si infrangono in epiche escalation. A questa cristallina fragilità aggiungono la singolare vocalità di Fukugawa, in grado di indossare maschere sempre diverse, interpretando ora un ruggito rabbioso ora un flebile parlato, con poetica eleganza. La domanda sorge spontanea: saranno riusciti a mantenere il loro standard elevato?
L’opener “Statement Of Freedom” esterna tutta la rabbia repressa in cinque anni di silenzio con solide chitarre e un hardcore liberatorio. Una violenta dichiarazione di intenti, titolo non casuale, per ribadire la loro ricerca di libertà in musica che li ha sempre contraddistinti. In “Marginalized Thread” gli esplosivi blast beat di Watanabe giocano a rincorrersi con gli acidi toni delle chitarre. Mantenendo la loro inclinazione verso un’eterea intimità rallentano il passo tra irte distorsioni, dando modo all’ascoltatore di camminargli affianco. Nel frattempo, “Dawn and Gaze” nella sua solenne grandezza da una svolta contemplativa, le urla di Tetsuya ed i bassi caldi restituiscono una dimensione di armoniosa sincerità e speranza al pezzo che si aggiudica il primo posto tra i brani della tracklist. Con The Fallen Crimson il sestetto giapponese ha creato un album che fosse viscerale e distruttivo. Grazie ai suoi climax funge da montagna russa emozionale che ci travolge, obbligandoci a ingerire tutta la sua cruda immediatezza. Il disco porta le cicatrici di una band che maneggia da 25 anni, con maestria e luttuosa quiete, ciò che solo più tardi assumerà il termine di blackgaze. Elementi che sono diventati identificatori della loro musica sono stati amplificati per costruire una nuova aurora.
Gli Envy furiosi non sono spariti, la loro rabbia è stata contaminata dal dolore di cui i testi strazianti ne incorniciano perfettamente il quadro emozionale. La potenza sonora si materializza, come mai nei loro album, nella dolcezza del post-rock sposandosi alla perfezione con la schiettezza dello screamo. La specie più forte, che sopravvive, è anche quella che si adatta meglio al cambiamento. The Fallen Crimson cade al suolo come una camelia, portandosi tutti i petali stretti al petto, per far spazio alla nuova Rosa del Giappone.
(Pelagic Records, 2020)
1. Statement of Freedom
2. Swaying Leaves and Scattering Breath
3. A Faint New World
4. Rhythm
5. Marginalized Thread
6. HIKARI
7. Eternal Memories and Reincarnation
8. Fingerprint Mark
9. Dawn and Gaze
10. Memories and the Limit
11. A Step in the Morning Glow