Gli Ereb Altor sono una band dalla carriera quasi ventennale fondata da Crister Olsson (conosciuto anche come Mats) e Daniel Bryntse (conosciuto anche come Ragnar), insieme nei Forlorn, band epic doom di chiara ispirazione Bathory del periodo viking. I Forlorn sono poi diventati gli Isole, band ad oggi in attività dove i due ancora suonano: per non perderne l’essenza primaria, nel 2003 Mats e Ragnar decisero di mettere insieme una nuova band con cui poter far rivivere l’antico spirito pagano della Svezia e delle sue tradizioni.
L’ampia discografia degli Ereb Altor si può fregiare fino a quest’anno di ben otto album, due EP e un demo; Vargtimman (L’ora del lupo), pubblicato dall’olandese Hammerheart Records, è quindi il nono album della band, forse uno dei più oscuri mai pubblicati dal quartetto svedese, che ci delizia con un epic viking metal di ottima fattura, mescolato con folk e black metal.
In questo album i rocciosi riff tipici dell’heavy metal si fondono con taglienti melodie di chitarra tipiche del black metal nordico, ritornelli orecchiabili con profonde radici nelle tradizioni della Svezia e una batteria sempre sul pezzo, mai eccessivamente veloce, ma sempre concreta ed esplosiva; i riff maestosi, insieme alle atmosfere epiche e ad una grande performance vocale, ben si sposano con le tematiche relative alla mitologia norrena, ai racconti storici e al folklore svedese su cui si basano i testi.
Vargtimman racchiude tutti gli elementi dei precedenti lavori degli Ereb Altor, unendo e migliorando l’aspetto epico con le parti aspre ed oscure; un ottimo esempio sono le prime due tracce, nonché i due singoli estratti: il disco si apre con “I Have the Sky”, brano mid-tempo dalla melodia epica maestosa contraddistinto dall’utilizzo esclusivo della voce pulita, mentre il secondo pezzo, la title-track, è oscuro e complesso, e narra del viaggio di un anziano che contempla la sua vita passata mentre raggiunge la terra dei morti.
In Vargtimman non mancano anche momenti più diretti e prettamente metal: “Rise of the Destroyer” è un brano viking black, dai notevoli riff in tremolo tipici della scuola svedese, dove l’epicità dei momenti con voce pulita va a braccetto con i momenti più thrashy quando la voce si fa più aspra e maligna; “Ner i Mörkret” (Giù nel buio) è un pezzo di epica malinconia, sorretto da riffoni rocciosi e minacciosi come un drakkar all’orizzonte. Fondamentalmente il proprio passato di epic doom band riaffiora in quasi tutti i brani degli Ereb Altor perché la velocità delle composizioni non è mai eccessiva, facendo così ridondare la vena epica in ogni singola nota, come nei colossi “Fenris”, “Alvablot” e “Den dighra Döden” (La grande morte).
La conclusione di Vargtimman è affidata a “Heimdals Horn”, traccia solenne dove le parti cantate sono molto limitate in favore della melodia delle chitarre e del corno di Heimdall che risuona (il coro ripete “Hear The Sound Of Heimdals Horn”).
Vargtimman è da considerare sicuramente uno dei migliori dischi viking metal mai realizzati, piacevole in ogni sua parte e mai noioso nonostante l’epica cupezza che lo contraddistingue.
Nell’Ora del Lupo gli Ereb Altor ci indicano la via, siate pronti per la battaglia!
(Hammerheart Records, 2022)
1. I Have the Sky
2. Vargtimman
3. Fenris
4. Rise of the Destroyer
5. Alvablot
6. Den dighra Döden
7. Ner i Mörkret
8. Heimdals Horn