Opera di un disegno imperscrutabilmente divino o fortuita combinazione chimica di elementi casualmente allineati al posto e al momento giusto? Un unicum segnato dai tratti dell’irripetibilità o una delle tante manifestazioni in presenza di date e opportune condizioni? Dalla notte dei tempi delle umane elucubrazioni, il dibattito sull’origine della vita sulla sfera rocciosa chiamata Terra ha impegnato generazioni di filosofi, scienziati, uomini di fede e artisti, in un’affannosa ricerca che, dietro il paravento della curiosità che è tratto distintivo della nostra specie, nasconde il vero quesito che ci incalza di fronte agli infiniti figli del Big Bang: siamo irripetibilmente soli, nell’universo? Dal creazionismo più incrollabile alla panspermia, passando per il provocatorio “where is everybody?” del paradosso di Fermi, praticamente tutte le ipotesi hanno trovato diritto di cittadinanza ed è a questo patrimonio di elaborazioni che un quartetto milanese ha scelto di rivolgersi per scegliere monicker e assi portanti dell’ispirazione, puntando sulla teoria che vedrebbe i componenti fondamentali della vita arrivati sul pianeta come apporto esterno a bordo di comete o meteoriti schiantatisi al suolo dopo ultramillenarie peregrinazioni negli spazi siderali. Da questa premessa, però, discende come altrettanto impegnativo corollario che l’uomo, a sua volta (ammesso che riesca a sottrarsi alle proprie pulsioni autodistruttive ultimamente in gran spolvero…), sia un potenziale “esportatore” di vita in angoli dell’universo oggi inabitabili, portatore di una sorta di fiaccola da tenere accesa nel nome di un compito che travalica le nostre individualmente insignificanti esperienze spazio-temporali.
Ed è proprio immaginando un viaggio nelle sterminate distanze cosmiche che gli Esogenesi debuttano sulla scena e, lo diciamo in premessa, l’esordio è ragguardevole, in termini di qualità, rivelandoci una band già pronta per meritarsi i galloni della dimensione internazionale. Considerate le premesse e aggiungendo il carico da novanta del magnifico artwork di una cover oniricamente visionaria, verrebbe spontaneo supporre un raggio d’azione post-metal probabilmente intriso di suggestioni psichedeliche, ma, al netto di qualche anfratto da cui effettivamente filtra, la luce del figlio atmosferico dello sludge, il terreno arato per far germogliare questo Esogenesi è quello di un doom/death di chiara impronta anglosassone, sia nella declinazione a stelle a strisce (Evoken) che in quella d’Oltremanica (My Dying Bride), con apporti decisamente meno significativi in arrivo dai quadranti scandinavi del genere, di norma a più alto tasso di contenuti melodici. Il risultato, allora, è quello di un doom/death dalle strutture massicce e imponenti, valorizzate ulteriormente da andature che indugiano spesso tra magniloquenza e solennità creando una sorta di “volta cerimoniale” sotto cui sostare in riverente silenzio in attesa che la tensione si sciolga in improvvisi rilasci d’energia. Volendo trovare una pietra di paragone ancora più immediata di quella offerta dai primi lavori di Stainthorpe e compagni, allora, vale la pena volgere lo sguardo verso la terra d’Irlanda e inquadrare l’ormai quasi ventennale carriera dei Mourning Beloveth e questa è già di per sé un’ottima notizia, visto il livello delle release del combo dell’inossidabile coppia Brennan/Moore. Se a questo aggiungiamo la capacità degli Esogenesi di avventurarsi anche in altri territori (il passato hardcore/punk del chitarrista Davide Roccato con i Collasso Cronico o la formazione musicalmente latitudinaria del bassista Carlo Campanelli sono un antidoto efficacissimo, a qualsivoglia tentazione di rifugiarsi nei comodi cliché del genere), ecco spiegata fin dal primo ascolto quella sensazione di trovarci al cospetto di un lavoro straordinariamente rifinito e maturo, rimasto peraltro a fermentare a lungo nei cassetti della Transcending Obscurity Records dopo il rilascio in anteprima dell’opener “Abominio” ormai quasi due anni fa. L’altro elemento in apparenza “esotico” ma alla prova dei fatti del tutto funzionale alla resa complessiva è la scelta del cantato in italiano, che, complice l’eccellente prova del vocalist Jacopo Marinelli, si rivela un ulteriore punto di forza, offrendo anche per il growl su base doom le stesse, interessanti prospettive spalancate per lo scream dai Kynesis, nel post metal. Quattro tracce dal minutaggio impegnativo più una quinta, “…Oltregenesi…”, breve ma tutt’altro che dotata di pura funzione ornamentale o minacciata dal rischio filler, Esogenesi apre subito le ostilità disegnando atmosfere cupe e claustrofobiche con la citata “Abominio” che però, dopo uno stop and go di consistenza e durata illusoria per chi si attendesse una svolta cosmic-space, vira verso lidi deathcore a cui non sono estranei riflessi crust. Il rientro in un alveo doom death più ortodosso si concretizza nella successiva “Decadimento Astrale”, tormentata e spigolosa nella prima parte (le pelli di Michele Adami veleggiano qui in diversi passaggi verso un orizzonte black) prima di sciogliersi in un magnifico finale dove sei e quattro corde disegnano i migliori ricami melodici dell’intero viaggio. Ma è forse la coppia conclusiva “Esilio nell’Extramondo/Incarnazione della Conoscenza” a rappresentare il distillato più significativo della cifra qualitativa raggiunta dalla band ed è in questi quasi venti minuti complessivi che l’ombra dei Mourning Beloveth si allunga con miglior profitto sul tiro complessivo delle tracce, sia che si tratti di rallentare il ritmo finanche alle soglie del regno funeral, sia che si scelga di mettere in campo una monumentalità drammatica, potenziata da riff gravi e austeri in cui la velocità è componente abbondantemente secondaria, almeno fino al saluto ai naviganti, affidato a un’affilata rasoiata black.
Un’astronave in decollo verso mondi e universi paralleli per innata curiosità ma soprattutto per aprire finestre di conoscenza sul senso dell’umana partecipazione al gioco di infiniti che guidano le sorti di Spazio e Tempo, un viaggio in cui la consapevolezza eroica della rotta intrapresa limita fino quasi a eliminarli i momenti dedicati alla contemplazione, Esogenesi è l’album perfetto per chi si aggiri nelle metal lande più oscure alla ricerca di una sintesi tra materia doom ed energia death. Il motore degli Esogenesi è avviato, qualcosa ci dice che la propulsione abbia tutte le carte in regola per rivelarsi molto presto a curvatura…
(2019, Transcending Obscurity Records)
1. Abominio
2. Decadimento Astrale
3. …Oltregenesi…
4. Esilio nell’Extramondo
5. Incarnazione della Conoscenza