Chiunque di voi mi conosca almeno un pochino o segua le mie recensioni su GOTR avrà chiaramente percepito come il Death Metal sia il sotto-genere di Metal che preferisco in assoluto, ciò è il motivo che mi ha spinto a scrivere quest’articolo. Data la mia smodata passione per il metallo mortifero e considerando che lo ascolto assiduamente sin da quando ero un ragazzino tredicenne, ho pensato di fare una piccola riflessione sulla sua evoluzione, dagli esordi sino ai giorni nostri. (Andrea Ferri)
Partiamo da un piccolo accenno storico: il Death Metal nasce come estremizzazione ed evoluzione del Thrash Metal intorno alla fine degli anni 80, infatti le prime formazioni proto-death erano ancora molto legate al genere d’origine, un caso lampante sono i Possessed, ma è stato solo successivamente con formazioni quali Obituary, Morbid Angels, Grave, Entombed, Deicide, Broken Hope, che il genere ha raggiunto la sua forma definitiva diventando un filone a se stante dell’extreme metal, avendo negli Stati Uniti e in Svezia i propri massimi esponenti, successivamente la scena è cresciuta esponenzialmente andando ad espandersi in tutto il globo. Che cosa è dunque cambiato dai 90s ad oggi? La risposta è articolata ed abbastanza complessa, tuttavia cercherò di riassumere il più possibile basandomi su quanto da me visto e percepito durante tutti questi anni.
Innanzi tutto a pochi anni dalla sua fondazione, il genere si è suddiviso nei tre filoni che poi lo hanno sempre contraddistinto:
-Melodic-Death Metal
-Death Metal
-Brutal-Death Metal
Naturalmente quello di mezzo è il Death Metal classico, passatemi il termine “normale” mentre le altre due sono le sue varianti; il Melodic-Death, come suggerisce il nome, è un sottotipo di death metal nel qualche vengono inserite parti più melodiche, refrain ariosi a volte addirittura utilizzate delle clean vocals, inoltre si è visto spesso fare uso di tastiere e chorus da parte delle band appartenenti a questo filone, che ha iniziato a muovere i primi passi nel Nord Europa, principalmente in Svezia e Finlandia per citare qualche formazione blasonata possiamo nominare: Dark Tranquillity, Insomnium, Noumena, The Duskfall, primi In Flames, At the Gates, The Black Dhalia Murder ecc ecc.. il Brutal-Death invece, come nuovamente ci viene indicato dal nome stesso, riguarda la frangia più oltranzista del death metal, caratterizzato da esecuzioni tiratissime, pattern di batteria furiosi con blast-beats e scariche in doppia cassa, riffs molto quadrati ed un growl cavernoso ed ancora più “marcio” rispetto al death classico, che ha visto la sua nascita negli U.S.A. grazie a formazioni quali Cannibal Corpse e Suffocation, inoltre fa parte di questo sottogenere la corrente slamming brutal-death metal o semplicemente “slam”, genere ancor più feroce, gorgogliante e super-violento caratterizzato dall’uso di vocals gutturali e/o filtrate, rallentamenti pachidermici e breakdowns massicci alternati ad accelerazioni dall’alto numero di bpm, di cui gli “inventori” e massimi rappresentanti sono stati gli statunitensi Devourment.
Per via della propria struttura il death metal si è da subito prestato a fusioni con gli altri generi appartenenti all’extreme metal, si trovano infatti parecchie formazioni che mescolano il Death con il Grindcore, con il Black metal, con il Doom Metal ed ovviamente con il suo progenitore ancestrale ovvero il Thrash Metal, ottenendo risultati decisamente funzionali ed accattivanti. Da non dimenticare anche quelle formazioni che hanno optato per fusioni con il Progressive Metal adottando soluzioni innovative e sperimentali, dando vita a progetti musicali che sviluppano digressioni melodiche e parti più pacate come nel caso degli statunitensi Fallujah; o altrimenti rimanendo fedeli alla più becera e feroce brutalità, basti pensare ai tedeschi Defeated Sanity e agli spagnoli Wormed.
Un altro discorso che vorrei accennare è la cosiddetta suddivisione tra “vecchia” e “nuova” scuola che ha dato spesso il via a diatribe spinose, soprattutto tra i fans più attempati cresciuti con il death di formazioni storiche anni 90 e le nuove leve appassionatesi a band in circolazione da pochi anni, che in genere optano per approcci maggiormente tecnici e produzioni patinate. Ritengo che ci siano indubbiamente delle differenze oggettive, principalmente legate alle due argomentazioni sopracitate ovvero “tecnica/perizia esecutiva” e “qualità della produzione degli album”, infatti anche le formazioni odierne che si rifanno stilisticamente all “old-school death metal” optano in genere per suoni rudi e ruvidi, riffs taglienti, basso sfoggio di tecnica, e ritmiche fortemente legate ai tempi-medi, mentre i gruppi che abbracciano il death metal nella sua accezione più moderna solitamente utilizzano strumenti avanzati, tipo chitarre a 7/8 corde, basso a 5 corde, fanno sfoggio di grande tecnica ed in genere puntano più sugli up-tempos godendo inoltre di produzioni piuttosto curate e rifinite. Le differenze sostanziali, però, finiscono qui, il resto sono solo percezioni dell’ascoltatore oltre che materiale argomentativo per lunghissime discussioni tra metallari che accusano altri metallari di essere “posers” e che ripetono allo sfinimento che solo quei due/tre album iconici di quelle determinate band storiche sono validi e piacciono, il resto è solo spazzatura priva di ispirazione. Io mi sento di poter mettere una pietra sopra a questa diatriba citando una frase del compianto Andrea “Babu” Malfatto degli Unbirth/Hobnailed ovvero “Non esiste una vecchia ed una scuola nuova, esiste solo del buono e del cattivo Death Metal”, io stesso ho potuto toccare con mano opere incredibilmente interessanti e coinvolgenti, prodotte da band recentissime, come incappare in album sottotono o addirittura “insufficienti” prodotti da band storiche.
In conclusione mi sento di poter affermare che nell’arco di queste decadi il death metal si sia evoluto e sia cresciuto in maniera significativa, riuscendo allo stesso tempo a rimanere sempre fedele al proprio dna ed ai propri stilemi dando vita ad una pletora di bands in grado di soddisfare tutti gli ascoltatori partendo dai più nostalgici legati all’old-school sino ai giovani appassionati di modernismi e tecnicismi, nonostante qualcuna tra le band più iconiche appartenente a questa corrente del Metal, abbia subito qualche battuta d’arresto o sia incorsa in qualche spiacevole scivolone, il death metal è riuscito sempre a perseverare ed a tenersi stretta una fan base, seppur di nicchia, fedele e costante.
Riallacciandoci al quesito focale di questo articolo posso quindi confermare in prima persona come il death metal continui ad appassionarmi ed entusiasmarmi oggi, esattamente come la prima volta in cui lo scoprii tanti anni fa, a riprova del fatto che il metal estremo ed in parte minore il metal in generale riescono a sopravvivere con caparbia costanza al mutare delle mode musicali, resistendo in maniera indefessa al passare del tempo.
Terminiamo quindi questo articolo utilizzando un piccolo slogan, che potrebbe apparire come un ossimoro, ovvero: lunga vita al metallo della morte!!