Dopo due EP e svariati chilometri di strada macinati, i vicentini Fall of Minerva sono pronti a esordire con il loro primo album. Che il Veneto sia terreno fertile per l’hardcore e il post hardcore più viscerale è ormai cosa nota (negli ultimi anni ne abbiamo avuto svariate conferme): quello che non sapevamo era come potesse essere stata così ben assimilata la parte più intimista del genere.
Senza ombra di dubbio, la prima cosa che balza all’orecchio di chi ascolta è come le melodie siano diventate un elemento cardine per la band: le chitarre, pur rimanendo taglienti, sanno quando accarezzare l’ascoltatore. Una dolce malinconia si propaga infatti fin dall’iniziale “Beyond the Pines”. Lo stacco col passato, per quello che riguarda l’uso della voce, è disarmante; la fragilità e la rabbia giocano a rincorrersi con risultati davvero notevoli. Il cantante porta il suo registro acuto a livelli interpretativi davvero alti, mantenendo una forte identità. Sia nei momenti più riflessivi (“Green Ghost”) sia quando il gruppo decide di picchiare forte, come in “Demagogy”, tutto fila al meglio. Interessante, in particolare, l’utilizzo dell’italico idioma nello scambio di flussi emotivi con Luca degli Storm {o} in “Trumae”. La voglia di sperimentare, però, va addirittura oltre, e in “Sguardi nel buio” emergono violini che si rincorrono e chitarre che chiudono il brano in un plumbleo feedback.
Chi una decina di anni fa ha amato band come Poison The Well e Underoath non deve farsi sfuggire Portraits, un disco decisamente ispirato che, pur proponendo una formula ben rodata, riesce ad emozionare l’ascoltatore.
(Overdrive, Unquiet Records, trvs Records, Towner Records, Goodfellas 2016)
1. Beyond The Pines
2. Novocaine
3. Boundless Lands, Confined Thoughts
4. Träume
5. Green Ghost
6. Caronte
7. Demagogy
8. Sguardi Nel Buio
9. Grave Of The Fireflies
10. Ask The River