Quello proposto dagli americani Fell Ruin nel proprio secondo full-length è un metallo complesso e sfaccettato, aperto a molteplici interpretazioni e modalità d’ascolto nella propria ricchezza – a tratti ridondanza – di spunti e ritmi. I nostri propongono un blackened death arzigogolato e tecnico, sulla falsariga di formazioni più note come Ulcerate e Imperial Triumphant, e in questo Cast In Oil The Dressed Wrought arricchiscono il proprio suono con spunti modern sludge e doom, arrischiandosi verso lo sviluppo di riff più massicci e persistenti.
Si viene subito introdotti alla title-track, una sferragliante e contorta suite di otto minuti e mezzo, da una batteria secca e chirurgica e riff scrupolosamente black metal, a comporre un’atmosfera disagiante e fredda, caustica al punto giusto. Tra cambi di tempo repentini, rallentamenti e metà brano a ricordare un po’ i Deathspell Omega più sperimentali e riff serratissimi (la componente death come accennato non manca) il primo (secondo contando la intro) pezzo del lotto compendia ciò che l’album si rivela presto essere: un insieme di generi e influenze magistralmente miscelate che, è certo, una propria personalità la ha, ma che rimane pur sempre una cervellotica accozzaglia di spunti. La principale mancanza che fa del disco un quasi-ottimo-lavoro è la mancanza di un collante che omogeneizzi i brani, che caratterizzi ognuno di essi all’interno un insieme, che faccia in modo che non ci si ricordi di ognuno di essi come “la canzone un po’ black col pezzo lento in mezzo e il riff veloce alla fine” senza poterli distinguere l’uno dall’altro.
Tirate le giuste somme, Cast In Oil The Dressed Wrought è un lavoro che merita almeno un ascolto da parte di chiunque mastichi la musica dei gruppi citati sopra, data la sua ricchezza – seppur non sempre ispiratissima – di suoni e contenuti. Certo è che il genere di espressione dei nostri non facilita l’approccio, ma sempre di più sono le band che si fregiano dell’appellativo “progressive metal” senza conoscerne il significato più di me, e se tutti fossero al livello dei Fell Ruin l’underground sarebbe certamente un posto migliore.
(Tartarus Records, 2022)
- Fixation
- Cast In Oil The Dressed Wrought
- Stain the Field
- Patronage of the Gutted Man
- The Burning Spire
- Sightless Amongst The Weavers