Fields of Mildew è un progetto tedesco che guarda alla storia rurale della zona del Teufelsmoor (traducibile letteralmente come “la palude non fertile”), nel nord del paese, a ridosso dell’area metropolitana di Brema, in una zona ricchissima di brughiere e torbiere, che coprono quasi la vastità della zona, aprendosi a ridosso della palude. I brani dell’album raccontano scene di vita vissuta nei campi, dove la superstizione incontrava le tradizioni, in un connubio caratterizzato da estreme difficoltà di sviluppo e sopravvivenza. Questo un tempo, oggi la gentrificazione coinvolge anche queste aree un tempo inaccessibili perché considerate non edificabili. Ma il progresso e il consumismo non guardano in faccia a niente e a nessuno. IV è il quarto EP, in linea con le precedenti pubblicazioni, orientate a proseguire nel canto delle inquietanti paludi immerse nella nebbia, in cui tutto è possibile, e la disperazione regna sovrana, in un immaginario decadente e silenzioso, solcato soltanto dal canto del vento. Quello di Fields of Mildew è un disco minimalista, che racconta immagini spettrali che si perdono nell’oscurità di un luogo misterioso, dove consumare l’addio al mondo terreno, in uno scenario crepuscolare, in un bianco e nero che sposa la grafica in un connubio perfetto.
L’EP celebra anche i primi dieci anni per Fields of Mildew; è un disco che si consuma, in dissolvenza, in un mondo dove non esistono confini tra il passato e il presente, dove il futuro è negato in partenza, un disco che non lascia speranze e che ci porta ai bordi della brughiera dove il vento aumenta di intensità e le chitarre si perdono nei riverberi di un album dalle forti tinte dark folk. E lo fa con un piglio austero che celebra a suo modo la bellezza della natura messa in contrasto con le brutture della nostra mente condannata a una realtà ingrata e difficile.
Un lavoro tanto rilassante (?) quanto ipnotico ma, sicuramente, carico di dolore, emozionate, emotivo e coinvolgente, pur senza arrivare a soluzioni particolarmente intricate o avanguardistiche. Un disco concreto, come detto senza eccessi, che mostra una realtà consolidata che fa della solidità il suo punto di forza. Sarebbe forse auspicabile, in futuro, un cambio di passo che possa portare Fields of Mildew ad un livello superiore che possa finalmente mostrare tutto il potenziale a sua disposizione.
(Nordvis, 2025)
1. Ignis fatuus
2. Vanishing
3. Tempest (Absence of youth)
4. The lowering splendour
5. Spiral of eternal life
6. Lluvia