
Una canzone dei Fine Before You Came tra le mie preferite, ossia “Una provocazione” (contenuta in Come fare a non tornare) recita “conosco a memoria i nei che hai sulla schiena, se li unisco vien fuori una freccia che indica me, indica proprio me”. I dischi e le singole canzoni di questo gruppo vanno esattamente, nel mio caso, a comporre la stessa identica freccia. Ogni punto un abbraccio, a volte uno schiaffo. Una coperta di lana che scalda, eppure buca, pizzica. Non nascondo una buona dose di emozione nell’accingermi a scrivere a proposito di una delle band che per me ha saputo sublimare alla perfezione l’unione tra musica e testi. Cercherò quindi di essere lucido e razionale scrivendo di C’è ancora amore. Non ci riuscirò.
Scorrendo i titoli della loro discografia, verrebbe da pensare che ci siano due momenti ben distinti (frattura ben più importante di quella provocata dalla scelta di cantare in italiano a partire da Sfortuna). A fare da spartiacque, la registrazione del concerto al Teatro Altrove di Genova nel 2015, quando i cinque musicisti (accompagnati da Matteo Bennici al violoncello) decisero di staccare le spine ed esibirsi acustici. Quella magnifica esibizione in un altrettanto magnifico tour lasciò dei semi che lentamente hanno cominciato a germinare. La frenesia dei pezzi, in generale, è diminuita e la rassegnazione che ha sempre caratterizzato i testi di Jacopo Lietti ha perso quel che di furioso che li caratterizzava ed è diventata mesta accettazione. C’è ancora amore (quanta importanza ha quell’avverbio di tempo) si inserisce perfettamente nel mood appena menzionato e lo fa emozionando, commuovendo, quasi facendo raccogliere ognuno di noi in una riflessione intima su ciò che poteva essere, forse è stato o che, invece, non è mai stato. Rimane ben poco dell’urgenza emo ed emo-core, forse un paio di grida, qualche distorsione che presto si acquieta, persino la batteria, come in Forme complesse di quattro anni fa, spunta solo quando se ne avverte davvero il bisogno. Allo stesso tempo nel ricco panorama di influenze che compongono il diamante tosco-milanese, sembra di scorgere sensazioni vicine al Consorzio Suonatori Indipendenti (prima di Tabula rasa elettrificata), a Radiohead e The Cure, eleganti citazioni da parte di chi non vuole arrendersi alla mancanza di curiosità e di sperimentazione, intelligenti strati di una canzone che più di autore non può essere. Poi, ma non sia un infine, i testi, come sempre di una bellezza accecante, con quei giochi di parole e quegli spostamenti di senso che sono sempre stati un marchio di fabbrica del Lietti-pensiero. Verrebbe voglia di citare qua tutti quei brani che ti ritrovi a declamare e canticchiare ma rimane ampiamente più bello e importante andare a scoprirli e stupirsi fino al punto in cui uno li sente propri, in una presa di coscienza che solletica i dotti lacrimali. Possano bastare solo il meraviglioso “spostare montagne, dividere i mari a volte dormire ci spaventa un po’, senz’altro è la cosa in cui riusciamo meno, almeno da mercoledì” (da “Grandezze nascoste”) o, da “Vecchi cantanti”, la frase che forse racchiude in sé il significato profondo del disco, ossia “non ci crucciamo però dai è ragionevole pensare che possa finire qualcosa a cui teniamo così tanto”.
No, non sono di certo la persona più adatta per recensire un nuovo disco dei Fine Before You Came, non potendo riuscire a porre il necessario distacco tra l’appassionato e lo scribacchino. Vogliate leggere quindi questo testo come un caldissimo consiglio ad ascoltare un album splendido, di quelli che lascia tanto e soprattutto ci ritrova, a disco finito, a mani giunte, appoggiate alla fronte, quasi a pregare, di sicuro a ringraziare. In ogni loro produzione leggiamo “I Fine Before You Came sono e sempre saranno Marco, Jacopo, Mauro, Filippo e Marco”. Noi di certo stavamo molto peggio, prima che arrivassero Marco, Jacopo, Mauro, Filippo e Marco.
(Autoproduzione, La Tempesta dischi, 2025)
1. Amici miei
2. Il cane che hai
3. Piccola luce accesa
4. Grandezze nascoste
5. Via ragazzi del ’99
6. Vecchi cantanti
7. Calici


