Supergruppo di Lione composto da membri di attuali e trascorse formazioni della scena underground francese (Civilian Thrower, Lovgun, La Hess…), i Fumist esordiscono il primo maggio di quest’anno con il full-length Coaltar, un lungo esercizio di hardcore e grind scritto ed eseguito in maniera egregia, senza sorprese e scossoni, per la gioia di tutti i fan del genere. Gli ingredienti che rendono il grindcore quello che è ci sono tutti, e appunto perché nulla vi viene aggiunto il lavoro non stacca mai, per l’intera durata, dalla cornice stereotipica del suo genere di concepimento.
Il ritmo di Coaltar rimane teso e serrato durante tutti i venti e passa minuti del lavoro, senza concedere tregue e pausa di sorta a chicchessia. Muri di chitarra e batteria, inesorabili e dalle fondamenta chilometriche, e riff velocissimi, assassini e dal groove azzeccatissimo sono la coppia di cardini attorno a cui si impernia l’intero album, senza deviare un solo momento dal meccanismo così incernierato. Senza speranza fino alla fine. La opener “S’aérer dans la cave” conficca immediatamente i paletti che delimiteranno, per tutto Coaltar, l’operare dei francesi. Una bordata hardcore crust, i cui neri vortici non esitano a sfociare nel lago mefitico del grindcore. Con la successiva “Pile ou faf” l’atmosfera viene ridimensionata, nonostante la corsa vertiginosa e violenta dei Fumist non si fermi per mezzo secondo, da riff squadrati e pesanti, un’eredità death metal che è sempre piacevole trovare in produzioni come questa. Si continua così, combinando bordate hardcore e sfuriate grind, fino all’ultima “On verra demain”, passando per il punk classico innervato di sludge di “Huile d’arraché”, il riuscitissimo riff di “UAICL” e la schizoide “Hagar-Hagard”, molto probabilmente il pezzo migliore di tutto questo Coaltar. Nessuno dei brani rimane però impresso, nulla colpisce più del minimo indispensabile per far rimanere vigile l’ascoltatore abituato ai ritmi e ai modi del grindcore.
Se quello che cercate è sperimentazione e novità, state pure alla larga dal lavoro dei Fumist, che combina sì le molte esperienze dei musicisti che fanno parte del progetto, ma senza elevarsi ad un risultato che sia superiore alla mera somma delle parti. Troverete in ogni caso dedizione e passione, conoscenza enciclopedica del genere d’elezione e – soprattutto – tanta, tantissima rabbia e cattiveria. Che, in certi casi, sono più che sufficienti.
(Lixiviat Records, 2024) 1. S’aérer dans la cave 2. Pile ou faf 3. Apnée du soleil 4. Capitaine Flem 5. Outrage à argent 6. Huile d’arraché 7. UAICL 8. Second couteau 9. A312 10. Hagar-Hagard 11. Chevilles molles 12. Schlag GPT 13. Seum 41 14. On verra demain