Per Thomas Stearns Eliot aprile era il più crudele dei mesi, carico di intenzioni e desideri che non verranno mai realizzati sotto la terra ancora gelata. La stessa gravida attesa gronda da ogni nota di This Shame Should Not Be Mine, ultimo lavoro degli olandesi GGGOLDDD, rilasciato il primo del mese a un decennio esatto dall’esordio Interbellum. Violette selvatiche in primavera, i dieci brani del lavoro spiccano porpora e argento sul ghiacciato suolo grigio, accomunati tutti da una sobrietà che ha del miracoloso ma ciascuno reso unico da una propria, intimissima, caratterizzazione.
Al centro della narrazione dei nostri sta l’uomo, fonte infinita di contrasto e conflitto nella propria costante incompletezza. Brani come “Invisible” o “Like Magic” abbozzano la trama di quell’ordito, mai portato fino all’ultima maglia, che è l’agire umano. L’elettronica sussurrante e il freddo tremolo quasi black metal dei brani fanno allungare i nervi, stirano chi ascolta in uno sforzo acustico che è metafora di quello, ben più faticoso, del desiderare umano. La cupezza dark wave, a tratti industrial, di “Notes on How to Trust” e della titletrack fanno temere che la pace, la serenità tanto agognata, dal terreno compatto non emergano mai. Nella magistrale interpretazione di Milena Eva, punta di diamante dell’album, tutto trova però la propria precaria sistemazione, in un equilibrio stabile ma scomodo. La voce della cantante, infatti, intima ma estremamente consapevole, fa da fioco lanternino durante l’intero nostro viaggio nella terra desolata ma punteggiata di lillà che è l’umanità cantata dagli olandesi. L’interezza dei brani che compongono This Shame Should Not Be Mine è caratterizzata da quella semplicità puramente apparente che è propria della maggior parte della grande musica, che tende a sublimare in concetti essenziali piuttosto che dilungarsi in manierati virtuosismi, sempre consapevole di ciò che vuole dire e di come intende comunicarlo.
Il più elettronico degli album dei GGGOLDDD e sicuramente il meno “strumentale”, This Shame Should Not Be Mine è un lavoro fondamentale per il modo in cui relaziona temi ed esecuzione tecnica, arrangiamenti ed emotività. Temi come la corporeità (“Beat by Beat”, “Like Magic”) o il male di vivere (“Spring”) sono affrontati con una delicatezza e una sobrietà rara, orchestrati in canzoni che non fanno altro (facile a dirsi) che portare emozioni in musica, proiezioni su carta di effimere sensazioni vaganti. Più che descrivere a pennellate un lavoro di questa importanza ma anche di questa fugace finezza, privo di qualunque monumentalità o scenografico pathos, non si può fare. Si può solo invitare chiunque, pronto a vivere un’esperienza musicale che non dimenticherà molto facilmente, a dedicare a questo eccezionale album l’ascolto che merita.
(Artoffact Records, 2022)
1. I Wish I Was a Wild Thing With a Simple Heart
2. Strawberry Supper
3. Like Magic
4. Spring
5. Invisible
6. I Won’t Let You Down
7. Notes on How To Trust
8. This Shame Should Not Be Mine
9. On You
10. Beat By Beat