Mahal è il secondo EP pubblicato dagli elusivi australiani Glass Beams che segue, in tutto e per tutto, l’EP di esordio Mirage (2021). Il trio spazia confortevolmente tra kraut, psichedelia, afrobeat, etno-music e rappresenta uno degli hype di quest’anno, coadiuvati anche da una cura dell’immagine e delle visual che colpisce e rende ancor più accattivante il trio. L’estetica araba/orientale infatti pervade ogni aspetto del trio, che suona sempre ornato di maschere dorate e colme di gemme sbrilluccicanti e le influenze di memoria Harrisoniana (nel periodo più indiano e influenzato da Ravi Shankar del chitarrista dei Beatles) sono palesi.
Mahal però è qualcosa di più di un mero omaggio a un certo tipo di musica o una volgare dimostrazione di cure estetica: le quattro (o cinque) tracce dell’EP propongono una vera e propria rimordenizzazione di stilemi classicamente medio-orientali a volte impostata su ritmiche tipicamente afrobeat (“Mahal”) sulle quali si posano leggeri vocalizzi e melodie spudoratamente orientaleggianti (“Snake Oil”), a volte su passaggi più acid jazz/funk (“Orb”, “Black Sand”) contaminati da un sapiente uso delle intricate ambientazioni elettroniche che danno indubbiamente più pathos nel raggiungere i climax ritmici e arricchimento delle composizioni. Come veli dorati finemente adornati, le quattro tracce scorrono agevolmente, oscillando tra ritmi popolari e istintivi, lasciando alla cerebralità gli arricchimenti di sonorità più contemporanee. Sinuosi come dervisci adoranti, i Glass Beams tessono trame d’orpelli senza scadere nel barocco, ma riuscendo ad andare alle radici folk di un genere contaminato dall’occidente, in uno scontro tra modi diversi di intendere la musica e la spiritualità ancestrale delle proprie terre d’origine.
In sintesi i Glass Beams si palesano al mondo come una finestra su groove provenienti da lidi non eurocentrici che non può non far muovere la testa all’ascoltatore di turno, rivelandosi simultaneamente come un progetto promettente in grado di regalare ulteriori emozioni nel futuro. O in grado anche di regalarci altri ipnotici modi di combinare surf rock australiano e musica indiana.
(Ninja Tune, 2024)
1. Horizon
2. Mahal
3. Orb
4. Snake Oil
5. Black Sand