I Goodbye, Kings compiono un ulteriore cambio di rotta. Se già nel precedente A Moon Daguerreotype alcune scelte stilistiche facevano intuire l’abbandono degli stilemi post-rock diciamo più classici, ora con The Cliché Of Falling Leaves, una lunga suite di oltre quaranta minuti divisa in cinque movimenti, ne abbiamo la certezza.
Il nuovo lavoro dei milanesi abbandona l’approccio chitarristico per uno più orchestrale basato su ottoni e un definitivo abbandono della forma canzone. L’apertura del primo movimento introduce il mood del disco: misterioso e soffuso, crea un forte impatto cinematico fatto di stratificazioni sonore. Nella seguente “Winter” il piano assume un ruolo dominante disegnando dolci traiettorie piene di nostalgia che fanno il paio alle parti di clarinetto e trombone. Come era lecito aspettarsi, “Spring” parte ariosa e spensierata con un piglio nostalgico grazie all’incalzare della chitarra acustica e della batteria. La chiusura del brano è un efficace scambio tra synth che paiono dialogare tra loro. “Summer”, con la sua natura morriconiana, pare la più destrutturata delle tracce e per certi versi mostra il punto debole della proposta: una certa mancanza di robustezza nella ossatura del brano che ogni tanto compare anche negli altri movimenti. A ribilanciare il tutto, la chiusura in grande stile di “Autumn… Again” prende i migliori insegnamenti dei canadesi GSY!BE e li metabolizza per poi renderli estremamente personali nelle iterazioni di piano, strati di chitarra e pattern ritmici davvero riusciti.
Se tutto il disco avesse avuto il pathos e il potere di “Part V” grideremmo al capolavoro, invece ci troviamo di fronte ad un lavoro di transizione che porta il post-rock delle origini verso lidi neoclassici e cinematici. Si presagisce un futuro radioso della band.
(Overdrive, 2022)
1. Part I – Autumn
2. Part II – Winter
3. Part III – Spring
4. Part IV – Summer
5. Part V – Autumn… Again