Il nuovo album dei Dogs for Breakfast si è fatto attendere ma ne è valsa la pena. A noi Suiru è piaciuto tanto (qui la nostra recensione) e abbiamo intervistato il trio di Cuneo. Buona lettura!
Ciao ragazzi, benvenuti su Grind on the Road. Io inizierei da dove ci avevate lasciati, lo split con i Bologna Violenta. Cos’è successo dopo quello split?
Dopo una discreta attività live ci siamo rintanati tirando un po’ i remi in barca, forse ne avevamo bisogno. Il periodo è stato lungo ma utile, non ci siamo mai fermati e la sala prove regalava quotidianamente soddisfazioni.
Come è nato Suiru, ci raccontate della sua genesi?
È stato tutto molto spontaneo, come sempre. In questi dieci anni di attività, obiettivamente, non abbiamo prodotto moltissimo, ma quello che è uscito è sempre uscito in maniera pura, rispecchiando per filo e per segno quello che in quel momento ci frullava per la testa. Tutti i pezzi che compongono Suiru sono nati in maniera veloce e diretta, poi, come si può intuire ascoltandolo, ha preso una deriva quasi “minimale“, passatemi il termine, l’abbiamo chiuso senza perderci troppo in arrangiamenti e aggiustamenti.
Con Suiru continua la vostra crescita stilistica e si affinano le vostre tecniche di scrittura. E’ stato un processo naturale o è cambiato qualcosa?
Come già argomentato nella risposta precedente, il nostro processo creativo ha un incedere, seppur lento, molto deciso, lineare e spontaneo. Non credo che qualcosa possa cambiare in tal senso.
Cosa vuol dire Suiru? E di cosa parla l’album?
Suiru è un termine arcaico del dialetto delle nostre terre, la Provincia di Cuneo. Un tempo, soprattutto nelle campagne, “suiru” veniva usato per chiamare il cane di casa, era un termine quasi dispregiativo. Si parla di tempi difficili, di povertà, tempi in cui nelle campagne il contesto socio-culturale era a dir poco disagiato, ai cani non veniva neanche dato un nome. oggi è quasi un intercalare utilizzato per insultare o deridere le persone.
I testi sono molto focalizzati sul degrado globale di questi tempi, sulla natura autolesionista ed egemonica del genere umano, sottolineandone i lati più paradossali e preoccupanti. Ah…dimenticavo…c’è anche un po’ di Satana, ovviamente.
Battocchio e Broatright: come si arriva a queste scelte e come si lavora con loro?
Dano (Battocchio) è un nostro carissimo amico da moltissimi anni e uno dei migliori fonici live del nostro paese, ormai nostro quarto componente dietro il mixer. Da anni si occupa anche della parte di studio registrando e mixando con risultati ottimi, il passo era scontato. Per quanto riguarda Boatright direi che non ha bisogno di presentazioni, una garanzia in materia di mastering.
La cordata di etichette che si è scomodata per Suiru, facendosene carico, annovera realtà discografiche tra le più prestigiose nel panorama estremo underground. Ci sarebbe di andarne orgogliosi, anche solo di questo.
Sì, infatti lo siamo. Overdrive, Shove, Wooaaargh, Mothership e ÙA sono realtà che lavorano nel mondo difficile delle sonorità scomode e delle produzioni DIY in maniera ineccepibile, ognuna di loro dà quotidianamente il proprio apporto affinché questo mondo difficile resti a galla. Con ÙA poi abbiamo realizzato un sogno: uscirà un bundle con il vinile e un fumetto, appositamente realizzato da Marco Pagnotta sulle tematiche del disco.
Nel seguire la vostra pagina Facebook, vedo che Suiru è stato accolto molto bene dalla critica, solo non ci sono notizie rispetto ad eventuali live. Ce ne parlate?
Ripartiremo con i live da gennaio, per un connubio di esigenze personali e problematiche di organizzazione abbiamo deciso di spostare di qualche mese l’inizio delle date. La questione live è sempre più complessa e problematica, diventa di anno in anno più difficile poter portare in giro la musica in condizioni accettabili. Siamo tutti sulla stessa barca, band, promoter, gestori di locali e agenzie di booking, ci sono migliaia di band che propongono ottima musica ma il bacino di utenza, chi fisicamente va ai concerti mantenendo in piedi la baracca, è sempre più ridotto con conseguenze catastrofiche.
Suiru, sfido chiunque a dire il contrario, è sicuramente fra gli album italiani più interessanti e validi di quest’anno. Visto, oltretutto, che si avvicina il tempo delle classifiche quali sono i dischi italiani che vi hanno impressionato maggiormente quest’anno?
Grazie per le belle parole, siamo felicissimi che Suiru stia raccogliendo consensi. Domanda difficile…ce ne sono diversi ma due meritano una particolare menzione: Volume quattro di Paolo Spaccamonti e Golden Lapse dei Treehorn.
Noi abbiamo finito, grazie per la disponibilità. Potete chiudere come volete.
Dopo il pippone sui live direi…se ci volete vedere suonare dal vivo scriveteci, saremo felici di allietarvi le serate con del sano metal! Ciao.