I Downfall of Gaia sono recentemente passati dal Wave di Misano Adriatico per l’unica tappa italiana del loro tour europeo. Abbiamo colto l’occasione per fare il punto della situazione, tra qualche bilancio e uno sguardo al futuro della band. A risponderci Dominik Goncalves dos Reis (chitarra/voce). Buona lettura!
Ciao ragazzi e benvenuti su Grind on the Road. Siete partiti in un tour europeo, assieme agli Hamferd, come lo state vivendo?
Prima di tutto, grazie per averci ospitato. Non sono riuscito a rispondere a queste domande durante il tour, ma ora siamo a casa e finalmente posso occuparmene. Il tour con gli Hamferd è stato fantastico e non c’è molto di cui lamentarsi. Ottima partecipazione agli show e soprattutto delle buone vibrazioni fra le band. Ci siamo divertiti!
Il vostro ultimo lavoro Atrophy è uscito due anni fa, come sta invecchiando secondo voi? Cambiereste qualcosa?
C’è sempre qualcosa che cambieresti nei tuoi ultimi dischi. Ma è la normale progressione, e secondo me questa è una cosa importante che accade per sfidare te stesso per la prossima release. Altrimenti le cose si bloccherebbero abbastanza velocemente, credo. Ma in generale sono molto contento del risultato, anche se cambierei qualcosa qua e là.
La vostra carriera è contrassegnata da un’uscita discografica a cadenza biennale. Viene naturale allora aspettarsi un vostro nuovo lavoro entro l’anno. Cosa ci potete dire al riguardo?
E’ difficile da dire ora. Ho iniziato a comporre le prime ossature e abbiamo lavorato sui primi demo, ma ad oggi non abbiamo piani concreti per una release nel 2018. So che sono sempre passati due anni tra gli album ma ora ci vorrà un po’ di più. Non vogliamo avere fretta e vogliamo dedicare il tempo che serve.
A proposito di anni che passano, quest’anno i Downfall of Gaia compiono 10 anni. Cosa erano e cosa sono diventati?
Sono cambiate davvero molte cose, così come siamo cambiati come persone. Io e Anton abbiamo iniziato a fare musica nel 2006, e messo su i Downfall of Gaia nel 2008. Negli anni la musica è diventata sempre più varia e complessa. Quando abbiamo fondato la band non pensavamo che dieci anni dopo avremmo ancora fatto musica insieme.
Quali sono le influenze extramusicali, l’estetica, alla base dei Downfall of Gaia?
Vuoi dire cosa ci influenza al di fuori della musica? Se così, solo la vita quotidiana. E’ abbastanza semplice. Tutto attorno a te ha un impatto su cosa sei e cosa stai facendo e ovviamente su cosa crei. Cosa crei con l’arte o con la tua vita. Se parliamo di generi musicali è facile dire che tutti noi siamo aperti ad ogni tipo di musica, finché ci sia qualcosa che attira la tua attenzione, che ti trasmette emozioni. In qualsiasi modo…
Riuscite a vivere di musica? Se no cosa fate nella vita?
Per niente, tutti noi abbiamo un altro lavoro oltre alla musica. Anton è un infermiere e io mi occupo di assistenza sanitaria a domicilio. Marco porta in giro le band, occupandosi di management. Mike suona in un sacco di band e oltre a questo è insegnante di batteria.
Torniamo a parlare di concerti, che genere di esperienza è quella di assistere ad un live dei Downfall of Gaia?
Direi che c’è un’atmosfera speciale. E’ difficile da descrivere, ma è sempre grandioso quando pubblico e band si incontrano a metà strada e lo show diventa una simbiosi tra i due in cui tutti i coinvolti sono totalmente calati nella musica. Non usiamo molte parole o luci sul palco, proviamo a lasciar parlare la musica.
Quale è stato per voi lo show più bello in assoluto e quale l’aneddoto più curioso?
E’ un po’ difficile dire il miglior concerto. Ce ne sono molti che ho davvero apprezzato, e ovviamente molti in cui qualcosa è andata male e nessuno era felice alla fine. Quindi, non sono sicuro su quale scegliere ora, ma so per certo quale è stato quello che non sono riuscito a togliermi dalla testa. Direi che è stato il nostro primo show all’Hellfest, qualche anno fa.
E’ stato il nostro primo grosso festival e non avevamo idea di cosa sarebbe accaduto. Migliaia di persone davanti al palco, non avevamo dormito la note prima (abbiamo viaggiato di notte), non sapevamo cosa fare su un palco così grande. Alla fine ha funzionato, ma era un mondo totalmente nuovo per noi. Riguardo l’aneddoto curioso, fammi pensare… C’è sempre qualcosa di non pianificato che accade, ma durante il nostro recente tour negli USA, nel 2015, in un Taco Bell un ragazzo mi ha offerto gli avanzi del proprio cibo e mi ha dato un dollaro per qualcosa da mangiare. Non ho chiesto niente, ma probabilmente sembravo stanco e puzzolente. Oltre a questo, portavo gli spicci in una calza… Ha pensato che fossi un senzatetto e ha voluto aiutarmi.
Di tutti i gruppi con cui avete condiviso il palco quali sono quelli che vi hanno impressionato maggiormente?
Direi il nostro show con i Neurosis. E’ stato un grande onore prender parte all’evento e condividere il palco con queste leggende. Tutta la serata è stata surreale per noi.
Per concludere, come vedete lo stato di salute della scena estrema contemporanea?
Domanda difficile. Nel complesso direi che c’è una bella atmosfera e molte cose stanno accadendo. Specialmente in Germania non c’è molto di cui lamentarsi. Ovviamente dipende dalla città in cui vivi, ma dal punto di vista dei tour qui siamo piuttosto viziati. D’altra parte, stiamo vivendo tempi veloci e conoscere nuova musica non è mai stato più facile di così. Quindi più passa il tempo, più mi manca la passione che la gente metteva anni fa nella musica e nelle band. Certo, ciò non vale per tutti.
Grazie della disponibilità, l’intervista è finita. Salutate come preferite.
Grazie mille per l‘intervista e un ringraziamento speciale a tutti coloro i quali hanno assistito al nostro concerto a Rimini! Torneremo ad aprile a Milano. Sentitevi liberi di fare un salto!