Subito dopo aver sentito il nuovo primo disco degli Endarken, The Plague Of Truth, disco contenente un thrash death tipicamente scandinavo e dal gusto direi elegantemente aggressivo, mi è parso giusto rivolger loro qualche domanda su differenti argomenti. Argomenti attuali, argomenti vicini a tutti noi. Era giusto avere un ampio ventaglio di informazioni ulteriori. E non importa se in fin dei conti ognuna delle domande è invero una mera curiosità personale. Vediamo insieme cosa ha da dire il buon Henrik Rangstrup (chitarra).
Con quali propositi è nata la band? È stata una decisione maturata col tempo oppure è nato tutto per divertimento?
Gli Endarken sono nati un po’ per caso. Dennis (batteria) ed io stavamo cercando di rimettere su la nostra vecchia band, i Sinphonia, con la quale abbiamo fatto 2 album nel 2000 e 2001 (usciti per la label italiana Lucretia Records). Peró abbiamo capito che era un’idea più nostalgica che realistica. Quindi abbiamo parlato di fare qualcosa di più malvagio. Volevamo suonare del death o thrash metal di nuovo, ed eccoci qua.
Quello che suonate non si sente più molto in giro, tolti gli irriducibili che dopo decenni ancora ci si impegnano, voi lo avete spolverato e raffinato, ritenete di essere una sorta di ereditieri di un sound che sta andando perdendosi?
Ti ringrazio per le belle parole e capisco cosa intendi. A dire il vero, abbiamo semplicemente scritto musica che ci piace. Io e Anders siamo i songwriters principali e, abbiamo ascoltato e suonato metal per decenni ormai. Sicuramente ci piace quel vecchio thrash e ci ispira ancora. Credo e spero che abbiamo un nostro sound, che magari non è nulla di originale, ma è fresco e raffinato come dici anche tu. Personalmente spendo molto tempo nel scrivere la musica e cercare di evitare le soluzioni più ovvie.
Qual è stato il criterio per la scelta della cover art?
Volevamo qualcosa che si distinguesse dal resto del mercato, ma sempre con un visibile tocco “metal”. Dennis ha proposto di chiedere a Jeff Christensen, che ha mostrato interesse subito. Infatti ha disegnato una grande parte dell’artwork seguendo le nostre istruzioni sulla tematica. Jeff è un pittore americano e tutto l’artwork infatti è dipinto a mano. Siamo strafelici di com’è uscito.
Siete soddisfatti del risultato finale del disco?
Siamo soddisfattissimi. Il mixaggio fatto da Tue Madsen ci ha dato un suono molto potente e le canzoni sono tutte uscite come speravamo. Infatti non abbiamo lasciato niente e tutto ciò che abbiamo registrato è finito sull’album.
”The Plague of Truth” è un titolo curioso, si riferisce ai difficili tempi che stiamo vivendo?
Anche se è il nostro cantante Tim a scrivere i testi, sono stato io a pensare al titolo “The Plague of Truth”. Mi sono ispirato alle tematiche dei testi, alla copertina e anche ai tempi che viviamo. Ormai tutti pensano che la loro verità sia quella più corretta. Credo che grazie in particolare ai social network, molta gente ha dimenticato l’umiltà nel sapere di non sapere niente. Tutti si sentono esperti in qualsiasi cosa, solo guardando due video su YouTube. “The Plague of Truth” mi sembra rispecchiare bene questa malattia nella società odierna.
Parlando del disco: niente meno che 14 brani, io personalmente li ho graditi molto, trovo che il disco sia ben coeso e compatto, ma per alcuni potrebbero essere anche troppi, mi sbaglio?
A dire il vero, sono 12 brani e 2 intermezzi. Come detto prima non ci sentivamo il bisogno di buttare nessuno dei brani. Poi sono brani abbastanza corti, quindi l’album finisce dopo circa 45 minuti. La tua domanda mi tocca comunque un po’, perché ho notato che negli ultimi 10 anni è diventato sempre più comune con anche 14-15 brani su un album. Personalmente trovo che siano troppi e spesso non finisco di ascoltare gli album così lunghi. Dall’altro lato è un segno dei tempi di streaming e download. Sembra che oggi ci vogliano molti brani su un disco, per dare del valore all’acquisto.
Avete messo in pausa tutto per dedicarvi unicamente agli Endarken?
Si, tranne il resto della vita, ahaha… insomma, abbiamo tutti lavori fissi, ci sono diversi bambini e famiglie a cui pensare e alcuni hanno anche altre band. Però siamo dei “vecchietti” e suoniamo da molti anni. Grazie a questo siamo stati in grado di fare tutto senza quei pazzi impegni, che si prendono da giovani. Per esempio facciamo le prove solo una volta ogni 2-3 mesi, dove tutti arrivano preparati. Ovviamente è sempre stato faticoso, ma forse più che altro per il batterista, ahahah
Ricordo che una decina di anni fa si sentiva parlare molto della scena danese: Dawn Of Demise, Raunchy ed Hatesphere erano proverbiali quando si parlava di metal europeo, ora sembrano spariti persino i VolBeat, cosa è successo?
Credo che sia un caso, perché la scena danese è fortissima in questi anni. VolBeat sono ormai enormi e fanno tour mondiali dove è raro vedere meno di 10.000 persone ai concerti. Hatesphere esistono ancora e per quanto ne so stanno preparando l’undicesimo album al momento. Oltre quelli ci stanno uscendo fuori molte nuove band come MØL (Nuclear Blast) e Baest (Century Media). Ci sono molti festival metal, con il bellissimo CopenHell che è il più grande. L’anno prossimo esce il nuovo album dei Mercyful Fate. Poi ci sono 5 ragazzi sfigati che si chiamano Endarken, che stanno per rendere insicuro tutto il 2022.
Pensate di portare il disco in giro? Magari anche in Italia?
È un mio grande sogno tornare a suonare in Sardegna ed in Italia. Non ho dubbio che ci suoneremo l’anno prossimo. Mettetevi in contatto se avete idee su delle band con cui possiamo condividere il palco. Oltre quello, stiamo già organizzando dei concerti per la primavera di 2022, tra l’altro abbiamo un paio di festival confermati.
Grazie del tempo concesso, ancora complimenti per questo disco e tanti auguri per il futuro.
Grazie a voi. Questa è la mia prima intervista italiana con gli Endarken, e sono davvero felice di averlo fatto con voi. Ci vediamo presto!