Attivi dal 2014 e con EP dato alle stampe, i piemontesi Infall sono usciti lo scorso anno con un nuovo lavoro, Silent (qui la nostra recensione), un full length mathcore uscito per This is Core e masterizzato da Alan Douches (Converge, Mastodon, Dillinger Escape Plan). Abbiamo parlato a 360° del nuovo album, di live, di video ed è rimasto spazio per le classifiche di fine anno e una recensione di The Dusk in Us che, per eccessiva soggezione, noi di GOTR non abbiamo ancora osato fare.
Ciao ragazzi, benvenuti su Grind on the Road. Io inizierei col parlare del periodo che è intercorso tra Nitecomes, il vostro EP d’esordio, e Silent. Cos’hanno fatto gli Infall in questi due anni?
Ciao a tutti e grazie per lo spazio dedicatoci. I due anni successivi all’uscita di Nitecomes sono stati molto diversi. Il primo é stato passato suonando in giro in piccoli e grandi club, proponendo una scaletta composta quasi interamente da brani dell’ EP. Il secondo anno, invece, è stato dedicato al completamento di Silent, la cui composizione era cominciata già a metà 2014. Stare lontani dai palchi per un anno é stato complesso, ma necessario per ultimare un lavoro che pensavamo ci rappresentasse al meglio.
Quali sono invece le differenze fondamentali tra i due lavori?
Nitecomes, a cui siamo estremamente affezionati, é composto dai primissimi nostri brani, ideati tra la fine del 2013 (quando nemmeno esisteva la band) e la metà del 2014. Quando lo abbiamo registrato, a ottobre 2014, non avevamo mai nemmeno fatto una data insieme! Per questo motivo, tendiamo molto a concepire Nitecomes come una sorta di “puntata pilota” del progetto.
Silent, che ne eredita diverse soluzioni, é stato composto in molto più tempo, con una cura diversa per i dettagli e una idea più definita di ciò che volevamo “sentire” da noi stessi. Sicuramente uscire dalla sala prove é stato di vitale importanza per darci una dimensione come band.
Parliamo invece dell’artwork di Silent. Io non capisco nulla di anatomia, cosa rappresenta quel collo sezionato con l’arteria bella vista?
La copertina rappresenta l’anatomia della gola di un uomo senza bocca. Nonostante manchi il cavo orale, tutto sembra presentarsi regolarmente, il che porta ad un paradosso. Il figuro in copertina é “progettato” per fare cose che non può fare.
Mentre il titolo com’è stato scelto?
Silent è una parola contenuta nel finale della prima traccia, “Chamber” (“in this mock advance of silent sequencies”). Da qui e dalle tematiche generali affrontate nell’album abbiamo pensato fosse giusto chiudere il lavoro con un pezzo che affrontasse la tematica in modo diretto, così da dare un “imprinting” al tutto. Così é nata la titletrack.
Il nome dell’album quindi é una diretta conseguenza di questa nostra scelta di dare un senso comune al lavoro.
Chiudiamo il cerchio, di cosa parlano le vostre canzoni?
In generale, tutto l’album parla di deliri e delle sensazioni che non abbiamo la capacità di esprimere. Questi aspetti rappresentano una componente fondamentale della nostra personalità, che mostriamo agli altri in maniera artificiale, rispettando i consolidati schemi sociali.
La nostra incapacità di esprimere ciò che abbiamo nel profondo ci rende esseri silenziosi, nonostante tutto il vociare.
Alan Douches: come è nata la collaborazione con lui? Cosa è significato lavorare con lui?
Conoscevamo Alan e il West West Side Music Studio grazie a sue precedenti collaborazioni con band, anche italiane. Lavorare insieme è stato estremamente costruttivo, innanzitutto perché già dalle prime prove ha dato un’impronta ben precisa al master, ed in secondo luogo perché si è rivelato una persona assolutamente disponibile, amichevole, dedita ai consigli e ai complimenti (che male non fanno). In tal senso lavorare con persone simili è cibo per le ambizioni.
Ai tempi di Nitecomes avevate fatto uscire un bel video per “Banally”, dobbiamo aspettarci qualcosa del genere prossimamente?
Certamente! A settembre con il buon Leo degli Slander e Filippo Bano abbiamo girato un video che dovrebbe uscire a breve. Stiamo inoltre lavorando ad un altro video, sempre in uscita quest’anno!
Avete già fatto il release party, oltre che un bel mucchietto di date interessanti, e altre sono già in programma. Ecco volevo sapere che risposta avete avuto finora dal pubblico e se la programmazione delle date è in fieri e ne verranno annunciate altre a breve.
La risposta é davvero buona, anche perché nel già citato anno di transizione ci siamo concentrati molto sull’esecuzione live dei brani. Abbiamo fatto a dicembre un mini tour con la band austriaca Insanity Alert, che ha permesso di confrontarci per giorni con una band di alto livello e con un pubblico leggermente diverso dal solito. Per l’anno a venire son già state programmate alcune date per l’Italia e stiamo programmando un breve “piano di fuga” che speriamo vada in porto!
Non posso non farvi questa domanda. L’ultimo dei Converge ha un po’ spaccato la nostra redazione. Voi lo avete sentito? Pareri?
Come ben potete immaginare, lo abbiamo sentito e abbiamo avuto delle buone sensazioni. Francamente, nessuno di noi quattro ha urlato al capolavoro come per altri lavori della band, ma rimane un grande album con una produzione più “pulita” rispetto al passato e qualche idea fuori dagli “schemi Converge”. L’aspetto più positivo è che, nonostante la band mantenga comunque le proprie sonorità, The Dusk In Us suona come un album del 2017, e non é poco!
Dato che quest’intervista cade proprio nel periodo delle classifiche di fine anno, vi andrebbe di farmi la vostra per gli album del 2017?
Nell’ambito HC e affini, oltre al già citato The Dusk In Us, abbiamo apprezzato particolarmente Material Control dei redivivi Glassjaw e Forever dei Code Orange!
Noi abbiamo finito, grazie per la disponibilità e, come al solito, potete chiudere come volete.
Grazie nuovamente a voi, speriamo di vederci presto a qualche show! Come da rito, ricordiamo che potete trovarci su Facebook, Instagram, Bandcamp ecc. A presto!