Avere a che fare con il mondo della musica estrema in Sicilia non è semplice, per una serie di motivi che va dalle difficoltà logistiche all’assenza di strutture, fino ad un pubblico spesso pigro, frutto di un mancato ricambio generazionale. Per fortuna non mancano le iniziative di alcuni coraggiosi che, nonostante le difficoltà che abbiamo elencato, si impegnano a smuovere le acque: è il caso della Nasty Spikes Events, associazione di appassionati del settore che si occupa di organizzare eventi in territorio etneo. In occasione della seconda edizione del Southern Storm Fest di Catania, evento di punta dei Nostri, che vedrà sul palco Onslaught, Hour of Penance, The Foreshadowing, Rome In Monochrome e Gravestone il prossimo 29 aprile, abbiamo intervistato i diretti interessati. Si è trattato di una buona occasione per parlare del festival, ovviamente, del bill, di supporto e della scena regionale. Buona lettura.
Intevista a cura di Francesco Paladino e Santo Premoli
Ciao ragazzi e benvenuti su Grind on the Road. Iniziamo con il presentare la Nasty Spikes Events, come e quando nasce e quali sono le sue finalità?
Ciao ragazzi, innanzitutto ne approfittiamo per ringraziare Grind On The Road per lo spazio concessoci e il sostegno sempre dimostrato. Nasty Spikes nasce sul finire del 2015, direi come frutto di una visione comune dei fondatori spinti dalla consapevolezza dell’azzardo che stavamo elaborando e dalla voglia di fare anziché sentirsi passivi. L’obiettivo è tentare di offrire all’audience siciliana il piacere di avere sui palchi di casa dei live che storicamente ci hanno sempre portato a viaggiare. Ciò ovviamente compatibilmente con le disponibilità che al momento definirei risicate.
Il vostro evento di punta è sicuramente il Southern Storm Fest, giunto alla seconda edizione, che quest’anno vedrà esibire tra gli altri Onslaught, Hour of Penance e The Foreshadowing. Ce ne parlate?
Il Southern Storm Fest al momento si caratterizza come un evento prettamente Nasty Spikes. Ad esso ci siamo affettivamente legati essendo stato il primo evento tutto nostro, e come tale faremo in modo possa spiccare per le proposte. In realtà intendiamo porre l’accento sulla sua caratterizzazione geografica e sul fatto che preferiamo essere travolti da tempeste di suono, coinvolgendo un maggior numero di persone possibili.
Chiedere delucidazioni sui big già citati ci sembra pleonastico, sarebbe invece opportuno soffermarsi sugli altri nomi coinvolti: Rome In Monochrome e Gravestone. Come siete arrivati alla scelta di questi due act? A cosa è dovuta l’assenza di nomi locali nel bill?
In effetti quest’anno abbiamo cercato di puntare su act di sicuro richiamo, ma non abbiamo trascurato l’idea di dar spazio anche a proposte più recenti come i Rome in Monochrome – portata comunque avanti da nomi già operativi da anni in altri progetti e il cui primo lavoro è in uscita – e salutare con piacere il ritorno sulle scene di un nome che ha segnato l’estremo italiano tanti anni fa come i Gravestone, che si ripropongono con rinnovato entusiasmo e freschezza di idee. Oltretutto ciò ci consente di poter offrire nella stessa serata proposte di diversa natura e genere, rispettando così in piccolo l’idea del fest. L’assenza di nomi locali nel bill è stato solo dovuto all’impossibilità pratica di far coincidere alcune cose. Ribadiamo comunque che l’obiettivo è quello di aprirsi con maggior attenzione a realtà non siciliane.
Quali sono le difficoltà contro cui un’associazione che organizza concerti in Sicilia deve far fronte per la riuscita di un live, specialmente facendo i conti con le problematiche legate all’affluenza di pubblico e alla sfortunata posizione geografica?
Le difficoltà ovviamente sono tante. Intanto perché la nostra non è un’attività a tempo pieno e quindi trovare il modo di tenere tutto in piedi con la necessaria professionalità è faticoso, ma quando c’è la passione si affronta con slancio. Poi ovviamente la nostra posizione geografica ha un effetto diretto sui costi, visto che i trasporti incidono molto e che talvolta si deve rinunciare a nomi in tour nella penisola perché anche per essi si fa fatica a far quadrare le date. Per quanto riguarda l’audience, credo che in Sicilia sia concentrata su uno zoccolo duro di fedeli appassionati ed anche in questo senso puntare su nomi più importanti necessita di riflessione, perché è normale che per tenere in piedi la baracca abbiamo bisogno del supporto dei partecipanti. Il nostro auspicio è che serate come il Southern Storm Fest siano di stimolo per ampliare la sfera degli interessati.
Anche la scena musicale siciliana presenta delle criticità, pare che ad avere la meglio siano scaramucce, livori, arrivismo, mancanza di supporto. Da addetti ai lavori qual è il vostro punto di vista?
Questo è un argomento delicato. Il nostro atteggiamento è sicuramente aperto a spirito di collaborazione ed interazione con tutti gli attori che ruotano intorno alla scena. Poi non siamo assidui frequentatori della stessa per i motivi che dicevo prima ma talvolta certi aspetti sono emersi. Il nostro pensiero è che se si crea un blocco compatto rinunciando a quelle spigolosità di cui parlavate forse si farà un bene a tutta la scena sicula, facendo sì che la stessa vada oltre i propri confini geografici sia come proposta che come sbocco per proposte da fuori. Insomma, ci vorrebbe uno scatto di mentalità.
Quali sono per voi le band che rappresentano meglio la storia del metal siciliano e quali le migliori band emergenti che vi sentite di consigliarci?
La scena sicula secondo noi ha sempre offerto nominativi di tutto rispetto a livello nazionale ed oltre. Ed anche adesso i nomi ci sono per fare salto di qualità. E’ sempre dura far nomi senza far torto ad altri, ma sicuramente Schizo ed Inchiuvatu per il loro impatto, per la qualità della proposta negli anni e per il ruolo di “trascinamento” per tutti gli amanti del genere in Sicilia meritano una menzione speciale.
Per una realtà dalla prospezione regionale come la vostra quanto è importante la partnership e il buon vicinato con altre realtà simili geograficamente contigue? Penso alla VOV Eventi e allo staff dell’Agglutination, realtà verso le quali la Nasty Spikes non manca mai di prestare supporto.
Come dicevo prima, gli episodi di collaborazione con gli amici della VOV Eventi sono stati proficui e basati su unità di intenti, e sicuramente i risultati ottenuti sono stati positivi. Chissà in futuro se situazioni del genere non possano ripetersi. L’Agglutination non può essere altro che un faro per tutti noi del Sud, ventitré edizioni non vengono per caso. Ciò testimonia come l’impegno, la serietà e la passione possano farti crescere. Ovviamente non bisogna mai fare il passo più lungo della gamba e il processo di crescita deve essere graduale. Per noi organizzare pullman per tale evento e dare possibilità ai ragazzi siciliani di potervi partecipare è un vero piacere. Anche questo è un modo di esprimere sostegno.
Per ciò che riguarda la formazione e la consolidazione di una certa cultura musicale estrema in Sicilia, quanto si sente, a vostro parere, la mancanza tanto di una label di spessore quanto di label indipendenti, piccole ma attive?
Sicuramente una label, anche piccola ma con idee chiare e commercialmente aggressiva, potrebbe coagulare tante energie che adesso ci sono ma forse vanno in direzioni diverse vanificando gli sforzi.
Parliamo adesso un po’ di futuro. Quali sono i vostri piani a medio/lungo termine?
Ci sono dei progetti. Ovviamente terremo conto degli esiti degli eventi che sono già in pista, ma già l’embrione del Southern Storm Fest 2018 è stato gettato. Vedremo di portarlo a termine. Nell’ottica di una crescita persevereremo proponendo live di assoluto richiamo e che potrebbero porre la Sicilia all’attenzione di tutti gli addetti ai lavori. Stiamo anche lavorando ad una data fuori dalla Sicilia entro quest’anno. Ci auguriamo vada tutto in porto.
Ringraziandovi per la disponibilità, ci piacerebbe concludere l’intervista chiedendovi qual è il concerto dei sogni che organizzerebbe la Nasty Spikes.
Mi sa dovrò farti tre nomi, ognuno che rispetti i gusti dei tre “folli” di Nasty Spikes. Se fosse sfuggito, oltre ai fondatori Antonio e Claudia da qualche mese fa parte della famiglia l’amica Floriana, che oltre ad essere una persona speciale per passione ed impegno ed una vera amica ha subito mostrato totale adesione agli obiettivi originari che ci eravamo posti e li condivide. A lei il benvenuto. Comunque i tre nomi dei sogni sono Tool, Slayer, Behemoth. Questo solo per definire i nostri gusti, sta a voi abbinare quei nomi ai nostri. Vi ringraziamo per l’ospitalità! A presto.