Con il loro ultimo album, Womb, (qui la nostra recensione) i torinesi Noise Trail Immersion hanno convinto critica e pubblico. A distanza di qualche mese abbiamo intervistato il cantante Fabio Quinto per chiedergli lumi sull’album, ma abbiamo parlato anche di Torino, di cinema, abbiamo fatto chiarezza su alcune etichette e alcuni paragoni ed è spuntato pure il nome di Fabri Fibra. Buona lettura.
Ciao ragazzi e benvenuti su GOTR. Dal vostro ep d’esordio sono cambiate molte cose a partire da una voce più rabbiosa e dai tanti inserti cupi. Ad esempio un pezzo come “Drowsiness” non sarebbe stato concepibile per le logiche di Womb. Com’è maturato questo cambiamento?
Ciao amici di GOTR! Beh, a dire la verità l’intenzione di suonare una musica scura che unisse molti elementi black\post metal vi è stata praticamente da sempre, ma durante la scrittura del primo EP la formazione comprendeva anche un chitarrista con influenze un po’ diverse dalle nostre e il risultato è stato avere un primo lavoro spostato più su una sottospecie di mathcore con diversi groove. Nel momento in cui Daniele è arrivato nella band invece abbiamo potuto dare sfogo alle nostre vere intenzioni componendo Womb e quindi unendo tanti generi diversi che amavamo simultaneamente. “Drowsiness” in particolare è un pezzo che io ho da poco riascoltato e devo dire che tuttora ne sono soddisfatto, sicuramente un po’ acerba come composizione ma credo regali una sua atmosfera e soprattutto la voce di Federico è tra quelle che più amo nella nostra scena musicale.
Rimanendo all’EP d’esordio, proprio in “Drowsiness” c’era la partecipazione di Fede dei vostri concittadini Be the Wolf, torinesi come voi, mentre in “Wolves in Plain Clothes” c’era Alex dei Napoleon. In Womb invece nessun featuring.
Il fatto che non vi siano featuring è stata una casualità, nel nostro prossimo lavoro è molto probabile che ve ne saranno!
Come vanno le cose, musicalmente parlando, in quel di Torino?
Ultimamente purtroppo non troppo bene, abbiamo diversi locali che sono in difficoltà nell’andare avanti e abbiamo sentito della notizia della chiusura del Daevacian. Detto ciò però ci sono molte realtà che non mollano e tante persone che si sbattono (I Denti della Vecchia, Long Rail e Turin is not Dead solo per citarne alcuni). L’affluenza ai concerti è altalenante ma è capitato anche di avere serate veramente incredibili.
Per quanto invece riguarda un discorso legato alle etichette, per Womb avete optato per la portoghese Triton’s Orbit e la tedesca Moment of Collapse. Avete scartato a piè pari la possibilità di uscire per un’etichetta italiana?
Triton’s Orbit è in verità semplicemente il nome da etichetta dei nostri pr (Against pr) a cui ci siamo affidati per promuovere il disco e per lo stampaggio dei cd fisici mentre Moment of collapse invece si sta occupando della distribuzione dell’album in ogni sua forma. Non abbiamo escluso nessuna etichetta italiana per l’uscita ma semplicemente non ci è capitato di sentirne nessuna, una volta trovati i primi agganci ci siamo affidati a loro e per adesso direi che siamo soddisfatti.
Il vostro Womb non è un concept album tout court, però si potrebbe dire che è percorso da due fili rossi. Penso al titolo, all’artwork che raffigura un girotondo di fanciulle e ad alcuni titoli di canzoni (“Womb”, appunto, “Birth”, “Organism”, “Placenta”) e mi verrebbe da pensare che un fil rouge sia individuabile in un principio ctonio, femminino, nascosto, ma fertile come il grembo del titolo en pendant con un aspetto della vostra personalità buio, oscuro ma sperimentale e fecondo. Mentre l’altro potrebbe essere, colpevoli ancora le suggestioni di certi titoli (“In Somnis” e “Hypnagogic”), un orizzonte onirico con le sue logiche nonsensical che farebbe il paio con l’imprevedibilità tipica del math e alcune aperture stranianti.
Personalmente rimango colpito da questa interpretazione, la trovo interessante e sono felice che qualcuno si sia soffermato a pensare cosa possa esserci dietro al significato dei nomi e dei testi. Diciamo che tutto l’album non è altro che un flusso di pensieri escatologici e interrogativi sulla fede, sulla realtà e sulla crisi dei valori dell’uomo moderno.
Siete stati spesso paragonati ai Dillinger Escape Plan, il che sarà pure un motivo d’orgoglio ma non lo trovate seccante e riduttivo, data una somiglianza che, nei fatti, è giusto poco più che apparente?
Credo che nessuno nel gruppo ascolti più di tanto i Dillinger, anche se sicuramente per tutti noi sono stati tra i gruppi seminali per l’elaborazione del nostro gusto musicale. Non noto neanche tutta questa somiglianza a dirla tutta, se non nella volontà di creare atmosfere caotiche e perturbanti, però sono abbastanza felice che il nostro nome venga accostato al loro, sono sicuramente una band valida e certi loro album sono geniali.
Per i Noise Trail Immersion si è parlato anche di djent, non che la cosa mi trovi esattamente d’accordo. Ma insomma questo djent esiste davvero? E cos’è?
Penso di essere oggettivo nel dire che se i Noise Trail Immersion fanno djent allora gli ABBA fanno funeral doom e Fabri Fibra è un power trio crustgrind. Il djent è un genere che sentiamo molto distante e che non ascoltiamo quasi per nulla, purtroppo la nostra strumentazione tende a trarre in inganno ma sento giusto ricordare che la chitarra a 8 corde è anche usata da gruppi come Portal, Jesu, Emperor e persino i Gwar. Sentire accostato il nome della mia band al djent ogni volta mi ricorda la sensazione che avevo nel trangugiare un cucchiaio di antibiotico nelle infinite febbri invernali dell’infanzia.
Avete considerato la possibilità, per rendere più efficaci le vostre influenze black e chaotic, di dar vita a un suono più lo fi e raw?
In minima parte è già stato fatto in Womb, ma per il resto probabilmente tenderemo sempre a volere delle produzioni abbastanza pulite, più che altro per assicurarci che tutte le parti di tutti gli strumenti risultino comprensibili il più possibile.
Nonostante siate giovanissimi il tasso tecnico e compositivo dei Noise Trail Immersion è decisamente alto. Che studi musicali avete alle spalle? E siete più per la tecnica o per il cuore?
Il fatto di essere tecnici è solo una diretta conseguenza della nostra volontà di essere caotici e compositivamente estremi, se si potessero soddisfare queste due cose senza essere tecnici non avremmo problemi a farlo. Non ci importa nulla di definirci tali, anzi probabilmente proprio non lo siamo e nessuno dei nostri componenti è maestro di strumento. Non c’è nessun segreto dietro la nostra composizione se non ascoltare tonnellate di musica, fino ad arrivare a farlo con morbosità come succede a noi.
Due vostri brani, “Wolves in Plain Clothes” e “Womb”, contengono stralci rispettivamente dei film Possession ed Enter the Void, segno che in qualche modo l’immaginario cinematografico è una vostra fonte d’ispirazione extramusicale. Quali sono i vostri film preferiti e se i NTI fossero un film, quale sarebbero e perché?
Vi è sicuramente un filo che collega tutte le arti e le espressioni artistiche esistenti, se i NTI fossero un film credo che sarebbero un immaginario lynchiano, mi verrebbe da dire Eraserhead ma capisco che sarebbe un’analogia frequente per le band di generi scuri e introspettivi. Sì, amiamo il cinema ma nessuno è un cinefilo (come neanche un musicofilo), molti di noi amano Lynch, Jarmusch, Cronenberg, Noè, Zulavskyj, Jodorovsky, Corinne ma anche Tarkovskyj, Bela Tarr, Bergman e Fliegauf e alcuni registi espressionisti vetusti e sicuramente oramai dimenticati.
Grazie per il vostro tempo. Noi abbiamo finito e, come di consueto, potete terminare come preferite.
Grazie mille a voi e un saluto ai lettori, è stato divertente rispondere a tutte le domande!