L’EP d’esordio dei romani Onryō (qua la nostra recensione) è stato sicuramente tra le sorprese italiane più gradite di quest’anno. Abbiamo approfittato della loro disponibilità per avere una visione più chiara della band e del suo lavoro, portandone alla luce influenze musicali ed immaginari estetici. Buona lettura!
Ciao ragazzi e benvenuti su Grind on the Road! Iniziamo proprio dal nuovo ep Mūto. Come è stato partorito un lavoro così eterogeneo e quali erano gli esempi a cui guardavate?
Ciao! Grazie a te ed al team di Grind On the Road per questa intervista. Mūto vuole essere un punto fermo, un riassunto di anni di attività live, cambi di formazione ed affinamento, così come una piccola svolta per il nostro progetto. Come band ma innanzitutto come individui abbiamo riferimenti diversi rispetto a generi altrettanto disparati, non ci piace avere degli schemi precisi, anche se essendoci una grande affinità musicale tra noi è venuto naturalmente a delinearsi uno stile vario, per così dire, ma allo stesso tempo personale. Più che guardare ad esempi specifici il risultato musicale è una metabolizzazione comune a tutti i componenti della band di gruppi quali Meshuggah, The Faceless, Dillinger Escape Plan, Converge, Nasum, Chepalic Carnage, Botch, Zu, Tony Danza Tapdance Extravaganza e Psyopus.
Ho visto che Mūto, a differenza di quanto avevo scritto nella recensione, inventandomi improbabili citazioni, sta invece a rappresentare la prima persona del presente di un verbo latino, il cui significato si è tramandato pressocchè invariato in italiano. Io muto, cambio, sono diverso. Il che si sposa benissimo con le vostre forme musicali, perennemente instabili e in cerca di nuove forme. Come si è arrivati a questo titolo?
La descrizione del termine ci conduce già ad un buon punto della risposta. Come hai precisamente scritto, indica il cambiamento, il mutamento e la trasformazione della medesima sostanza. Così è stato per il nostro gruppo. Lasciare il segno, attraverso l’EP, dei cambiamenti avvenuti a livello personale ed a livello conseguentemente musicale. Un disco che sancisce come già accennato prima un nuovo inizio e lascia spazio alle idee ed a ciò che potrete ascoltare nelle prossime uscite.
È comunque innegabile che esiste una specie di fil rouge che lega il vostro progetto al folklore nipponico. Penso ai chiari riferimenti dell’artwork, del moniker, e della stessa Oni, l’opener di Mūto. Cosa c’è di affascinante in questo mondo e in che modo gli Onryo ne sono stati attratti? Ma anche, cos’è un Onryo e in che maniera vi rappresenta?
E’ un dovere menzionare il forte fascino provato dai primissimi membri del progetto (nello specifico Daniel e l’ex-bassista Deborah Pettine) nei confronti di questo spicchio di mondo e delle varie figure mitologico/demoniache legate alla tradizione nipponica. Proprio per questo motivo, più che trattarsi di un vero e proprio omaggio alla cultura giapponese (cosa che in un certo senso si è venuta a delineare di conseguenza alla scelta del nome) si tratta di una sorta di tributo alla figura dell’Onryō stesso: un essere umano la cui tragedia personale ed i forti risentimenti lo conducono alla tramutazione in una figura demoniaca/fantasma vendicativo che colpisce irrazionalmente e senza distinzioni morali. Il parallelo col sound che cerchiamo risulta a nostro parere calzante.
Avevamo fatto un cenno ad Oni. Per questo brano avete fatto uscire pure un videoclip, com’è stato girarlo?
Come si suol dire “breve ma intenso”! Onestamente non era stato preventivato nessun video, ma abbiamo felicemente accettato la gentilissima proposta offertaci da Andrea Sciuto (Discoveries), regista del video e fautore dell’iniziativa per l’appunto. Abbiamo colto la palla al balzo in vista del nostro release party, motivo per il quale la location scelta ha coinciso con il locale che ci ha ospitato per l’evento, il Trecentosessantagradi di Roma.
Fra le tante etichette estreme per cui fare uscire il vostro lavoro, alla fine la scelta è ricaduta sulla solidissima Everlasting Spew. Cosa vi ha spinto a questa opzione?
E’ stata di fatto l’etichetta a contattarci poiché interessata al nostro materiale, in seguito alla pubblicazione indipendente del primo singolo “Oni” sulle piattaforme digitali. Da qui la proposta di stampare e distribuire l’EP sotto un contratto. La collaborazione ha avuto un esito molto positivo sin dall’inizio, lasciando spazio a ottimi propositi anche per il futuro.
Avete concluso da poco un minitour con i torinesi Noise Trail Immersion. Vi va di raccontarci com’è andata?
Si è trattato per noi della prima esperienza di touring, vissuta fra autobus, disavventure di vario genere, chitarre rotte e malanni di stagione, ma non è stato di certo questo a fermarci. Abbiamo infatti vissuto tre giorni intensi, trascorsi tra belle persone che ci hanno dimostrato calore ed ospitalità – dal pubblico agli organizzatori (Scumm, Distrake) fino ad arrivare ai compagni di blastbeat e malessere Noise Trail Immersion, che oltre ad essere dei ragazzi simpatici e talentuosi, furono tempo prima la scelta per condividere il palco al release party di Muto. Fu proprio quell’occasione a farci rendere conto dell’efficacia di questa accoppiata, da qui l’idea di ripetere l’esperienza in altre occasioni tra le quali questo tour.
In line up manca il basso, sarà mica perché pensa a tutto la batteria di Galati?
Basso? Si mangia? Scherzi a parte, dopo l’abbandono di Tony (ultimo bassista a militare nella band) la formazione si è ristretta a tre soli elementi: voce, chitarra e batteria. Per almeno un paio d’anni la situazione è rimasta invariata e ci siamo sperimentati su diversi palchi riscontrando un’inaspettata efficacia. Abbiamo comunque provato alcuni bassisti, essendo sempre rimasto il desiderio di implementare nuovamente nel sound del gruppo un basso, ma l’ironia della sorte ha voluto che ci imbattessimo in un secondo chitarrista, e che quest’ultimo entrasse di fatto nel gruppo facendoci così concentrare sulle possibilità di questo strumento.
Nuove date, nuovo materiale? Cos’ha in serbo il futuro per voi?
Abbiamo alcuni concerti in vista fra i quali eventi non ancora ufficializzati, così come siamo alla continua ricerca di date, per portare sui palchi più disparati i brani dell’EP, accompagnati dal resto della scaletta (vecchi cavalli di battaglia e pezzi assolutamente inediti inclusi). D’altro canto non amiamo stare con le mani in mano e ci troviamo nella fase compositiva del nostro fatidico primo full length. Una data di rilascio non è per nulla programmata, in quanto vogliamo dedicare tutto il tempo e l’attenzione di cui necessita un disco ben fatto.
Noi abbiamo finito, grazie per il vostro tempo. Potete chiudere come preferite.
Ti/Vi ringraziamo nuovamente per l’intervista e cogliamo l’occasione per invitare tutti quanti al nostro prossimo concerto: il 13 gennaio suoneremo al “Questa è Roma”, fest che ospiterà nomi del calibro di Vitamin X, Klaxon, Impact e molti altri. Ci auguriamo di vedere vecchie e nuove facce. Che il potere dell’Hyper-Grind sia con voi!