Non è passato molto tempo dall’ultimo passaggio sulle nostre pagine di Ottone Pesante, ma il trio sembra essere una macchina inarrestabile ed è continuamente sul pezzo con un’intensa attività live e in studio. In occasione della release del nuovo album Apocalips (qui la nostra recensione) e dell’imminente tour italiano, abbiamo contattato Francesco Bucci e Paolo Raineri (trombone e tromba) per scambiare due battute sull’album, sulla vita in tour e sull’uso degli ottoni nella musica moderna.
Ciao ragazzi, bentornati su Grind On The Road. Sono passati due anni da Brassphemy Set In Stone, e poco più di un anno dall’ultima chiacchierata sulle nostre pagine. Cosa è successo nel frattempo? Pare che abbiate suonato un bel po’ in giro per l’Europa.
Paolo Raineri: Ciao! Sì, siamo stati molto in giro per promuovere ed esportare l’OP. Nel frattempo abbiamo anche avuto il tempo di fare un disco nuovo. Nello scorso tour abbiamo fatto più date all’estero che in Italia e siamo riusciti a portare la nostra musica in nuovi territori riscuotendo sempre apprezzamenti. Non ci siamo fatti mancare nulla: abbiamo calcato i palchi di festival metal, jazz, abbiamo suonato per strada, negli squat e nei club più “fighetti”. Il tutto proponendo il nostro Brass Metal.
Apocalips è stato pubblicato poco dopo la conclusione del tour a supporto dell’album precedente, e dopo pochi giorni siete tornati on the road. È stato duro questo tour de force? Siete riusciti a gestire tutti gli appuntamenti al meglio?
P: Siamo abituati ai tour de force, quindi non ci sono stati grandi problemi. Avendo programmato il tutto per tempo siamo riusciti ad incastrare gli appuntamenti e tutte le cose da fare, logicamente mantenendo il segreto dell’uscita di Apocalips fino alla fine del tour scorso (è stata dura!).
La vostra impronta metal non è mai stata messa in discussione, anzi con Apocalips è decisamente accentuata. Come mai avete deciso di calcare la mano?
P: Con Apocalips volevamo alzare ulteriormente l’asticella, sia dal punto di vista tecnico che di produzione che di scrittura dei brani. Siamo tremendamente seri e se non ci credete venite a trovarci dal vivo!
Francesco Bucci: In realtà è quello che abbiamo cercato fin da subito e finalmente siamo riusciti ad ottenerlo. Credo però che faremo anche di peggio…
In genere le collaborazioni di lusso appaiono un modo supplementare, invero un po’ forzato, per farsi promozione e guadagnare più ascolti. Nel vostro caso, però, pare che il rapporto con Travis Ryan sia stato del tutto genuino, anche perché la sua voce dà certo un apporto a una porzione di brano, ma non ne è protagonista. Come abbiamo detto in sede di recensione: funzionerebbe anche da sola. Siete d’accordo? Vi va di raccontarci come si sono svolti i contatti e le fasi di lavoro sul brano?
F: Quando scrissi “The Fifth Trumpet”, avevo già in mente di aggiungere una voce “Black Metal” nella parte finale. Inizialmente pensavo ad una voce in italiano, ma poi avendo conosciuto Travis (che è uno dei cantanti estremi più interessanti del panorama attuale), ci è sembrato naturale chiedere a lui. Tra l’altro ha fatto un lavoro perfetto! Sono d’accordo sul fatto che il brano regge anche da solo. In molti ci hanno fatto notare che funziona bene come colonna sonora e in effetti l’abbiamo poi utilizzato per farci il nuovo video.
P: Con Travis è stato tutto molto spontaneo e naturale. Ci siamo conosciuti al festival Solo Macello di Milano, noi eravamo l’apertura e i Cattle Decapitation gli headliner oltre ai Napalm Death. Durante il nostro live Travis era molto incuriosito e soddisfatto dalla nostra proposta (come si dice dalle nostre parti non ci stava più dentro). Finito il live è accorso a ringraziarci ed ha immediatamente acquistato l’EP (all’epoca quello avevamo al banchetto). All’uscita di Brassphemy Set In Stone è stato il primo ad ordinare una copia in vinile e siamo rimasti in contatto con lui per vari motivi. Quando stavamo iniziando a provare in sala prove i brani di Apocalips ci è venuto subito in mente di chiedere a lui per la parte vocale e Travis ha risposto entusiasta alla proposta.
Avete mai pensato all’inserimento in pianta stabile di un vocalist nella vostra formazione?
P: è una cosa su cui ragioniamo da tempo, chissà, magari un giorno diventerà realtà. Per il momento continuiamo in tre.
Conseguentemente all’aumento del tasso di metallo presente in Apocalips, anche dal punto di vista tecnico le parti paiono essersi complicate, come nella funambolica “Twelve Layers of Stones”. È stata la vostra formazione accademica a conferirvi queste qualità o è un lavoro che avete approfondito personalmente?
F: Sicuramente la formazione accademica ci ha fornito gli elementi per affrontare le parti più complicate tecnicamente, ma dall’altra parte sono gli ascolti di certo metal molto complicato che abbiamo comunque nelle orecchie, penso a gruppi come Opeth, Meshuggah, The Dillinger Escape Plan, Cryptopsy, Gridlink. Questi due aspetti ci hanno formato come singoli, ma il lavoro d’insieme che ci ha permesso di raggiungere certi risultati deriva anche dall’intensissima attività live. “Twelve Layers of Stones” è proprio l’esempio perfetto perché parte da una scrittura complicata per gli ottoni (cromatismi veloci, dodecafonia), passa da parti di batteria altrettanto complicate (qui Beppe si è sfogato) e arriva ad un risultato complessivo frutto di una sperimentazione personale e collettiva.
Pare che la vostra attività non abbia avuto soste né cali sin dai primi tempi, tra tour, registrazioni e, immagino, lo studio personale e compositivo dei brani. È difficile far quadrare la vostra vita “normale” con Ottone Pesante, oppure Ottone Pesante è la vostra vita normale?
F: Negli ultimi anni OP è diventata la nostra vita normale. Poco alla volta si sono abbandonati altri impegni per riuscire a concentrarci su questo.
P: Essendo un progetto dove la componente DIY è molto forte ci sono un sacco di cose da fare: scrivere e provare i brani, registrare, promuovere, fare il booking, tutto ciò che riguarda il merch, etc… Non ci annoiamo, insomma. Logicamente ognuno di noi ha anche altri progetti musicali, nonché una vita privata. Diciamo che organizzandosi molto bene e per tempo si riesce circa a far quadrare il tutto.
A tal proposito, siete appena rientrati da un tour europeo che si è protratto per tutto il mese di novembre. Che feedback avete ricevuto in generale, e soprattutto in merito ai nuovi brani?
P: A novembre abbiamo fatto 17 date in 7 nazioni diverse. I feedback sono sempre molto positivi: chi ci conosce apprezza i nuovi brani ed il fatto che continuiamo imperterriti per la nostra strada. Chi ci vede per la prima volta resta molto stupito e talvolta incredulo vedendo quanto “casino” riusciamo a fare in tre con una tromba, un trombone ed una batteria.
F: Confermo, Apocalips piace molto e ne siamo strafelici!
Gli ottoni sembrano aver minore presa sui giovani rispetto agli strumenti “standard”, basti esaminare le offerte formative delle scuole di musica, ad esclusione di quelle bandistiche. Che piano proporreste per ovviare al problema? Di recente in un commento a questo video della serie Tiny Desk (di cui consigliamo la visione) leggevo che far sentire un certo tipo di musica, con un certo modo di usare gli ottoni, potrebbe avvicinare molti più giovani a questi strumenti. Progetti come Ottone Pesante potrebbero essere d’aiuto in questo senso?
F: Grazie per la domanda! A noi interessa parecchio questo aspetto tant’è che anno scorso abbiamo tenuto un seminario al conservatorio di Kosice in Slovacchia e abbiamo da poco stampato “Brassphemy set in score”, un volume contenente le partiture e le parti singole di OP relative a tutta la nostra produzione musicale fino ad Apocalips. Uno dei primi volumi è stato acquistato proprio da un’insegnante di tromba che lo utilizzerà coi suoi allievi! Credo che aldilà delle offerte formative, sia molto importante il processo inverso: proporre qualcosa di nuovo. Se un ragazzo vede un gruppo che gli piace, è probabile che voglia imparare a suonare uno strumento di quel gruppo e a quel punto cercherà qualcuno che glielo insegni. Anno scorso a Firenze, un ragazzo ci disse che aveva suonato la tromba per un po’ di tempo, poi aveva smesso. Siccome è un rocchettaro, ci ha confessato che se avesse scoperto Ottone Pesante anni addietro, avrebbe continuato!
P: Le nuove generazioni ascoltano ciò che va di moda ed i linguaggi che sono figli di quest’epoca. Logicamente sentono molto lontani i generi dove storicamente gli ottoni la fanno da padrone come il jazz, la musica classica, quella balcanica e quella bandistica. Tra i generi più ascoltati come il funky o il soul i fiati ci sono ma sono relegati a poche frasi e qualche solo. E’ difficile che un ragazzo si svegli un giorno con l’idea di voler studiare la tromba o il trombone. Fortunatamente negli ultimi anni stanno nascendo tante brass band che propongono qualcosa di molto più “contemporaneo”. Si possono citare gli Hypnotic Brass Ensemble, i Sons of Kemet, Too Many Zooz, Moon Hooch, Meute, Colin Stetson… Sicuramente con questo tipo di band le nuove leve possono conoscere gli ottoni ed appassionarsi a questi strumenti.
Anche OP può essere d’aiuto a questa causa, in fondo facciamo quello che fanno molte brass band solo con un linguaggio musicale più estremo. Siamo metallari, che ci volete fare! Le nuove generazioni sembrano apprezzare, soprattutto dove i giovani frequentano ancora i concerti dal vivo. Magari in futuro vedremo altre band che si ispirano a noi o che propongono qualcosa di assolutamente inedito e fuori di testa, lo spero vivamente.
L’intervista è finita, salutate i nostri lettori segnalando la vostra uscita underground italiana preferita dell’anno in corso.
F: Io sto ascoltando molto Come dio comanda dei Colonnelli, Ere degli Storm{O} e Trasmission di Dalila Kayros. Li consiglio tutti e tre. Ciao a tutti e grazie a Grind on the Road per la bella intervista.
Vogliamo ricordarvi le date del tour italiano di Apocalips:
Gennaio:
17 KUD Channel Zero, Ljubljana (SLO)
18 Colorificio Kroen, Verona (IT)
19 Ink Club, Bergamo (IT)
25 Splinter Club – ex Arci Titty Twister, Parma (IT)
26 LA CORTE DEI MIRACOLI – Siena (IT)
28 Antica Osteria del Fico, Cremona (IT)
Febbraio:
1 Bronson, Ravenna (IT)
2 Drunk in Public, Trodica (IT)
7 Spazio Ligera, Milano (IT)
8 CIRCOLO ARCI CINEMA VEKKIO, Alba (IT)
9 BLAH BLAH, Torino (IT)
Marzo:
14 Rework Club, Perugia (IT)
15 Mr.Rolly’s, Vitulazio (IT)
16 SOTTOSCALA9 Circolo Arci, Latina (IT)
22 Lio bar, Brescia( IT)