I [‘selvǝ] hanno pubblicato il loro ultimo lavoro, D O M A (qui la nostra recensione), a metà febbraio e noi volevamo chiedergli tante cose. Sono stati precisissimi ed esaustivi e li ringraziamo di cuore. Buona lettura!
Ciao ragazzi e benvenuti su Grind on the Road. Cos’è successo ai Selva, se e come siete cambiati, nei due anni passati tra eléo e D O M A?
Ciao, grazie per l’intervista e scusate per il ritardo… Questi due anni delle nostre vite sono stati pieni di ostacoli da superare e cambiamenti a livello personale, ma ne siamo usciti in un certo senso più forti di prima. Allo stesso modo, come band sentiamo di essere maturati dal punto di vista della coesione e scrittura dei pezzi e ne siamo molto soddisfatti.
D O M A è un lavoro di sole due tracce (“Silent” e “Joy”). Come mai avete fatto proprio questa scelta?
Il lavoro di scrittura dei pezzi è durato più o meno un anno ed è stato concentrato in diversi periodi staccati e distanti l’uno dall’altro per via dei nostri impegni. Arrivati alla conclusione di “Joy” abbiamo deciso di far diventare tutto il materiale scritto fino ad allora il nostro nuovo disco, sia per scelta stilistica che per urgenza personale.
Siamo convinti che i due brani funzionino molto bene assieme ed essendo comunque del materiale molto denso e articolato la lunghezza non eccessiva lo rende più accessibile e fluente, scelta dettata anche un po’ da una volontà di allontanarsi, seppur di poco, dai format dei nostri vecchi dischi. Infine, semplicemente, dopo quasi due anni di tempo passati senza nessuna uscita, la voglia di andare in studio a registrare e tirar fuori qualcosa di nuovo da far sentire era tanta. Il risultato finale, quindi, è questo ibrido tra EP e LP di venticinque minuti.
Cosa significa D O M A e di cosa parlano i testi dell’album?
“Doma” è un termine russo che significa letteralmente “a casa”. La scelta del russo deriva dal legame creato con la realtà che abbiamo vissuto andando a suonare in Russia un anno fa, siamo rimasti affascinati dall’atmosfera che si è creata per tutto il weekend e l’interesse delle persone verso il significato della nostra musica. Il concept del titolo – come della copertina – deriva da un sogno fatto da Ale (chitarra/voce) in cui vi era questa casa con nove finestre e una donna che le “dipingeva”, con una differente immagine in ognuna di esse rappresentante un diverso tipo di personalità. La sua visione ci ha molto colpito e abbiamo deciso di farne il tema del disco.
I testi, come nei precedenti lavori, sono fondamentalmente delle lunghe riflessioni legate a momenti di profonda sofferenza o smarrimento, di cui cantiamo (o meglio urliamo) solo qualche frase sconnessa ogni tanto e, nel caso di D O M A, scritti mentre ci si trovava molto molto distanti da “casa”. Specifichiamo che, per scelta, non saranno mai pubblicati da nessuna parte. Preferiamo che l’ascolto sia focalizzato unicamente sulla musica e vediamo l’uso della voce alla pari di quello degli strumenti.
Tirando le somme, si può dire che D O M A rappresenti la sensazione di smarrimento e inadeguatezza che si prova quando si è distanti da dove sentiamo di appartenere (fisicamente o psicologicamente) e quindi, allo stesso tempo, una presa di coscienza e consapevolezza che porta ad un ritorno e/o ad un nuovo inizio.
Per il nuovo lavoro avete confermato le due etichette principali (Overdrive e Shove) così come pure la scelta di affidare il mastering a Jack Shirley, mentre per il vinile e le audiocassette ci saranno altre etichette coinvolte nella coproduzione.
Per quanto riguarda le etichette, i nostri amici di Overdrive e Shove sono stati di nuovo la prima scelta, abbiamo riconfermato non appena siamo stati sicuri fosse possibile. In più, per vinile e cd abbiamo voluto includere altre coproduzioni dall’estero o di nostri amici che hanno sempre supportato il progetto. Restiamo sempre fedeli all’etica DIY ed è un piacere ogni volta collaborare con più gente possibile, come sta a sottintendere il termine stesso per “darsi una mano a vicenda”.
Per quanto riguarda l’uscita in cassetta, invece, ci sono solamente due versioni a tiratura limitata curate da due etichette diverse, entrambe con una copertina alternativa rispetto agli altri formati.
Parlando del master diciamo che Jack Shirley, dopo tre dischi, ormai ha imparato a sopportarci ed è diventato una specie di membro fantasma del nostro team, conosce bene il nostro suono ma nonostante ciò il numero di mail che ci scambiamo ogni volta per modifiche e consulenze supera l’immaginabile.
Avete già portato D O M A abbondantemente in giro per l’Italia per potervi fare una buona idea di come sia stato recepito dal vostro pubblico.
Abbiamo fatto giusto una manciata di date da quando il disco è effettivamente uscito e finora possiamo dire di aver avuto un riscontro molto positivo. Parlando ai concerti con le persone che si sono interessate alla nuova uscita abbiamo capito di aver trasmesso quello che volevamo, che per noi è la cosa più importante.
A brevissimo vi imbarcherete in Russia per qualche data, di cosa si tratta?
Come abbiamo detto prima, siamo rimasti molto colpiti dalla Russia dopo averci suonato e subito abbiamo deciso che avremmo voluto rifare l’esperienza appena uscito il nuovo disco. Per noi è strano da dire, data anche la natura del nostro gruppo confinato nell’underground italiano, ma da quelle parti abbiamo una vera e propria schiera di supporters che ci seguono. Siamo rimasti in contatto con molte persone che volevamo rivedere e con i nostri amici che ci hanno organizzato le date dell’anno scorso e, appena definita una data d’uscita per D O M A, ci siamo subito mossi annunciando che saremmo tornati.
Ad aprile siete già stati confermati invece per dividere il palco con Sum of R e Sannhet, e poi? State pensando a un tour più intenso per toccare più parti d’Italia?
Siamo molto gasati per quella data e non vediamo l’ora che arrivi. Faremo più o meno un live a settimana ad aprile/maggio e poi vedremo con calma il da farsi, ultimamente ci troviamo meglio a suonare meno date “attaccate” standocene belli tranquilli. Possiamo comunque anticipare che in autunno, se tutto va come deve andare, potremmo ritrovarci in zone della penisola in cui non siamo mai stati prima.
Le cinque band senza le quali i Selva non potrebbero esistere.
Caspian, Deafheaven, Russian Circles, Sun Worship e Touché Amoré sono sicuramente tra quelle che ascoltavamo di più all’inizio del nostro percorso e che hanno maggiormente influenzato la creazione del nostro suono.
Probabilmente vi è stato chiesto decine di volta ma perché quest’ossessione per una grafia ribelle, altra, fatta di IPA, che esalta acronimie e accentazioni, che gioca con i caratteri?
A volte siamo quasi maniacali per l’attenzione che diamo a certi dettagli e ce ne rendiamo conto, ma pensiamo sempre a ogni aspetto di un disco come una specie di opera d’arte a sé e vogliamo valorizzarne ogni sfaccettatura, inclusi i caratteri con cui sono scritti i titoli.
Tutto è iniziato con il nostro primo lavoro, volevamo trovare un qualcosa che caratterizzasse il progetto partendo proprio dal nome ed è nata l’idea di utilizzare l’alfabeto fonetico, un po’ per confondere e creare una sorta di alone di mistero attorno al gruppo, ma anche per utilizzare una sorta di codice “universale” allo stesso tempo. All’inizio scrivevamo addirittura tutte le news relative alla band in fonetica, scelta di cui ci siamo ovviamente stufati dopo poco. Per Life Habitual abbiamo usato caratteri fonetici anche per titolo e tracklist, da eléo in poi abbiamo smesso quasi del tutto ma ci è rimasta una piccola fissazione per i giochi di spazi, maiuscole/minuscole e accenti. In pratica ogni volta che scegliamo un titolo adatto partiamo a raffica con idee su come particolareggiarlo: troncarne una parte per renderlo una nuova parola, separare i caratteri con spazi irregolari, cambiarne la pronuncia utilizzando un accento e così via.
Noi abbiamo finito, grazie per la disponibilità. Potete salutare come preferite.
Grazie a voi! Speriamo di ribeccarci il prima possibile e fare due chiacchiere di persona, a presto!