Vera e propria istituzione del do it yourself, Shove Records è una delle realtà italiche più longeve in ambito underground. Noi di GOTR abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchere con Manuel, gestore e della storica label e distro. Buona lettura!
Ciao Manuel, benvenuto su Grind on the Road. Io partirei con un excursus sulla tua attività. Come nasce, qual è la scintilla che dà vita alla Shove nel lontano 1994? Se non sbaglio non eri da solo all’inizio. Ecco, ti andrebbe di raccontarci brevemente gli highlights della Shove Records?
Ciao ragazzi, grazie a voi per il tempo e lo spazio che avete deciso di dedicarmi. Shove in primis nacque da un’idea di Andrea Valentini che chiamò così la sua fanzine. In seguito, credo nel lontano ’94, iniziammo a pensare di fare una cosa insieme io e lui a cui si aggiunse anche Fulvio Dogliotti. Diciamo che la prima uscita ufficiosa fu la compilation DIY gestita da Dario Adamic e la sua Goodwill a cui presero parte anche i Point Of View di Andrea e Fulvio, credo fosse il 1995. La prima uscita ufficiale fu lo split Heartside/Right In Sight (nei due gruppi erano coinvolti nostri amici) che alla fine uscì nel 1996. Da lì abbiamo fatto ancora tre 7″(Cornucopia, Heartside e Molto Rumore Per Nulla) tutti e tre insieme. Nel 1998 Fulvio continuò per conto suo con una nuova etichetta, io ed Andrea continuammo insieme fino al 2001. Da lì lui si staccò soprattutto per questioni lavorative, e così continuai da solo l’etichetta ed il mailorder.
In tutti questi anni di attività hai avuto modo di osservare da una posizione privilegiata l’evolversi di un certo tipo di musica, i cambiamenti di trend. Quanto e in cosa è cambiato ai tuoi occhi il panorama musicale in quest’arco di tempo?
Domanda impegnativa e che mette in mostra quanto ormai sia anziano. Il panorama è cambiato assai, tutto sta diventando molto più professionale, c’è molta meno immediatezza, spontaneità delle situazioni. Diciamo che anche le etichette DIY al giorno d’oggi non esistono quasi più, tutto è legato a come riesci a promuovere un’uscita a come riesci ad essere social e, soprattutto, ad usare al miglior modo tutti i vari social.
Quali sono i ricordi migliori legati all’esperienza Shove? Cos’è che ti da ancora la forza di andare avanti dopo tutto questo tempo in una nicchia che dà l’impresione di restringersi e farsi via via più piccola?
I ricordi sono tantissimi, legati a concerti, festival, uscite, amicizie… cosa mi spinge? Molto spesso ho pensato “ora basta”, ma alla fine non riesco a staccarmi, perché credo molto che tutto quello che ho fatto, faccio e farò sia un po’ come vivere nell’isola che non c’è di Peter Pan e non rinunciare mai al proprio lato adolescenziale che sta dietro a tutto questo.
Shove è sempre stata una label indipendente e legata al DIY, ti è mai venuto in mente di fare il “grande salto” e farlo diventare un lavoro?
Diciamo che il limite tra hobby e lavoro reale è molto sottile, l’impegno negli ultimi anni è sempre più elevato, e molto spesso non stacco mai la corrente. Un messaggio, una mail a cui rispondere anche quando sono in vacanza… In questi ultimi mesi a questa cosa ci ho pensato varie volte, ma è di difficile attuazione.
Ti è mai capitato in questi anni di prendere un abbaglio? Un album che avresti avuto la possibilità di produrre e hai declinato o qualcosa che hai prodotto ma di cui ti sei pentito? Ma anche, più in generale, quali i sono i rimpianti e quali le cose che rifaresti allo stesso modo?
Andando in ordine: abbagli sicuro ne ho presi sia in negativo che in positivo. Direi che farei quasi tutto allo stesso modo perché in quel momento pensavo fosse la cosa giusta da fare.
Quali sono invece gli album del tuo immenso catalogo di cui vai più fiero?
Direi tutti! Dietro ad ogni uscita c’è la collaborazione con il gruppo o con l’altro, o le altre etichette che creano energia sia positiva nella maggior parte dei casi che a volte negativa.
La band che avresti sempre voluto produrre?
Qui arriva la nostalgia… Sicuramente Botch, Carol, Acme, Systral, Morser, His Hero Is Gone, Threadbare per quello che riguarda gruppi fuori dall’Italia. in Italia direi With Love, La Quiete, Raein, Burning Defeat, Eversor/Miles Apart, Tempo Zero, Grime, ma soprattutto non aver potuto dare un seguito agli Encore Fou (si sciolsero poco prima di dare vita al seguito de Il numero 11).
Quali sono i criteri per stabilire di volta in volta quella che può essere una release Shove?
Capita che alcuni me li possa trovare da soli, ultimamente è capitato con i Wretched Of The Earth che ho scoperto per caso una notte che avevo difficoltà a dormire e girovagando su internet mi sono imbattuto nel loro Bandcamp. Molto spesso sono richieste da amici (etichette) che mi coinvolgono nella coproduzione oppure amici (band) che mi scrivono per farmi sentire i loro nuovi progetti, come è successo con LinguaSerpente, come non collaborare con loro? Con molti ci conosciamo da più di vent’anni.
Comunque, negli ultimi anni ricevo una marea di richieste di collaborazioni da un botto di gruppi sia italiani che stranieri e per loro devo dire che conta molto quello che mi trasmettono a livello emotivo con il loro suono.
Alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni e con tutta l’insicurezza che ne deriva, riguardante la fruizione della musica, i concerti e conseguentemente pure il destino dei banchetti come credi si rimodulerà la distribuzione?
Dal mio piccolo punto di vista si passerà molto alla parte on-line anche per la vendita del formato fisico, sicuramente avremo un’ulteriore impennata della parte “tristemente” digitale, che sicuramente aiuta molto la conoscenza di ottimi gruppi, ma appiattisce tutto il resto. Per quanto riguarda i banchetti ai concerti, devo dire che negli ultimi anni il numero di concerti a cui partecipo con il banchetto è assai diminuito.
E invece come ti rapporti con la liquidità del formato digitale e le recenti logiche della fruizione musicale?
Alla fine ho fatto partire la mia pagina Bandcamp (grazie all’aiuto e spinta di Diego Ruggeri) e sto piano piano cercando di caricare il più possibile le uscite Shove, nuove e vecchie. Per quelle vecchie è un bel salto nel passato e nei ricordi che riaffiorano.
In cosa la Shove è unica? Qual è il valore aggiunto del proprio catalogo? Quali i valori e la missione?
In cosa è unica Shove? Non saprei proprio risponderti, forse nella voglia di portare avanti un certo tipo di discorso (musica) dal lontano 1995. Il valore aggiunto del catalogo in un certo modo potrebbe essere la varietà delle mie proposte, questa è una domanda che potrei proporre a chi mi segue.
Valori e missione sono il cercare di avere e trovare più contatti per far girare le mie uscite, cerco il più possibile di scambiare le mie uscite con il maggior numero di etichette possibili, cerco di non essere snob… Sicuramente certi scambi non sono e non saranno “produttivi”, ma c’è sempre l’emozione di nuove scoperte o il mantenimento di rapporti con altre etichette. A tutti piacerebbe entrare nella distribuzione Deathwish, Revelation, Revolver e tanti altri distributori, ma la bellezza di scoprire nuove etichette (persone) che si sbattono che credono in quello che fanno… Credo ancora esista un piccolo mondo DO IT YOURSELF.
Sui social negli ultimi mesi sono andate di moda tutte una serie di sfide che si proponevano di postare di volta in volta i dieci dischi della vita. Quali sono i 10 dischi che hanno lasciato la loro impronta sul tuo gusto musicale?
Tempo fa le feci anch’io, dieci è un numero limitativo, ma cerchiamo di estrapolarlo, in maniera assolutamente casuale direi: Public Enemy, Beastie Boys, Unbroken, His Hero Is Gone, Encore Fou, Storm{O}, Locust, Struggle, Unsane, Threadbare.
Quali saranno i progetti a medio termine? Cosa dovremo aspettarci nel prossimo futuro dalla Shove?
In arrivo ci saranno ancora 2/3 uscite entro il 2020, una che potrebbe aggiungersi entro la fine dell’anno, e poi alcune che erano previste per quest’anno, ma slitteranno al prossimo e sono all’incirca già 10. Direi che il 2021 è quasi al completo, spero di raggiungere le 100 uscite da catalogo, anche se la mia numerazione è per mezzi, ma essendo la maggior parte coproduzioni ho trovato che fosse una numerazione corretta. E il futuro in evoluzione sempre è!
Noi abbiamo finito, puoi chiudere tu come preferisci.
Grazie per l’intervista, mi scuso per la lentezza nel rispondere, un grazie sempre e comunque ad Andrea e Fulvio per quello che abbiamo condiviso; a Diego Ruggeri per le sue “consulenze” informatiche, ad Andrea “ics” che mi introdusse al mondo hc; a Diego, Nat, Enore, Beppe amici di lungo corso; a Gab per l’aiuto che mi sta dando negli ultimi anni; a tutte le band le etichette con cui ho collaborato.