Uscito per Assurd, Tanato, Sonatine, Zas, Grim Reality Records,Hecatombe, Rip Roaring Shit Storm, Coffin Tree è il secondo lavoro in studio dei veneti The Mild cui ha fatto seguito un tour europeo e una serie date promozionali che continueranno nel mini-tour di fine ottobre con i Confine. Noi abbiamo fatto qualche domanda a Vanny Piccoli, chitarra e voce del progetto. Buona lettura!
Ciao ragazzi e benvenuti su Grind on The Road. Iniziamo da dove vi eravate fermati, Left to Starve. Cos’è successo ai The Mild in quest’arco di tempo e come siete cambiati?
Eccoci qui. Da quando è uscito Left to Starve ci siamo concentrati a suonare il più possibile per promuoverlo e abbiamo tentato di andare in tour il più spesso possibile. Subito dopo il release show siamo andati in tour in Europa prima con gli ZEIT e poi con i Death Has Gone. Ad ottobre 2016 abbiamo fatto un tour tra Inghilterra, Scozia e Galles con gli inglesi Boxkite e poi ad aprile 2017 siamo ritornati in giro per il continente. Fortunatamente abbiamo esaurito tutte le copie che c’erano rimaste durante quest’ultimo tour, prima di recarci poi in studio per registrare Coffin Tree. Durante questi anni non siamo cambiati molto a mio avviso. Ascoltavamo tutti musica diversa e tuttora lo facciamo. Anche il modo in cui scriviamo i pezzi è rimasto lo stesso, solo che probabilmente dopo anni di suonate e giorni di sala prove tutti insieme, ci concentriamo di più nel processo di scrittura.
Coffin Tree: a cosa rimanda il titolo del vostro ultimo album? C’è un tema che accomuna in qualche modo tra di loro le tracce del disco?
Coffin Tree ha un particolare concept collegato ai testi che lo compongono. Il concept principale è la morte in relazione al senso civico e al proprio stato all’interno della società. Questi due temi presenti nei testi sono delle riflessioni legate al suicidio e alla morte che ci conducono direttamente dentro di una bara, da qui la parola “Coffin”. A partire da quest’argomento mi sono poi concentrato sul massacro di Pedescala, un paesino situato a pochi chilometri da Vicenza, accaduto al termine della guerra nel 1945 e durante il quale scomparvero più di sessanta persone, tra cui donne e bambini. L’esercito tedesco uccise la popolazione del paese lungo la strada principale e tuttora è ancora possibile vedere le lapidi dei civili inchiodate agli alberi che costeggiano la strada che porta al cimitero. Un altro tema importante per la scrittura dei testi è stata la foresta di Aokigahara in Giappone. La particolarità di questa foresta è la facilità di perdersi al suo intero ed inoltre è ben nota come luogo impiegato dalla popolazione giapponese, esasperata dalle logoranti e snervanti condizioni di vita e di lavoro, per entrare al suo interno e commettere il suicidio, impiccandosi oppure avvelenandosi. Da qui posso dire che il titolo “Coffin Tree” è un più che chiaro riferimento al suicidio per impiccagione.
Con quest’album avete sviluppato un sound definitivamente maturo, ricchissimo di influenze ma scritto con una forte personalità e, in fondo, risulta anche difficili etichettarvi sotto un genere. Quali sono le vere influenze che stanno dietro il vostro lavoro e come fate per farle collidere tra loro in maniera così naturale?
In realtà non sono in grado di darti una risposta chiara al 100%. Le nostre influenze sono molteplici. Derivano da vari sottogeneri diversi ma sono sempre rimaste le stesse rispetto a 2/3/4 anni fa. Il sound che abbiamo ora è quello che cerchiamo, e abbiamo sempre cercato, di ricreare, sia live che in studio. Per noi è fondamentale suonare assieme e improvvisare durante il song-writing. Questo metodo ci permette di scrivere in maniera più naturale e spontanea.
Coffin Tree è una coproduzione che coinvolge diverse etichette, alcune anche europee. Immagino sia la soluzione migliore tanto per una distribuzione più capillare quanto per le maggiori possibilità di esibirsi fuori dai confini.
Siamo stati fortunati a trovare più di un’etichetta interessata al nostro disco perché senza di loro sarebbe stato impossibile farlo uscire. Sicuramente le etichette estere possono aiutare a farci conoscere dove non le persone non hanno mai ascoltato nemmeno un nostro brano, e da ciò ci vedo solo fattori positivi.
Il Video di Catharsis: com’è fare gli attori e che rito stavate compiendo? Pensate di fare altri videoclip, (magari il classico montaggio con scene del tour)?
Prima dell’uscita del disco abbiamo sempre avuto l’idea di fare un video prima o poi. Successivamente ci si è presentata l’occasione per girarne uno veloce, in breve tempo, semplice e il più d’impatto possibile. Infatti abbiamo scelto la nostra canzone più corta hahaha. Mi sono sempre piaciuti i video “tour diary” e ammetto che sarei propenso a farne uno così. Vediamo che succede in futuro.
Quanto è importante per una band nascere e fare gavetta in un contesto geografico più o meno fertile da un punto di vista musicale? Penso a voi e al Veneto, ma più in generale a tutto il nord est, territorio ricco di band di qualità, con un ottimo pubblico, tanti eventi, possibilità di suonare e di assistere alle tante band in tour o, meglio ancora, suonarci insieme.
Diciamo che non è importante e nemmeno essenziale, però sicuramente può essere d’aiuto. In Veneto, ed in particolare a Venezia, si sta raccogliendo ciò che è stato seminato ormai 6/7 anni fa. Vi sono diversi collettivi ed una manciata di persone che si sbattono per far girare l’underground a 360°. A mio modesto parere non è importante dove nasci geograficamente come band bensì quanto ti impegni per far si che la tua scena possa emergere e possa relazionarsi con il resto del mondo. Questo comporta un sacco di sacrifici e tantissimo impegno, talvolta i risultati non arrivano nemmeno, ma ogni piccolo traguardo raggiunto saprai che è frutto del tuo lavoro e delle persone che ti stanno vicino.
Avete già promosso l’album con un tour europeo e poi, tra le altre cose, avete suonato con gli Eyehategod o al prefestival del VEHC. Com’è andata finora la promozione dell’album?
Coffin Tree è uscito lo scorso marzo allo Youth of Collective Festival, collettivo di cui io ed Alfio facciamo parte dal 2014. Il giorno dopo siamo partiti in tour per dieci giorni e come tutti i tour è stato un mix di alti e bassi che ti mettono alla prova, ma anche ti gratificano. Alessandro, il nostro batterista, vive in pianta stabile a Liverpool ormai da più di due anni quindi la promozione è stata gestita suonando con lui ma anche con altri batteristi come Giacomo (Beelzebeat) e Biasia (360Flip / Shelf Life). Sono ragazzi incredibili e non smetteremo mai di ringraziarli. Ci sono state un sacco di date parecchio fighe e vorrei suonare sempre più spesso ma con un membro all’estero è giusto darsi una scaletta e programmarsi sempre con molto anticipo.
Adesso invece come si muoveranno i The Mild? Ancora live o si ritorna in studio? Io dico live!
Dallo scorso agosto abbiamo iniziato una serie di date in Italia e ne avremo un paio in Croazia fino ad inizio Febbraio. A marzo invece saremo impegnati nell’organizzare lo Youth of Today Collective Festival e poi sotto a dare una mano al Venezia Hardcore Fest. Stiamo cercando di chiudere qualcosa di interessante per luglio 2019 ma non possiamo ancora anticipare nulla. Comunque l’intento è quello di suonare Coffin Tree il più possibile.
Noi abbiamo finito, grazie per la disponibilità. Potete concludere come preferite.
Grazi a voi per le quattro chiacchiere, mi ha fatto molto piacere. Speriamo di ribeccarci in giro molto presto, magari a qualche show!