Altro debutto fresco fresco di stampa questo Sabor Latino, prima opera discografica dei bolognesi Grufus. Questo quartetto nostrano nasce nel 2017 e dopo una demo e diversi concerti in apertura a gruppi della scena locale, tra cui anche una partecipazione al Krakatoa Fest, decide di chiudersi in studio per lavorare al presente disco. Il sound della demo (oltre che alcune canzoni) vengono ripresi e rielaborati per dare una veste nuova alla musica della band, musica totalmente strumentale che attinge da diverse correnti sonore, alcune pienamente anni ’90, tra cui il noise rock, il metal e anche certo math rock.
Partendo da una base coriacea prettamente metallica il combo emiliano fa un vero e proprio assalto all’arma bianca puntando molto su riff di chitarra belli tosti, sempre pregni di groove e che non disdegnano la giusta dose di sperimentazione. Le canzoni sono fluide e funzionano molto bene avvalendosi di muri di suono autorevoli (“Millions Mirrors March” forte anche di un delizioso intermezzo psichedelico tra blues e melodie lisergiche), ritmiche intricate come la batteria impazzita di “Trapanus” o la simil fusion di “Oniric(o)” ma soprattutto ci sono molti elementi di sorpresa che rendono i brani sempre accattivanti e stimolanti. Si è spesso invogliati a risentire le canzoni per cogliere ogni dettaglio e sfumatura (la corrosiva “Mezcal” che miscela al meglio giochi tecnici senza mai perdere il gusto del ritmo) ed in questo i ragazzi ci sanno fare non ostentando troppo la tecnica rendendola anzi fruibile e dinamica inglobandoci distorsione noise rock in diverse occasioni ma anche bordate fumose tipiche dello stoner rock (“Le Vacanze di Pippo” che impazzisce sempre di più fino al delirante finale) per andare poi dritti e quadrati alla pura violenza come la micidiale “Oipolloi” con le sue devastanti scorrerie di basso. I richiami ai mostri del passato sono evidenti, ma pur mancando di originalità la musica scorre, appassiona e raramente abbassa il tiro (tranne forse in un paio di episodi leggermente sottotono come “Freaky Fingers” e la finale “Hulk Hogan”) rimanendo, quasi sempre, su di un livello qualitativo ottimale segno che il duro lavoro in studio ha dato i suoi frutti oltre che la volontà di fare musica di un certo livello con attributi e costanza.
I dischi che devono per forza salvare il mondo sono probabilmente finiti da decenni. Ora bisogna prima di tutto avere la capacità di creare dalle macerie del passato per poi in futuro mutarle in qualcosa di nuovo. I Grufus hanno passato con fierezza il primo stadio e non è cosa da poco. Bravi!
(Grandine Records, 2020)
1. Trapanus
2. Million Mirrors March
3. Mezcal
4. Freaky Fingers
5. Le Vacanze di Pippo
6. Oniric(o)
7. Oipolloi
8. Hulk Hogan