
Arrivano all’esordio su lunga distanza i berlinesi Haeresis e, visto il risultato, c’è da esserne felici. In giro dal 2016 e con all’attivo demo, singoli, split e l’EP To Drown… di cinque anni fa, Si Vis Pacem Para Bellum marca un’importante tappa nello sviluppo della proposta musicale del quintetto capitanato da Christin Graunke che si arricchisce di arrangiamenti più variegati e complessi che nel passato. Se all’inizio gli Haeresis si attestavano su un post-black molto “tedesco” (Ancst, Harakiri for the Sky, Der Weg einer Freiheit, per esempio) adesso le composizioni si arricchiscono con degli ottimi spunti melodici e persino orchestrali riportando alla memoria le esperienze, tra gli altri, di Dimmu Borgir e Satyricon fino alla seconda degli anni Novanta, e lasciando intravedere interessantissimi prospettive spaziando, come vedremo, anche in altri generi.
Si Vis Pacem Para Bellum è composto da quattro canzoni abbastanza lunghe, tra gli 8 minuti e mezzo e i 12 di durata, ben suonate, ben prodotte e che mostrano un’attenzione maniacale nel missaggio (fondamentale in questo caso per sottolineare i passaggi tra le varie dinamiche all’interno del singolo pezzo). L’onere di aprire quello che si rivelerà un ottimo esordio ricade su “Echoes of Ashes” con il suo breve intro che viene squarciato dall’urlo ferino di Graunke. Tutte le carte della band vengono messe subito in tavola, con il blast beat e la sfuriata iniziali appunto molto “tedeschi” che aprono su bridge e parti che virano più sul black orchestrale e sinfonico (senza però esagerare in barocchismi). È evidente come ogni dettaglio sia ben curato e come appunto anche in fase di produzione e postproduzione l’amalgama e la resa generale abbiano ricevuto un’attenzione altissima. Il titolo della seconda canzone rischia di essere tra i più belli mai letti, ossia “I Who Repel the Light”. Le coordinate stilistiche rimangono quelle d’impronta che abbiamo notato con l’opener sulle quali si staglia la prestazione ferocissima della vocalist. Variazione sul tema, forse, alcuni passaggi lievemente virati al crust che si sentono qua e là soprattutto nelle ritmiche. “Drifting Beyond Times’ Grasp” permette a chi ascolta, almeno all’inizio, di tirare un po’ il fiato. Andando avanti, però, gli Haeresis dimostrano di essere una band che non permette di rilassarsi e mollare la presa e ad alcuni passaggi quasi orecchiabili fa da contraltare il continuato assalto sonoro a base di blast beat e tremolo picking. Il disco si chiude con la canzone più interessante (e bella) del lotto e che mostra intriganti e potenziali sviluppi riguardo a cosa potrà diventare la band in futuro. Questo perché il pezzo si apre in modo avvolgente e ipnotico e la mente va a Chelsea Wolfe, A.A. Williams, Emma Ruth Rundle ed esperienze simili. Sugli scudi di nuovo Christin Graunke, versatile interprete sia con voce pulita che con il suo acidissimo screaming. Ottima canzone, davvero. Da sottolineare anche i testi a cui la band dimostra di dare molta importanza (interessantissimo il file Lyrics and Symbolism che abbiamo trovato nel promo). Le quattro canzoni sviscerano il nucleo concettuale espresso dal titolo dell’album, ossia che in questo momento storico non è possibile rispondere alle aggressioni e agli aggressori con pacifismo e indolenza. Si va dall’aggressione imperialista della Russia nei confronti dell’Ucraina, alla reazione alla violenza dell’indottrinamento religioso, alla necessità di distruggere il muro di silenzio che si erge di fronte al controllo e all’oppressione patriarcale. Rimane un senso di disillusione e disperazione, e musicalmente ciò viene espresso perfettamente, nei confronti di un’umanità che non sa imparare dai suoi errori. Si Vis Pacem Para Bellum è la chiamata alle armi degli Haeresis per opporsi alle varie metastasi della crisi globale.
Si ha chiaramente l’impressione che questo sia un disco che non passa e non può passare inosservato. Appunto per la cura certosina su ogni dettaglio, per le esecuzioni strumentali e vocali di altissimo livello, per il messaggio che vuole dare e, infine, per le interessanti prospettive che apre per il futuro della band. Online si trovano vari video delle esibizioni live del gruppo e, oltre alla qualità esecutiva che conferma gli elevati standard dell’album, si nota come anche sul palco i cinque componenti riescano a dare qualcosa in più dal punto di vista delle atmosfere, dell’interpretazione, della “coreografia”. Un ottimo esordio di una band che sa chiaramente come arrivare all’obiettivo senza mai esagerare o strafare. Il voto è arrotondato per difetto e spero di saldare il debito se gli stuzzicanti accenni cantautoriali che emergono troveranno giusta collocazione nelle canzoni che ascolteremo in futuro.
(Vendetta Records, 2025)
1. Echoes of Ashes
2. I Who Repel All Light
3. Drifting Beyond Times’ Grasp
4. Eradicate Taciturnity


