C’è sempre molta attenzione e rispetto per il lavoro di Steve Von Till, questo è innegabile. Oltre a ciò, dopo gli ultimi spiacevoli (diciamo anche spiacevolissimi) avvenimenti in casa Neurosis, probabilmente le aspettative riguardo i suoi progetti paralleli sono addirittura aumentate. A questo proposito, oltre al buonissimo percorso solista che ci ha regalato una gemma dopo l’altra negli ultimi anni, non si può non citare il progetto Harvestman, purtroppo fermo a quel Music For Megaliths uscito nell’ormai lontano 2017. Steve Von Till “in direzione ostinata e contraria” decide però di ridargli linfa vitale, con un’idea alquanto ambiziosa: far uscire tre dischi in concomitanza delle tre fasi lunari del 2024. Al trittico è stato dato il titolo Triptych, con le rispettive uscite schedulate per il 23 aprile (luna rosa), il 21 luglio (luna del cervo) e infine il 17 ottobre (luna della caccia).
La prima parte di Triptych è un viaggio multisensoriale, che stupirà molti ascoltatori abituali del buon Steve. Dico multisensoriale perché il musicista americano questa volta si è spinto davvero oltre, mettendo insieme tantissime influenze apparentemente diverse, ma con un denominatore comune: la nascita della “luna rosa”, simbolo della rinascita della vita e tanto cara a Nick Drake. L’effetto voluto è decisamente cinematografico, ogni canzone è parte integrante del progetto e ha un ruolo ben definito. “Psilosynth” per esempio, registrata con il supporto di sua maestà Al Cisneros (OM, Sleep) al basso, è un perfetto esempio di quello che ci attende: ritmi accattivanti, loop dissonanti sia di chitarra che di moog, paesaggi disegnati sullo sfondo delle geografie nordamericane ed europee, e così via. È talmente tanto simbolico come pezzo che all’interno di Triptych: Part One ce ne sono due versioni. “Give your Heart To The Hawk” invece è il pezzo se vogliamo più accessibile dell’album, ma resta un tassello fortemente evocativo in quanto la sua struttura è costruita attorno ad un poema di Robinson Jeffers, autore molto caro al movimento ecologista mondiale. Molto interessanti anche la penultima “Nocturnal Field Song”, di lustmordiano sapore, e la conclusiva “Mare and Foal”, che ci fa immergere nell’avvolgente suono delle cornamuse del Northumberland.
Non avete bisogno di questa recensione per capire che Steve Von Till è ancora un musicista ispirato, a suo modo imprevedibile e fortemente legato ad un immaginario molto evocativo e profondo. Se dovessimo trovare un difetto alla prima parte di Triptych, lo possiamo trovare nella sua durata, non eccessiva. Forse ci sarebbero volute un paio di canzoni in più. Ma al netto di questo, ci troviamo di fronte ad un ottimo lavoro in cui vale la pena immergersi a capofitto, e che funge da vera testimonianza di un artista che ha voglia di tutto, tranne che di mollare.
(Neurot Recordings, 2024)
1. Psilosynth
2. Give Your Heart To The Hawk
3. Coma
4. Psilosynth (Harvest Dub)
5. How To Purify Mercury
6. Nocturnal Field Song
7. Mare and Foal