Nuovo appuntamento per Cronache Marziane. Come sempre serata all’insegna del disagio. Noi di Grind On The Road non potevamo mancare!
HATE & MERDA
Verso le 22.30 sul palco salgono i due incappucciati. Non ci sono scambi con il pubblico e Il concerto inizia con “In itenere” che introduce una atmosfera rarefatta e fumosa. La quiete del brano iniziale dura ben poco: il set è pura visceralità che si esprime al meglio con brani come “L’Inesorabile Declino” che inizia ad accendere gli animi del pubblico. I suoni sono saturi e la chitarra baritona taglia e ferisce. Il duo, che pare un’unica entità minacciosa, raggiunge vertici di pura cattiveria con “Pioggia Di Cicatrici E Sogni Negati”. Echi noise fatti di feedback e stoppati annichiliscono gli astanti. Il finale viene lasciato alla combo “Profondo Nero Senza Fine” / “Vai Via”. Ascoltando questa apocalisse sonora mi è venuto in mente un fumetto letto in età adolescenziale che mi colpi profondamente: Gli ultimi giorni di Pompeo, del compianto Andrea Pazienza. Gli Hate & Merda hanno saputo trascinarmi dentro un vortice fatto di momenti di pura catarsi vicina al dolore e altri vicini ad una salvazione che inesorabilmente finisce nel vuoto più nero. Vi prego non smettete mai di farmi così male. E così bene.
(Diego Ruggeri)
Fotografo: Pe Cata
UFOMAMMUT
Poco dopo le 23 è la volta del trio di Tortona. Sempre più indiscutibilmente vero punto di riferimento – ormai storico – di un’intera scena, gli Ufomammut calcano il palco dell’Alchemica di Bologna per una delle date finali del tour europeo intrapreso per la promozione di “8”, la loro nuova maestosa fatica. Infatti i piemontesi dedicano interamente la prima parte del loro show alle nuove composizioni, le quali, in sede live, mostrano tutto il loro pieno potenziale devastante, deflagrando le orecchie di chi ha assistito allo show con sferragliate infernali di ferocia inaudita. Nonostante qualche difficoltà iniziale avuta nella calibrazione delle frequenze fuori e dentro il palco – non dipendenti dal gruppo, occorre dirlo – gli Ufomammut ripropongono senza sosta e per intero tutte le canzoni che compongono “8”, mostrando una maturità scenica e un controllo delle frequenze magistrale. La crescita del combo verso lidi sempre più psichedelicamente oscuri è cresciuta nel corso degli anni, soprattutto con gli gli ultimi tre lavori, in cui la componente sludge è diventata sempre più feroce, seppur dilatata e pachidermica, e le tracce vocali sempre più al limite di una nevrosi cyber-industrial incurabile. Il tutto viene esasperato e ancora più enfatizzato in sede live: tracce come “Babel”, “Zodiac” e “Psyrcle” hanno il potere di coinvolgere e straniare un pubblico partecipativo e presente. Ma ciò che più impressiona dello spettacolo è l’atto manifestato di piena attitudine underground, in cui il gruppo non si risparmia e concede fiumi di sudore al servizio di sua maestà “Musica”, con una perizia giunta ormai a un culmine tecnico-sonoro che inizia a far scuola. Il combo italiano rispolvera inoltre le storiche “Hellcore”, “Smoke” e “God” per non scontentare i fan più accaniti, nonché la superba “Oroborus” tratta da ORO: Opus Alter, uno dei picchi massimi della loro discografia. Alla fine dello show non si può rimanere ammaliati dall’esperienza e dalla cura maniacale del suono che viene fuori da circa 100 minuti di distorsioni, maledizioni spaziali e cavalcate epiche. E considerando gli anni di attività e il curriculum sempre più ingombrante non si può più ignorare la mole dell’eredità artistica e l’attitudine che gli Ufomammut lasciano ad un’intera scena. Perché non conta soltanto quel che si ha da dire, ma anche come lo si dice: e in questo gli Ufomammut in Italia non hanno eguali.
(Alessandro Romeo)