Bella e interessante la proposta degli Haunted Plasma, ossia Juho Vanhanen aka Jun-His (Oranssi Pazuzu, Grave Pleasures), Timo Kaukolampi (K-X-P, Op:l Bastards) e Tomi Leppänen (Circle, Aavikko, K-X-P) con ospiti illustri alle voci come Mat McNerney (Hexvessel, Carpenter Brut, Beastmilk e compare di Vanhanen nei Grave Pleasures), Pauliina Lindell (Vuono, Dust Mountain) e Ringa Manner (Ruusut, The Hearing). Va da sé che, vista la compagnia di giro, verrebbe da pensare al trio finlandese come un progetto parallelo al limite della superband, eppure il progetto ha una sua forte caratterizzazione e una qualità per le quali si capisce che di sicuro i pezzi contenuti in I non sono frutto di ore spese in sala prove giusto per passare il tempo. Intrigante anche il genere in cui si inseriscono i Nostri, descritto nelle note stampa come un sound mutante tra krautrock, black metal psichedelico e techno anni Novanta e che cita tra le influenze Terry Riley e Massive Attack. Haunted Plasma è comunque una band che rifugge a essere limitata in definizioni nette e marcate in quanto nei cinque brani si possono di sicuro cogliere riferimenti vari e variegati che vanno a comporre un ficcante ibrido.
I non è di certo un disco black (né tantomeno “kosmische black metal” come sempre si legge nelle note promozionali, seppur vicino in alcune distorsioni alle ultime prove della casa madre di Vanhanen), né techno, né krautrock. Va comunque detto che queste influenze si sentono ed escono dalle casse come perfettamente integrate tra loro. A spiegare chiaramente il tutto basta la prima traccia, la splendida “Reverse Engineer”, i cui synth e chitarre si rincorrono in un’avvolgente e conturbante spirale. Vengono in mente i Tiamat del forse sottovalutato A Deeper Kind of Slumber e, almeno a livello della scansione metrica delle voci, i primissimi Pink Floyd. La canzone si conferma validissima con il bel crescendo e con la ripetizione delle parole “technology of power” che si stamperanno in testa. L’incedere è simile a quello di “Angel” che apriva Mezzanine e, ciliegina sulla torta, troviamo un ispiratissimo McNerney a rendere l’incubo sintetico ancora più minaccioso e irrevocabile. Echi di Kraftwerk (forse più presenti come ispirazione di altre esperienze kraut dell’epoca) aprono “Machines Like Us”, nuovamente ottima che si qualifica come un ibrido tra industrial e validissime scelte melodiche (pezzo che starebbe benissimo in qualche sequenza più movimentata di Blade Runner e simili). Vanhanen alle chitarre, Kaukolampi a synth e tastiere e Leppänen alle ritmiche “Mensch-Maschine” (tanto per citare nuovamente Florian Schneider e soci) mostrano grande ricchezza di influenze con il terzo brano, “Spectral Embrace”, la cui ritmica dispari e storta ricorda le basi percussive di certa musica afro. Aggressiva e ancora minacciosa la voce filtratissima e robotica. Se il disco fino a qua si è retto benissimo è quasi un peccato che le ultime due tracce non sembrino all’altezza delle tre che le hanno precedute. “Echoes” vuol essere un sogno psichedelico ma non sembra riuscire a smarcarsi troppo da una ripetitività che alla lunga finisce per appiattire il risultato finale. Chiudono l’album i quasi tredici minuti di “Haunted Plasma”, cavalcata electro che si trascina senza nessun gran colpo di scena nonostante l’incalzante ritmica che riporta alla mente “Tour de France” (ancora Kraftwerk) e con l’impressionante prova vocale dell’ospite Ringa Manner che rimane però sotto traccia.
La grande qualità della musica proposta dagli Haunted Plasma di I è innegabile ma rimane comunque un po’ di amaro in bocca per un disco che si esprime al meglio (fidatevi, un gran meglio) nei primi tre pezzi e che, però, finisce per dilungarsi un po’ troppo senza scatenare entusiasmi nelle rimanenti tracce conclusive. Se l’intenzione era quella di mescolare dei generi sulla carta a distanze siderali tra loro il trio porta a casa un ottimo risultato. Allo stesso tempo, comunque, va detto che se l’album avesse mantenuto il livello di alcune canzoni saremmo a parlare di un capolavoro assoluto e invece ci troviamo tra le mani “solo” un buon lavoro. Rimandati (per modo di dire) ma con tanta tanta fiducia per le prove a venire.
(Svart Records, 2024)
1. Reverse Engineer
2. Machines Like Us
3. Spectral Embrace
4. Echoes
5. Haunted Plasma