La Finlandia ha una scena musicale decisamente particolare. Nata nel periodo d’oro fra gli anni ‘50 e ‘60 si formò prima con dei riadattamenti di pezzi mainstream in lingua madre, per poi crearsi piano piano una propria identità con esponenti rock come The Renegades o Wigwam, arrivando a numeri più consistenti sia nel cantautorato che nel successo oltreoceano grazie al glam rock degli Hanoi Rocks. Nel mezzo ci furono diversi esponenti che si dedicarono al pop ed anche alla new wave ottantiana oltre che al mondo metallico (Stratovarius, Children Of Bodom, Nightwish, Amorphis ed Impaled Nazarene fra i tanti). Negli anni c’è stato qualcuno che ha rimescolato un po’ le carte in tavola e grazie alla Svart Records c’è stata la possibilità di scoprire validissime realtà (il metal psichedelico degli Oranssi Pazuzu, il jazz elettronico dei Virta, il pop “Bowieano” dei Death Hawks, il post punk dei mitici Beastmilk) fra cui questi Hebosagil, una delle band più interessanti della new wave del “Suomi Rock”, o rock finlandese, che tornano con il quinto album Yössä che segna un importante passo verso una maturità ancora più consistente.
Nel debutto (Colossal) il sound era ruvidissimo e grezzo, un rumoroso sludge/metal che ha mutato pelle nel tempo inglobando il punk ed il noise (il terzo album Lähtö) fino ad arrivare ad una massiccia svolta con il quarto disco Lohtu che ha segnato un cambiamento radicale inglobando molta eleganza soprattutto nel comparto melodico. La nuova opera segna un ulteriore distaccamento, quasi si dicesse addio all’infanzia (o alle loro sonorità primordiali), con la derivante transizione all’età adulta ben rappresentata dalla splendida copertina che mostra il relitto di una vecchia nave in un bosco (nella realtà quella nave esisteva davvero come negozio di caramelle all’interno di un centro commerciale che la band frequentava in tenera infanzia).
Come detto, questo Yössä è forse il lavoro più completo ed armonico, un compendio di tutti gli elementi sonici del gruppo mischiati armoniosamente fra loro aumentando anche il tasso tecnico e l’abilità compositiva. L’inizio a nome “Tämä on nähty” sciorina un lavoro di basso che non lascia certo indifferenti mentre il ruolo delle chitarre (ora in trio) si fa arido e scheletrico, quasi da accompagnamento, ma è solo una piccola parte del mosaico. Nel corso della traccia si assiste a delle concessioni new wave, innalzamenti noise rock ed un cantato sporco e roco, tutti elementi che ricordano lo stile dei Sólstafir specie nel senso di tragico che pervade ogni anfratto. “Ääniä yössä” ha un tiro molto post-punk, con i feedback stridenti della chitarra in un pathos melodico incontrollabile che si fa via via strumentalmente più disperato mentre “Mitä jos” issa un assalto punk trasversale degno dei Motörhead in versione ancora più rumorosa piena di assoli metallici ed un drumming scatenato. Seppure saltino all’orecchio dei piccoli déjà vu non si ha mai la sensazione di scopiazzatura, segno che la band ha oramai una sua impronta personale spaziando continuamente fra i generi: rallentamenti slowcore ossessivi (“Kellot soi”) che esplodono in una grigia sinfonia corale, epiche melodie nordiche (“Olen valmis lähtemään”), noise rock storto con un sempre eccellente lavoro al basso (“Maahan”), doom sfibrato ed impenetrabile (“Yksin helvettiin”) fino al riff malatissimo di “Pitkät varjot” che vira verso il post-rock più incandescente che entra in autocombustione in una fiammeggiante muraglia strumentale che è qualcosa di magnifico.
Scusandomi per la lunga pappardella storica, invito tutti a far proprio questo disco.
(Svart Records, 2022)
1.Tämä on nähty
2.Ääniä yössä
3.Mitä jos
4.Kellot soi
5.Olen valmis lähtemään
6.Maahan
7.Yksin helvettiin
8.Pitkät varjot