Gli Heiress sono una band di Seattle attiva sin dal 2006, anche se il primo full è datato 2012: tra le fila della band milita anche John Pettibone, voce, tra gli altri, degli storici HIMSA.
Partiti da una base di hardcore metallico i Nostri hanno con il tempo acquisito ulteriori influenze, andandosi pian piano ad incanalare nel filone del post-metal/sludge ma non disdegnando aperture melodiche e una certa propensione alla commistione dei generi, che ha permesso loro di condividere il palco con gruppi dalla natura più disparata. “We’re all used to being the heaviest band on a lighter bill, or the lightest band on a heavier bill” dice il chitarrista Wes Reed, parole che mettono in luce la poliedricità degli Heiress.
Distant Fires può richiamare alla mente dei più attenti ascoltatori dei generi sopracitati due band principalmente: Neurosis e Cult Of Luna. Possiamo dire, volendo continuare con questo paragone, che i quattro di Seattle fondono abbastanza bene le diverse anime dei gruppi sopra citati, con strutture a metà tra le melodie sospese degli svedesi e la claustrofobia dell’ensemble di Oakland; lo stesso cantato di Pettibone ondeggia tra l’interpretazione di Kelly e quella di Persson, ricordandoli entrambi ma mantenendo allo stesso tempo una propria identità. All’interno di ogni pezzo si alternano momenti di furia ragionata ma abrasiva e parentesi melodiche che accrescono il pathos e il senso di attesa per una deflagrazione sonora che, immancabile, arriva a demolire l’ascoltatore.
Apocalittico, denso e soffocante, Distant Fires è composto da otto brani della durata totale di poco più di quaranta minuti: eppure scorre pachidermico e asfissiante, ogni riff è una mazzata che fa scorrere il tempo più lentamente, creando una coltre buia e fosca. Qualcosa che ogni amante dello sludge apprezzerà sicuramente, ciò nonostante non tutti i brani sono della stessa caratura: le quattro canzoni poste in apertura (“All Ends”, “Collides”, “Once Was” e “Beyond Devotions”) sono probabilmente quelle meglio riuscite del lotto, che meglio riescono a sintetizzare le influenze e le caratteristiche degli Heiress mantenendo alta l’attenzione. Le restanti tracce non sono assolutamente da scartare ma non aggiungono molto altro alla proposta, che si mantiene comunque su livelli più che buoni ma non memorabili.
Abbiamo tra le mani un buon lavoro, senza dubbio, che magari non brilla di originalità ma che è stato suonato e prodotto con attenzione da persone che sanno dove mettere le mani e che hanno ben chiaro quello che vogliono. Gli Heiress sono assolutamente da tenere in considerazione se sguazzate nelle putride e dense paludi dello sludge, ma consigliamo l’ascolto anche a chi, fan del post-metal più abrasivo e feroce, vuole provare un nome diverso: a questi ascoltatori saprà sicuramente dare soddisfazioni.
(Satanik Royalty Records, 2021)
1.All Ends
2.Collides
3.Once Was
4.Beyond Devotions
5.Quiet Tension
6.Straying Eye
7.Unsettler
8.Surviving You