Sono passati quattro anni da Sex and Dead Cities, lavoro che segnò in modo indelebile il mio rapporto con Hermetic Brotherhood of Lux-Or, riuscendo a renderli al tempo stesso il mio incubo e la mia estasi sonora. Quattro anni in cui il duo sardo ha lavorato incessantemente a OHR, album che ancora una volta mi mette in crisi. Non posso nascondere di avere tra le mani un lavoro che mostra in modo chiaro e inequivocabile la grandezza di un progetto che disco dopo disco mostra la sua qualità in modo crescente. Quattro anni non sono pochi, ma se li rapportiamo ai pochi mesi che spesso dividono pubblicazioni ripetitive e inutili, che non dicono e non aggiungono nulla, e che anzi, servono solo come autoerotismo per figure che fanno della prolificità compulsiva la propria ragione di vita, ben vengano allora altri quattro anni prima di avere il prossimo Hermetic Brotherhood of Lux-Or.
Occorre sapersi dosare, capire dove si vuole andare e dove si sta andando. E in questo il duo sardo non ha da imparare nulla da nessuno. Il loro è un percorso sonoro che parla chiaro, anche agli audiolesi e ai distratti. Ogni volta gli Hermetic Brotherhood of Lux-Or riescono a spingersi oltre. Ogni volta restiamo stupiti per la loro capacità creativa non convenzionale. Ogni volta finiamo per chiederci quale sia il loro segreto, e ogni volta la risposta guarda sempre alla loro terra misteriosa, capace di rivelare segreti inconfessabili e misteri millenari. La loro voglia di alzare l’asticella riesce anche in questa occasione a regalarci un album di rara intensità, Come sempre caratterizzati da un forte, fortissima componente ritualistica, gli Hermetic Brotherhood of Lux-Or distruggono i portali tra le dimensioni riuscendo a coniugare mondi tra loro distantissimi ma forse più affini di quanto si possa pensare.
Ogni disco si caratterizza anche per il mutato approccio sonoro di base, che risulta però riconducibile ad un disegno organico, con cui riescono ad adattare le soluzioni sonore, incanalandole verso quel loro ormai caratteristico sound fatto di componenti post-industriali che si fondono con elementi etnici, in un mix di post-moderno che si fonde con elementi arcaici. Anche in questo ultimo album gli Hermetic Brotherhood of Lux-Or scardinano ogni nostra certezza, con un sabba primordiale che evoca il caos, cercando di sconfiggere un destino che pare irrimediabilmente segnato. Laura Dem (synth, campioni, beat e teschi sacri maschili di cavallo) e MSMiroslaw (synth, basso, beat e teschi sacri femminili di cavallo) per rendere tutto ancor più reale hanno registrato, mixato e prodotto il tutto presso la Grotta di Nasprias, in modo da sancire ulteriormente il loro rapporto con la terra natia. Un disco da avere a tutti i costi.
(Trasponsonic, 2023)
1. Cuius vulturis hoc erit cadaver?
2. From India to Planet Mars
3. M’hashasins
4. Sea of Ohrot
5. Nur Ruhin
6. Ihr Ohr Texas
7. Old Neubauten